Davide Re (foto Colombo/Sprint Academy)
Davide Re (foto Colombo/Sprint Academy)

La stagione agonistica del post lockdown era iniziata molto bene per Davide Re con qualche gara su 100 e 200 metri per svegliare un po’ il motore e la testa privata degli stimoli agonistici più importanti del 2020, per poi trovare un primo 400 metri molto positivo, a Savona, con un eccellente 45″31.

Il tutto per poi finalizzare il 2020 su poche gare di Diamond League in cui cercare la grande prestazione cronometrica, prima delle quali era la tappa svedese di Stoccolma il 23 agosto.

Quel pomeriggio, sui blocchi di partenza, c’era anche il grande Karsten Warholm che solo 1 ora e mezza prima aveva realizzato una prestazione mostruosa sui 400 ostacoli e, forse, quella presenza così prestigiosa ha impedito a Davide, che già nel riscaldamento aveva sentito un fastidio al tendine, di fermarsi poi nella gara chiusa, inevitabilmente, con un tempo per lui altissimo visto il dolore che stava provando.

Purtroppo, quindi, stagione finita anzitempo e qualche preoccupazione successiva, sui tempi di recupero, che oggi è stata fugata dalle ottime notizie arrivate tramite un’intervista da lui rilasciata per il sito istituzionale della FIDAL.

Le parole dell’atleta dimostrano grande serenità e, soprattutto, la capacità di trarre sempre esperienze positive anche da un fatto negativo.

Da questo infortunio ho capito quanto sia importante la prevenzione. E queste settimane torneranno utili anche per i miei esami universitari in medicina, quasi fosse stato uno stage sul campo!”.

Alla domanda su quanto pensa di aver perso in questo periodo di fermo forzato, di cui racconta qualche dettaglio, la sua risposta è rassicurante.

"Non sento di essere rimasto indietro, né di aver perso nulla in prospettiva Olimpiadi di Tokyo. Mettiamola così: se c’era un periodo in cui doveva capitare, è andata bene che sia stato questo. Al momento sono all’80-85% ma sapevamo che sarebbero serviti tre mesi per tornare al 100% riesco già ad allenarmi con il mio gruppo a Rieti seppur a intensità ridotta. Questi due mesi? Li ho passati per quaranta giorni a Forlì fino alla metà di ottobre: nel primo periodo laserterapia, magnetoterapia, movimenti in piscina per vascolarizzare la zona lesionata. Poi, con i miglioramenti, abbiamo cominciato a lavorare sulla componente neuro-muscolare: Fabrizio mi ha ricordato che la prima reazione dell’organismo è quella di inibire la zona interessata e impostare un nuovo schema motorio per mantenere un equilibrio. Ma quando la lesione viene curata e ci si torna ad allenare come prima, quel nuovo schema inconsciamente acquisito può causare altri infortuni. E per questo è stato fondamentale mantenere lo schema motorio originale lavorando tanto in piscina o in bici. Quando dico che ho capito la rilevanza della prevenzione, intendo che ogni cinque settimane circa mi prenderò un giorno per andare a Forlì e fare test neuro-muscolari, per verificare che non ci siano inibizioni in corso che possano rivelarsi campanelli d’allarme”.

Infine Davide ha raccontato i suoi programmi futuri con i suoi grandi obiettivi per il 2021.

Non farò la stagione indoor, anche perché non sono esattamente uno specialista. Ma l’idea è cominciare presto con le gare, sul modello 2019, così ci sarà tempo per eventuali aggiustamenti. 
.Penso quindi a un paio di test su distanze spurie alle fine di aprile e poi bisogna andare subito forte alle World Relays di Chorzow in Polonia, il 1° e il 2 maggio, dove puntiamo alla qualificazione olimpica e a un netto miglioramento del record italiano con la 4x400 mista. E magari ci teniamo quello della 4x400 maschile per Tokio. Gli obiettivi non cambiano, finale olimpica nei 400 metri individuali e finale anche con la staffetta".
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