A poco più di 25 mesi, era il 18 febbraio 2021, dal famosissimo decreto di archiviazione della richiesta di rinvio a giudizio di Alex Schwazer, da parte dell‘ufficio per le indagini preliminari del Tribunale Bolzano, in merito alle accuse di doping che avrebbero potuto portare l’atleta a dover subire un procedimento penale per frode sportiva, è arrivata la notizia di un’altra archiviazione, quella richiesta dal pubblico ministero dello stesso Tribunale in merito alle susseguenti indagini sulla teoria del complotto ipotizzata nell’ambito del decreto di cui sopra.

L’informazione è stata data in anteprima dal quotidiano italiano in lingua tedesca dell’Alto Adige, Tageszeitung, e a seguire riportata da tutti i media italiani dove viene evidenziato come, dopo imponenti accertamenti anche a livello internazionale, con sequestri di documentazione, file, comunicazioni email e altro, il procuratore abbia chiesto l’archiviazione perché l’indagine non ha portato alcun risultato penalmente dimostrabile.

Sono state inoltre archiviate le indagini contro i periti delle parti civili (WADA e IAAF) che il giudice Pelino, il magistrato del decreto di archiviazione del procedimento contro Schwazer, aveva accusato di produzione di prove false. Nella sua richiesta, il pubblico ministero è giunto alla conclusione che i periti avessero agito solo nell’interesse dei loro clienti e non possano essere ritenuti penalmente responsabili.

In questi anni ci siamo sempre schierati a favore di una verità oggettiva e contro ricostruzioni basate su ipotesi che non abbiamo mai condiviso in quanto senza una reale ragione di esistere per cui, ancora una volta, ci limitiamo ai fatti sperando che una volta per tutte possa chiudersi questa brutta pagina dell’atletica italiana, e lo scriviamo soprattutto per il rispetto e l’attenzione primaria che debbono avere i protagonisti di questo sport.

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La sintesi estrema delle varie fasi della vicenda

Cominciando dalla fine effettiva della sua carriera agonistica, vogliamo ricordare come l’ultima vittoriosa gara di Schwazer sia stata l’8 maggio 2016, nel corso della 50 km dei campionati del mondo a squadre di marcia quando, al suo rientro agonistico dopo la prima squalifica per doping di 3 anni e 9 mesi, vinse con il tempo di 3h39’00 che fu poi ovviamente cancellato a seguito della successiva seconda squalifica per 8 anni.

La prima sentenza si riferì a un controllo antidoping a sorpresa subito dal marciatore altoatesino il il 30 luglio 2012 a seguito del quale il susseguente 6 Agosto venne annunciata la sua positività all’eritropoietina ricombinante e la conseguente esclusione dalla squadra della 50 km di marcia per i Giochi Olimpici del successivo 11 agosto a Londra, con anche la sospensione da ogni ulteriore attività agonistica.

Il 23 aprile 2013 il Tribunale Nazionale Antidoping stabilì per l’atleta una squalifica di 3 anni e 6 mesi a cui vennero aggiunti successivamente altri 3 mesi per aver eluso un prelievo di campioni biologici, sempre nel 2012, per cui di fatto la sua definitiva sospensione sarebbe durata sino al 29 aprile 2016, esattamente pochi giorni prima della gara del suo rientro a Roma, che aveva preparato in ogni caso da un anno da quando era tornato ad allenarsi seguito da un nuovo tecnico, Alessandro Donati, considerato da tanti il paladino della lotta al doping.

Il 21 giugno 2016, quando sembrava che Schwazer potesse presentarsi alle Olimpiadi di Rio con buone possibilità di lottare per un podio, venne diffusa la notizia della positività di un suo campione di urine prelevato il 1º gennaio 2016, risultato negativo ad una prima analisi standard ma poi, in conseguenza del monitoraggio del suo passaporto biologico e del suo livello di testosterone, analizzato in maniera più approfondita con la scoperta di metaboliti di testosterone che accertavano un’altra positività dell’atleta.

L’8 luglio 2016 la IAAF, ora World Athletics, sospese con effetto immediato in via cautelare il marciatore azzurro, dopo che anche le controanalisi diedero esito positivo al doping, ma il legale di Schwazer annunciò l’immediato ricorso denunciando una manipolazione esterna sul campione di urine prelevato.

L’8 agosto 2016, direttamente nella sede olimpica di Rio de Janeiro, venne discusso il ricorso d’urgenza sotto l’arbitrato del TAS, con la speranza che potesse essere accolto per consentire all’atleta che era volato in ogni caso in Brasile di partecipare alla gara a cinque cerchi, ma due giorni dopo venne respinto con l’immediata squalifica per 8 anni del marciatore stesso.

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Successivamente al provvedimento vincolante del Tribunale Sportivo, l’unico realmente in grado di definire la sorte agonistica di un atleta in materia di doping, iniziò un procedimento preliminare presso il Tribunale di Bolzano, tendente a decidere se Schwazer dovesse anche essere rinviato a giudizio penale per frode sportiva derivante dall’uso di sostanze dopanti e, tale indagine, fu portata avanti in tempi molto lunghi con richieste di analisi di vario genere.

Circa 4 anni dopo, il 18 febbraio del 2021, si arrivò infine al decreto di archiviazione del procedimento penale per non aver commesso il fatto, in quanto il giudice per le indagini preliminari, Walter Pelino, sulla base della documentazione raccolta aveva deciso che si potesse pensare, con alto grado di credibilità razionale, che i campioni di urina fossero stati alterati allo scopo di farli risultare positivi al fine, dunque, di ottenere la squalifica e il discredito dell’atleta come pure del suo allenatore, Sandro Donati.

Nello stesso mese di febbraio 2021 i legali di Schwazer presentarono richiesta di sospensione della squalifica al tribunale federale svizzero, nel tentativo di permettere all’atleta di partecipare ai giochi olimpici di Tokyo, ma la richiesta venne ovviamente respinta perché la sia pur autorevole decisione del giudice Pelino non poteva essere vincolante da un punto di vista sportivo anche se, invece, lo fu in maniera fortissima da quello mediatico in quanto scatenò una quasi unanime levata di scudi a favore del marciatore altoatesino, che fu definito vittima di un complotto senza alcuna possibilità di dubbio.

Le successive indagini, nate appunto dalle motivazioni del giudice Pelino che avanzò pesanti dubbi sul comportamento della WADA l’agenzia mondiale antidoping e di World Athletics la massima federazione mondiale di atletica, sono quelle che sono state oggetto dell’archiviazione di questi giorni e che chiudono quasi ogni dubbio su questa vicenda, anche se rimarranno ovviamente per sempre le tesi di parte di Schwazer e della sua difesa.

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