Obi Igbokwe è un velocista statunitense di 24 anni, compiuti lo scorso 28 gennaio, specialista dei 200 e 400 metri, dove vanta dei personali di 20″52 e 44″94 ottenuti nel 2018, evidentemente il suo anno agonistico migliore.
Gli ultimi suoi risultati del 2020 dicono di un 21″04 nei 200 e di 46″41 nei 400 mentre la sua principale affermazione a livello internazionale è rappresentata dalla medaglia d’oro ai Mondiali di Doha 2019, nella staffetta 4×400 metri mista, grazie al suo contributo dato in batteria, mentre non faceva parte del quartetto statunitense che ha disputato la finale vincente.
Insomma un atleta di cui non ci sarebbe stata grande occasione di parlare se non fosse per la notizia di poche ore fa, secondo la quale è stato condannato a 30 mesi di sospensione agonistica per essere risultato positivo a un controllo antidoping il 26 maggio del 2020.
Le dichiarazioni in merito dell’ufficio stampa USADA (Agenzia Statunitense Antidoping)
“Igbokwe ha accettato la sua sospensione di 30 mesi per violazione delle regole antidoping. È risultato positivo al deidroclormetiltestosterone (DHCMT) e/o altri steroidi anabolizzanti correlati, rilevati attraverso un campione di urina fuori competizione, prelevato il 26 maggio 2020.
Il DHCMT e tutti gli steroidi anabolizzanti sono sostanze vietate dai protocolli Usada, dai regolamenti antidoping del Comitato Olimpico e Paralimpico degli Stati Uniti (USOPC) e dalla Federazione Internazionale di Atletica Leggera che hanno tutti adottato il Codice Mondiale Antidoping.
Dopo aver esaminato il caso, compresa la sostanziale assistenza fornita da Igbokwe, l’Usada ha stabilito che fosse appropriata una sanzione di 30 mesi.
Il periodo di sospensione di Igbokwe è iniziato il 26 maggio 2020, quando è stato prelevato il suo campione positivo e tutti i risultati dell’atleta a partire da quella data sono stati invalidati“.
Igbokwe non potrà partecipare ai Trials per le Olimpiadi di Tokyo di quest’estate ed quelli per i Mondiali del 2022 a Eugene in Oregon.