Nadia Battocletti - Lisbona (foto Colombo/FIDAL)
Nadia Battocletti - Lisbona (foto Colombo/FIDAL)

E’ certamente l’Atleta del momento, dopo la sua splendida cavalcata di domenica, verso mezzogiorno, nel bellissimo scenario del Parque da Bela Vista di Lisbona, dove ha conquistato il suo secondo oro consecutivo europeo nella disciplina della corsa campestre.

L’ho intercettata, di ritorno dal Portogallo, addirittura ancora nell’aeroporto della capitale portoghese ed è stata veramente cortese a rispondere, subito, alle mie domande.

Nadia complimenti infiniti, sei stata grandissima e mi hai realmente appassionato con la tua gara autoritaria.

Vista in televisione, metro dopo metro, non mi hai mai dato la sensazione di essere in difficoltà ma ho letto, nelle tue dichiarazioni dopo gara, che c’è stato un momento in cui hai pensato di non farcela. Quando è successo?

E’ stato all’inizio dell’ultimo giro. La gara è stata molto impegnativa, io ho imposto il mio ritmo, ma le altre quattro rispondevano colpo su colpo e, per qualche secondo, ho avuto paura di non riuscire ad arrivare sino in fondo con quell’andatura.

Ma poi tutto è filato liscio, le gambe giravano benissimo e, nelle discese, riuscivo a scivolare molto agile per cui le forze mi sono ulteriormente aumentate e, come avrai visto, dopo il traguardo, ero piena di energia oltre che felice come non mai.

Ti ho visto, questi anni, impegnata in varie discipline. Ricordo tra l’altro che, a luglio, hai conquistato una splendida medaglia d’argento, sui 3000 metri, agli europei juniores di Boras.

Ma il cross ti piace proprio così tanto?

Assolutamente si, è la mia disciplina preferita. Adoro gli allenamenti dedicati, correre nei prati, in mezzo ai boschi e poi, devo confessarti che le gare in pista mi creano un po’ di ansia perchè ci sono troppi riferimenti mentre, invece, all’aperto, mi sento molto più libera.

Quindi il prosieguo della tua stagione autunnale/invernale sarà incentrata sulle corse campestri o ci saranno anche gare indoor?

No, quest’anno salterò totalmente la stagione al coperto e chiuderò questa mia fase agonistica con tre manifestazioni di cross molto importanti quali il Campaccio, la Cinque Mulini e, per finire, i Campionati Italiani.

Mi sembra giusto, anche perchè la stagione dei cross è stata e ancora sarà molto impegnativa.

Per la stagione outdoor avete già programmato degli obiettivi o delle gare specifiche a cui puntare?

In realtà no. Io e il mio allenatore, mio padre, crediamo che il prossimo debba essere ancora un anno di sperimentazione, intesa come provare a correre tante distanze, dai 1500 ai 5000 metri, passando dai 3000 ed anche dai 3000 siepi.

In particolare vorrei correre sotto i 16 minuti nei 5000, sotto i 9 nei 3000 e poi vedremo, a seconda delle sensazioni che proverò, gara dopo gara.

Un pensiero alle Olimpiadi non lo hai fatto?

I giochi Olimpici rappresentano il sogno di qualsiasi atleta e, quindi, anche il mio. Ci sono dei minimi da raggiungere, però, non semplici, ma cercherò di inseguirli, specie nei 5000 metri, dove credo di potermi esprimere al meglio.

In ogni caso, come ti ho detto, penso che la prossima stagione outdoor debba essere per me, ancora, una sorta di laboratorio aperto, in cui capire quale sia la distanza che più si adatti alle mie caratteristiche.

Nel 2020 compirò vent’anni e, se non dovessi riuscire a partecipare alle Olimpiadi, vorrei puntare agli Europei di Parigi, a fine agosto. 

Parlando un po’ di te, non sei solo una grande e promettente atleta, ma anche una diligente studentessa, testimone del perfetto connubio tra sport e studio.

Anni fa lessi che avresti voluto fare Medicina, invece eccoti a Ingegneria, come mai?

In effetti era un pensiero che ho avuto più o meno sino alla terza liceo. Poi, negli ultimi due anni, a luglio ho fatto la maturità, ho capito che avrei preferito scegliere un’altra strada, anche perchè per fare Medicina avrei dovuto trasferirmi da Trento.

L’Università che ho scelto è un misto tra Ingegneria e Architettura nel senso che, alla fine dei cinque anni, sarò contemporaneamente Ingegnere e Architetto.

Già. Trento, le tue radici, Cles in particolare la tua città natale, la tua famiglia, tua madre e tuo padre che è anche il tuo allenatore.

Come è il vostro rapporto atleta-tecnico e, soprattutto, lui riesce a tenere ben separate le due differenti figure?

Mio padre è una persona fantastica, devo tutto a lui atleticamente parlando e, in ogni caso, l’atletica ha reso il nostro rapporto di padre e figlia ancor più solido. 

Grazia Nadia per la tua disponibilità. In bocca al lupo per le future competizioni campestri in cui ti seguirò con ancor maggior attenzione.

C’è un’altra persona che vuoi ringraziare, oltre alla tua splendida famiglia?

Sicuramente il mio ragazzo Jacopo (De Marchi), stiamo insieme da due anni. Anche lui mi da una grande forza ed è per me di sprone essendo, tra l’altro, anche lui un ottimo atleta. A Lisbona è arrivato 7° nella gara degli under 23 vincendo la medaglia d’argento a squadre, esattamente come noi ragazze nella categoria juniores.

Nadia Battocletti, semplicemente una ragazza da imitare.

 

 

 

 

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