In un momento di totale fermo di ogni tipo di attività agonistica, si trova più tempo per soffermarsi su valutazioni che, in altri momenti, si sono preferite evitare.

Scrivo questo, non perché la vicenda di Alex Schwazer non meriti adeguati approfondimenti, ma esattamente per il contrario, nel senso che è una storia talmente intricata che, ad entrarci, si rischia sempre di fare degli errori di comunicazione.

Credo sia ormai doveroso, però, da parte nostra che ci occupiamo esclusivamente di Atletica Leggera, entrare un po’ nel merito di quanto va avanti ormai da anni, proprio in un momento in cui nessuno ne sta parlando da mesi.

Devo dire, con estrema sincerità, che la mia posizione sull’argomento è sempre stata molto essenziale nel senso che mi sono sempre attenuto ai fatti oggettivi e, oggettivamente parlando, Alex Schwazer è, alla data odierna, un ex atleta condannato due volte per doping.

Questo non vuol dire essere colpevolisti, ne giudici di nessuno, ma significa solo prendere atto di sentenze, in particolar modo sportive, su cui tanti possono non essere d’accordo, per vari motivi, ma che vanno accettate sino a quando sentenze diverse non dicano il contrario.

L’unica cosa invece su cui, in questi anni, mi sono sentito di dissentire, è stata l’eccessiva esposizione mediatica data quando si parlava dell’argomento, perché ritenevo che, un atleta condannato due volte per doping, non meritasse tutta quella risonanza.

Ma su questo punto mi sbagliavo e l’ho capito, quasi casualmente, per la grande polemica social che si è accesa contro Gianmarco Tamberi, dopo un mio articolo in cui chiedevo rispetto per lui viste le tante critiche che riceveva e che, in qualche modo, associavo alle sue esternazioni contro Schwazer dell’aprile 2016.

Ora, lasciando stare Gimbo, devo confessare di essere rimasto molto colpito dalla certezza con cui tante persone, nei vari commenti sulla nostra pagina facebook, difendessero l’ex marciatore altoatesino, sostenendo con assoluta convinzione l’esistenza di un complotto ai suoi danni.

Ho pensato, allora che, se così tante persone avessero una posizione così decisa sull’argomento, fosse giusto, anche da parte nostra, addentrarci nella vicenda per raccontare, nella maniera più semplice e neutra possibile, quanto accaduto negli ultimi 8 anni.

Il primo caso di doping

Alex Schwazer, alla vigilia delle Olimpiadi di Londra 2012, venne trovato positivo a un controllo antidoping e squalificato a tre anni e nove mesi. Lo stesso ex marciatore ammise la sua colpa, motivandola essenzialmente con la frustrazione che sosteneva di aver provato, dopo aver visto in gara atleti, che riteneva essere dopati, andare più forte di lui.

La prima squalifica per doping di Schwazer si portò dietro delle conseguenze negative anche per altre persone, a cominciare dall’allora fidanzata Carolina Kostner che fu condannata, tra il 2014 e la fine del 2015, a 1 anno e 9 mesi di sospensione dalle competizioni per favoreggiamento, sulla base delle indagini della procura antidoping.

Ma andò molto male anche per due medici federali.

Il 25 gennaio 2018, Giuseppe Fischetto e Pierluigi Fiorella, oltre a una dirigente della FIDAL, l’ex atleta Rita Bottiglieri, furono condannati per favoreggiamento, grazie alle accuse dell’ex marciatore, a due anni, i medici, e 8 mesi, la dirigente, nel corso di un procedimento penale che comminò loro anche una lunga inibizione ad esercitare la propria professione.

Tra la squalifica dell’ex fidanzata e la condanna penale delle tre persone da lui accusate di sapere della sua colpa, Schwazer terminò la prima squalifica e, l’8 maggio del 2016, tornò in gara, correndo e vincendo una 50 chilometri di marcia a Roma, con un gran tempo, di poco superiore a quello con cui nel 2008 vinse la medaglia d’oro alle Olimpiadi estive di Pechino.

Il secondo caso di doping

Il 1 gennaio del 2016, durante il periodo della prima squalifica, venne fatto un controllo a sorpresa delle urine di Schwazer che, inizialmente, diede esito negativo ma che, successivamente, qualche giorno dopo la sua vittoria di cui sopra a Roma, su una successiva analisi di quei campioni, diede esito diverso.

Il 22 giugno, sempre dello stesso anno, infatti, la WADA, Agenzia Mondiale Anti Doping, comunicò alla FIDAL che l’atleta era stato trovato positivo al controllo di cui sopra e lo stesso venne immediatamente sospeso.

Meno di due mesi dopo, il 10 agosto il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna lo squalificò per otto anni, sempre per doping.

Le vicende successive

Schwazer si è subito dichiarato innocente e vittima di un errore che è stato, in breve tempo, tradotto dalla difesa dell’atleta e con il pieno sostegno del suo allenatore dal 2016, Sandro Donati, come un vero e proprio complotto ai suoi danni da parte della WADA.

Cercando di sintetizzare al massimo, tutto ruota ormai da tempo sul processo penale istruito presso il tribunale di Bolzano, ai danni di Schwazer, dopo la seconda condanna sportiva per doping del 2016, per la violazione dell’articolo 9 comma I della legge 376/2000.

In questo procedimento World Athletics (ex IAAF) WADA e FIDAL si sono costituite parti civili contro l’ex marciatore ma, allo stesso tempo, la difesa di Schwazer ha fatto un esposto contro ignoti per presunte manomissioni delle provette contenenti le urine oggetto dell’ispezione del famoso 1 gennaio 2016, sostenendo quindi la tesi del “complotto“.

