Alessio Guidi (foto personale profilo facebook)
Alessio Guidi (foto personale profilo facebook)

Quando leggiamo di violazioni della normativa antidoping, le opinioni sono erroneamente semplificate con due sole posizioni, colpevoliste ed innocentiste. Da queste però dovrebbero escludersi le reazioni di quanti (purtroppo molti, troppi) non comprendono le regole.

E le regole vanno conosciute e capite soprattutto per la doppia vicenda che ha coinvolto, suo malgrado, Alessio Guidi, Presidente (ormai ex) della ASD Passo Capponi di Bologna.

Guidi non è un criminale ne ha avuto a che fare con il doping “vero” delle sostanze vietate, ma purtroppo per lui è incappato in due violazioni delle norme altrettanto importanti, nel 2019 dell’art. 2.9 della NSA (complicità in altrui violazione delle norme, vedi Roberto Barbi che a sua volta viola l’art. 4.12) che lo ha condannato a 2 anni di squalifica fino al 23 giugno 2021, e nel 2020 dell’art. 4.12 (violazione del divieto di partecipare ad attività ufficiali durante il periodo di squalifica) con conseguente aggiunta di altri 2 anni di squalifica e fine pena il 22 giugno 2023.

Al di là della questione strettamente regolamentare che dovrebbe essere chiara a tutti, per comprendere meglio la vicenda ho chiesto ad Alessio Guidi se fosse disponibile ad una intervista, e non si è negato.

Purtroppo sei protagonista di questa vicenda. Vuoi raccontarcela dalla tua posizione?

Prima di tutto ci tenevo a fare una precisazione. Ho sempre detto come sono andate le cose, chi era presente sa come sono andati i fatti, gli altri ci stanno ricamando sopra a proprio interesse per sponsorizzare l’una o l’altra sponda, ma di queste polemiche a me non interessa niente.

Tutto nasce dall’odio che un organizzatore della “Porretta Terme – Corno alle Scale” ha avuto nei miei confronti e nei confronti della mia società Passo Capponi dopo la vicenda che ha coinvolto Roberto Barbi nella loro gara del 2017. Io sinceramente neanche lo conosco l’organizzatore, so che qualcuno della mia società lo ha pesantemente criticato su Facebook per quei fatti.

Al di là di ipotetiche “vendette”, non credi che questo comportamento non sia stato molto corretto da parte dei tesserati di una società di cui eri Presidente?

Come detto personalmente non lo conosco né mi sono mai sbilanciato in commenti nei suoi confronti, soprattutto per la questione Barbi. Poi ognuno scrive quello che vuole sulla propria bacheca Facebook, non posso limitare nessuno in questo.

Poi è arrivato il 1° novembre 2018, la famosa “maratona autogestita”.

Si, ma in molti ci hanno ricamato sopra chiamandola maratona, ci siamo ritrovati in piazza Maggiore a Bologna in una ventina di persone. Era un raduno spontaneo. Ognuno poi ha fatto il percorso che voleva, solo in sei abbiamo coperto la distanza completa dei 42Km.

In questo ritrovo si è presentato anche Roberto Barbi, che non conosco, ne l’ho mai invitato ne l’avevo mai visto prima, tanto è vero che è stato portato lì da Paolo Tosetti.

Hanno quindi inviato una denuncia contro di me alla NADO Italia, nonostante tra le 20 persone presenti al ritrovo ci fossero altri Presidenti di società, tutto come se fosse colpa solo mia.

A seguito di questo ho ricevuto una convocazione in procura antidoping via e-mail, e poi ho fatto il mio più grosso errore, sono stato ingenuo.

Perché?

Ho chiamato subito telefonicamente la Procura per chiedere di cosa si trattasse e, chi mi ha risposto ha parlato come se fosse una questione da poco a cui bastava rispondere via e-mail, ma non mi ha fatto capire che fosse una cosa seria e che sarebbe stato meglio l’ausilio di un avvocato.

Così non mi sono presentato alla convocazione e ho solo inviato una risposta via e-mail dicendo che io non c’entravo nulla, che non conoscevo Barbi e che era stato solo un ritrovo per correre tra amici.

Ma poi mi sono ritrovato convocato direttamente in tribunale e in fretta e furia ho dovuto procurarmi un legale.

Ritengo che abbiano montato un film su una vicenda in cui io sono totalmente estraneo, anche le foto e le accuse per deduzione presentate davanti al tribunale antidoping (io non ero presente all’udienza e c’era lì il mio avvocato) non c’entravano niente con la realtà.

