Christophe Lemaitre - Filippo Tortu - Doha ( Foto Sprint Academy)
Christophe Lemaitre - Filippo Tortu - Doha ( Foto Sprint Academy)

La prima volta che vidi sui blocchi di partenza Christophe Lemaitre, fu ai Mondiali di Berlino nel 2009, quando l’allora diciannovenne francese fu eliminato, nei quarti di finale, da una falsa partenza che gli impedì di entrare in una semifinale ampiamente alla sua portata.

Era un ragazzino alto e magro, dalla carnagione particolarmente chiara, e già l’anno prima, ai mondiali juniores di Bydgoszcz, aveva avuto modo di battere tutti i più forti specialisti del mondo nei 200 metri piani, specialità dove otterrà, poi,  un bronzo mondiale nel 2011 a Taegu e uno olimpico, a Rio, nel 2016.

Ma sono i 100 metri che hanno maggiormente segnato la carriera di Christophe, poichè nel 2010, a solo vent’anni, esattamente il 9 luglio, corre in 9″98 a Valence ai campionati francesi, diviene il primo uomo bianco della storia a scendere sotto i 10″ netti e, stabilisce anche il nuovo record francese sulla distanza.

Il 2010 fu uno dei due anni magici della carriera di Lemaitre. Tra fine luglio e inizio di agosto, infatti, vince ai Campionati Europei di Barcellona, sia i 100 che i 200 metri e poi conquista anche l’oro nella staffetta 4×100 metri.

Infine il 29 agosto, a Rieti, in quello che un tempo era il meeting dei record, corre la batteria in 9″98 e poi la finale in 9″97, migliorando ancora il suo primato francese e andando per la terza volta nell’anno, sotto i 10″ netti.

Anche il 2011 fu un anno straordinario per Christophe. A soli 21 anni, infatti, riesce nell’impresa di correre altre tre volte sotto i 10″, 9″96 a Montreuil, 9″95 a Stoccolma e, infine, 9″92 ad Albi, migliorando, ogni volta, anche il suo primato francese.

Straordinaria, però, anche la sua partecipazione ai Campionati del mondo di Taegu, di fine agosto, dove arriva quarto, con 10″19 (-1.4 di vento) nella finale dei 100 metri orfana di Usain Bolt squalificato per una famosa falsa partenza, mentre invece conquista un fantastico bronzo in quella dei 200 metri, correndo in 19″80, suo attuale primato personale e francese, proprio dietro Bolt e a Walter Dix.

Direi che questo basta e avanza per definire Christophe Lemaitre un mito, un atleta straordinario capace di sopperire, con un talento cristallino, ai vantaggi genetici che, oggettivamente, permettono agli atleti di colore di essere maggiormente portati nel correre le distanze veloci dell’atletica.

A dire il vero, questo grandissimo campione, dopo il 2011, ha saputo trovare solo pochissimi altri acuti: una volta sotto i 20″, 19″91 nei 200 a Londra nel 2012 in un meeting, un bronzo sempre a Londra, nella staffetta 4×100 alle Olimpiadi e, soprattutto, un grandissimo bronzo, alle Olimpiadi del 2016, a Rio, con 20″12.

Da ricordare anche, l‘oro nei 100 metri agli Europei di Helsinki nel 2012 e l’argento, sia nei 100 che nei 200, ai campionati Europei di Zurigo 2014.

Per il resto, mai più sotto i 10″, dove ricordiamo essere sceso ben 6 volte, e tante stagioni costellate anche da vari problemi fisici che ne hanno, spesso, condizionato il rendimento.

Oggi Christophe ha 29 anni, è nato l’11 giugno del 1990, esattamente 8 anni e 4 giorni prima di Filippo Tortu.

Li accomuna il segno zodiacale, gemelli, il fatto di essere due dei tre soli uomini bianchi ad essere andati sotto i 10″, il terzo è Gulyev, il fatto di averlo fatto, entrambi, a vent’anni, stabilendo al contempo il record nazionale e, anche, un settimo posto a una  finale mondiale sui 100 metri, nel 2013, a Mosca, Lemaitre che però ha fatto anche quella del 2011, a Taegu, giungendo quarto.

Vederli insieme su una pista di atletica mi emoziona sempre tantissimo, era già successo due anni fa alla Diamond League di Roma, dove Filippo venne battuto, sui 200 metri, da Christophe, proprio negli ultimi metri.

Oggi si ritrovano contro nelle batterie della staffetta. Corrono in due squadre diverse, ovviamente, ma mi piace pensare che tra i tanti testimoni che vedremo sfrecciare, questa sera, sulla pista di Doha, ce ne sia uno ideale che venga consegnato dal grandissimo campione francese al suo giovane erede italiano.

 

 

 

 

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