I punti principali delle varie indagini

I campioni di urina sono il perno di tutta la vicenda e tenete conto che poterono essere analizzati, su richiesta della procura di Bolzano, solamente nel marzo del 2018, vale a dire 26 mesi dopo l’originario esame.

A tal proposito la difesa di Schwazer ha anche presentato carteggi relativi a delle email rubate da hacker russi, in cui sembrerebbe ci fosse il tentativo, da parte della ex IAAF, tramite la WADA, di impedire che il laboratorio di Colonia potesse acconsentire alla rogatoria del GIP di Bolzano, che voleva far analizzare le provette in Italia.

Quel che è indiscutibile, però, è che il laboratorio consegnò, con notevole ritardo, i prelievi e, oltretutto, in quantità minori rispetto a quanto inizialmente concordato con la WADA.

Furono fatte delle controanalisi che evidenziarono quantità anomale di DNA. L’urina della provetta A conteneva infatti 350 picogrammi per microlitro, mentre nella provetta B se ne trovarono 1.200.

Le rilevazioni furono fatte dai RIS di Parma, capitanate dal colonnello dei Carabinieri Giampietro Lago, che fu la persona che redasse materialmente la perizia per il GIP di Bolzano: Walter Pelino.

Le conclusioni del Colonnello Lago

Si potrebbero scrivere tante cose, tra cui le presunte irregolarità, a detta della difesa, sul primo trasporto e conservazione dei campioni prelevati dagli Ispettori, il famoso 1 gennaio 2016, ma anche su un altro test fatto a Schwazer, nel 2016, presentato a procedimento in corso, dalla Wada, dove risulterebbero dati elevatissimi di DNA, peraltro contestati duramente dagli stessi RIS.

Ma in sostanza, al di la di varie mosse e contromosse delle parti in causa, l’elemento fondamentale, nell’udienza della prima decade di settembre 2019, sono state le quattro ipotesi, avanzate da Giampietro Lago, sulle possibili cause delle alterazioni del DNA riscontrate dalle controanalisi del marzo 2018.

  • Malattia di Schwazer a Capodanno
  • Valori geneticamente superiori alla media
  • Alterazione per doping
  • Manipolazione provette

I titoli dei giornali

Sulla base di una anticipazione di questa perizia con tali sostanziali conclusioni, vari quotidiani sportivi e non, in versione on line o cartacea, inneggiarono alla innocenza dell’ex atleta altoatesino, parlando di alterazione certa delle provette quando, invece, si trattava solo di un’ipotesi ancora da sottoporre al Giudice per le Indagini Preliminari, Pelino.

Capisco, quindi, che molte persone possano essere state fuorviate da una comunicazione assolutamente non veritiera, specialmente se già tifosi di Schwazer e, giustamente aggiungo, speranzosi che il proprio campione potesse essere subito riabilitato.

La realtà e quanto accaduto negli ultimi mesi

Sulla base di quella perizia del Colonnello Lago, il GIP Pelino, dopo ampio contraddittorio tra le parti, ha disposto un supplemento di indagini, accettando ovviamente l’ipotesi che potesse essersi trattato di una manipolazione, ma solo come una delle varie eventualità e, in tal senso, ha predisposto tutta una serie di analisi su un campione di atleti di discipline analoghe a quelle di Schwazer, per fare le comparazioni del caso.

Successivamente, la difesa dell’ex atleta ha presentato al TAS di Losanna un ricorso per ottenere la provvisoria sospensione della squalifica ma, a Dicembre, il Tribunale stesso ha respinto la richiesta sulla base del fatto che non ci fosse nessuna reale novità, ma solo delle ipotesi.

Sempre a Dicembre 2019, proprio nello stesso giorno, il Tribunale di Bolzano, ma quello di appello, ha assolto totalmente, perché il fatto non sussisteva, i due dottori Fischetto e Fiorella, oltre che la signora Bottiglieri, dalla condanna comminata in primo grado nel processo in cui lo stesso Schwazer li aveva accusati di averlo protetto.

Le conclusioni

Ho cercato di riassumere i fatti principali, attingendo da varie fonti giornalistiche degli ultimi anni che, quindi, possono anche non essere del tutto precise in quanto, per esserlo perfettamente, bisognerebbe entrare in possesso degli atti del procedimento istruttorio.

Quel che è certo è che, ormai da circa 3 mesi nessuno parla più della vicenda, e che si stanno aspettando gli esiti delle perizie chieste sui 50 atleti per ulteriori valutazioni da parte del giudice per le indagini preliminari.

A tal proposito la FIDAL, in data 19 novembre 2019, ha sollecitamente mandato al Dott. Pelino un elenco di ben 56 atleti su cui fare le sperimentazioni richieste.

Peraltro lo stesso GIP di Bolzano ha disposto, salvo rinvii successivi, una successiva udienza preliminare, per valutare tutte le risultanze che ne deriveranno, per il prossimo 22 luglio 2020.

Certo, se mai un giorno venisse provata la volontà, da parte dei massimi organismi mondiali dell’Atletica, di aver voluto manipolare delle provette per danneggiare un atleta, sarebbe un fatto di una gravità senza precedenti, che farebbe saltare tanti equilibri e creerebbe un grandissimo danno a tutto il movimento di questo sport.

La dignità di un Atleta, però, vale più di ogni ipotetico compromesso e, se anche ci fosse una verità molto scomoda, pur se raggiunta tra tantissimo tempo, trovo doveroso che si provi a scoprirla.

Rimane una storia tremendamente complicata dove non bisogna dare per scontato nulla, ne in una direzione, ne in un’altra.

Sport OK Junior