Sembra che la Procura non abbia fatto indagini particolari per verificare i fatti e, purtroppo, mi sono beccato 2 anni di squalifica.

Sappiamo tutti che poi hai fatto ricorso.

Si, ma è stato inutile, hanno anche convocato come testimoni Claudio Bernagozzi e lo stesso Tosetti (presenti il 1° novembre 2018) che, alla specifica domanda “Guidi ha chiamato Barbi?” hanno risposto entrambi “No”, ma anche questo non è stato sufficiente per farmi assolvere e la squalifica è stata confermata.

Da qui poi è nata una pagliacciata continua su Facebook per sfottere me e la mia società, e nonostante la continua pressione, noi che siamo una società di amatori e gente con una famiglia ed un lavoro, abbiamo evitato di perdere tempo e di cadere nelle provocazioni altrui.

Poi durante il tuo periodo di squalifica è successo qualcos’altro che ha portato alla seconda condanna.

Sono state fatte delle segnalazioni contro di me da 4 Presidenti di società podistiche di Bologna, segnalazioni precise, scritte talmente bene che mi sembravano fatte da un avvocato. Si diceva che, in 4 specifici eventi, avrei violato il mio status di squalificato.

Stavolta, appena ho ricevuto l’e-mail di convocazione della Procura Antidoping, memore della precedente esperienza, mi sono presentato davanti al Tribunale con il mio avvocato, portando elementi che spiegassero come le accuse contro di me fossero infondate e ti cito ogni singolo episodio.

  • Vestone, Tre Campanili Half Marathon: per questo evento dicono che io fossi sul percorso di gara ma invece c’ero solo come spettatore con mia figlia (gareggiava mia moglie). Hanno presentato delle foto in cui io sono sì sulla strada, ma prima ancora che venisse chiusa ed iniziasse la gara vera e propria. Tra l’altro ero in jeans. Anche Paolo Salvadori (organizzatore dell’evento) ha fornito una dichiarazione per certificare come durante l’evento non risultassero persone non autorizzate sul percorso.
  • Run Tune Up di Bologna: secondo l’accusa io avrei distribuito i pettorali in questa gara, tra l’altro tutto si baserebbe su una foto (che ritrae me e Davide Capponi) che non si capisce da dove sia stata presa e a quale edizione dell’evento si riferisca (potrebbe essere anche di una edizione precedente). Inoltre è una foto all’aperto, mentre per l’ultima edizione della gara pioveva e la consegna dei pettorali è stata fatta al chiuso. La società e altre persone hanno dichiarato che io non c’ero alla consegna dei pettorali, ma non è servito.
  • Maratona di Parma: io ero andato nel parco di Parma solo a salutare i miei amici, ci siamo fatti una foto e mi è stato dato in mano uno scatolone che non so cosa contenesse. Per questo motivo mi hanno accusato di aver preso parte alla composizione delle buste ma, in gare del genere, le buste sono già fatte dalle società di cronometraggio, chiuse e sigillate ed è impossibile che lo abbia fatto io.
  • Il Comitato Podistico Bolognese (associazione di società podistiche che organizza le camminate della domenica, quelle non competitive per gli anziani), tramite il suo Presidente aveva promosso una pizzata tra tutte le società coinvolte in modo da stemperare gli animi e i contrasti dell’ambiente bolognese e raccogliere nuove idee da parte di tutti. Io mi sono anche posto il problema (per il mio status di squalificato) ed ho detto al Presidente che non volevo che si creassero problemi, ma lui mi ha rassicurato dicendomi che era una semplice pizzata tra amici. Io mi sono presentato, tutti sapevano chi fossi, nessuno ha fatto obiezioni ed abbiamo parlato, ognuno a titolo personale senza rappresentare affatto la società di appartenenza. Ma forse ho sbagliato perché, poi, su FB ho scritto di questo incontro ed alcune persone hanno interpretato come se io fossi andato lì a nome della società.

A me farebbe piacere che la gente iniziasse a capire come ha funzionato questa vicenda su di me, perché potrebbe essere un pericoloso precedente e mettere a rischio chiunque di una squalifica impropria.

Ma ci sarebbe anche un’altra segnalazione che sosteneva che la società Passo Capponi aveva rinnovato la sua affiliazione in modo irregolare, perché io risultavo ancora Presidente, ma noi abbiamo fatto tutto in regola ed io mi sono subito dimesso non appena è stata confermata la mia prima squalifica in appello.

C’è stato troppo accanimento nei miei confronti e in quelli della Passo Capponi.

Ritieni quindi che se la siano presi troppo con te?

Io se avessi fatto qualcosa di veramente sbagliato, se avessi avuto a che fare con la feccia della feccia che fa davvero doping, o se anche avessi banalmente corso con il pettorale di un altro, mi sarei vergognato a morte e non mi sarei fatto più vedere in giro.

Ma qui io non volevo imbrogliare nessuno ed ho perso fiducia, mia moglie non vuole più correre, mia figlia si sveglia di notte perché pensa che qualcuno mi possa mettere in galera.

Non mi sembra che dalla procura si siano minimamente chiesti se qualcuno voleva proprio incastrarmi. Questa storia mi ha disgustato ed ha influito sulla mia vita.

A me dispiace che tra le persone che hanno inviato le segnalazioni c’è anche chi mi conosce e ha il mio numero di telefono, quantomeno se avevano qualcosa da ridire potevano dirmelo direttamente.

Non ci sono interessi ne guadagni in quello che faccio relativamente allo sport, e invece in molti si sono accaniti contro di me e la società Passo Capponi.

Probabilmente sono stato superficiale a pubblicare delle foto ma non volevo imbrogliare nessuno. Per la seconda squalifica non credo che farò ricorso, anche perché se devo buttare via ancora dei soldi preferisco usarli per mia figlia.

Ritornando velocemente sulla prima squalifica, non credi che il tuo atteggiamento iniziale di “sicurezza” delle proprie azioni, benché in buona fede, sia stato inteso come una volontà di dissimulare o nascondere qualcos’altro?

In quella occasione Barbi si è presentato da solo, che cosa avrei dovuto fare o dire? Io sono arrivato tardi all’atletica, sono un amatore, non pensavo di dovermi difendere con un avvocato da accuse che ritengo poco concrete.

Poi sinceramente mi sarei aspettato anche un po’ di aiuto dalla FIDAL quando ho chiesto cosa potevo o non potevo fare durante la squalifica, ai miei quesiti non ho mai ricevuto risposta

Credo che domande su questioni simili avresti potuto farle direttamente a NADO Italia ma, in effetti, sarebbe stato corretto se dalla FIDAL ti avessero almeno risposto rimandandoti a chi di competenza.
Quando ci sarà occasione sei disponibile ad analizzare insieme a me le motivazioni delle tue squalifiche cosi vediamo nel dettaglio cosa ha inteso il Tribunale e la Procura antidoping?

Perché io faccio fatica a credere che dalla procura della NADO abbiano seguito la questione con superficialità, per cui volevo quantomeno capire come hanno ragionato.

Sono disponibilissimo. Quando avrò anche le motivazioni della seconda squalifica ci sentiamo di sicuro.

Lo scopo di questa intervista non è stabilire se Guidi sia buono o cattivo, né esprimere giudizi sull’operato di NADO Italia. Chiunque può sbagliare, ma più che difenderlo o accusarlo ciecamente bisognerebbe chiedersi in cosa possa avere sbagliato.

Alessio Guidi, al di là delle responsabilità specifiche, si è ritrovato impantanato in un guaio più grande di lui, compiendo qualche ingenuità di troppo, sottovalutando la gravità regolamentare delle sue azioni e, probabilmente, è stato anche mal consigliato. Errori umani che sta pagando come prevedono i regolamenti, ovvero con limitazioni in ambito sportivo.

In questa vicenda c’è un lato negativo, veramente di cattivo gusto, che si è visto e continua sui social: alle accuse esagerate si sono contrapposte manifestazioni di sostegno improprie e assurde proteste antisistema.

Entrambi i fronti, non solo in ambito sportivo, hanno mostrato un generale basso livello educativo.

I fondamenti dei regolamenti sportivi prevedono che ognuno di noi agisca sempre con un comportamento “superiore alla mera condotta del buon padre di famiglia” (massima presente in numerose sentenze sportive).

Senza allarmarsi troppo bisogna che ognuno di noi, oltre a comportarsi “bene”, lo faccia al di là della propria personale percezione, documentandosi ed aggiornandosi sulle regole in vigore.

Per fare questo in ambito antidoping, per approcciarsi più facilmente ai regolamenti WADA e alla Norme Sportive Antidoping italiane, esiste questo breve vademecum (https://www.anti-doping.it/vademecum_antidoping.pdf) che si spera possa essere utile perché, chi vuole vivere lo sport, deve farlo in modo completo su tutti i fronti.

Sport OK Junior