
Lui, Filippo, per me è quello di sempre, il bambino tenero diventato uomo che, ogni volta che incontro, mi emoziona sempre, perchè oltre alla dote di essere l’uomo bianco più veloce del mondo, ha anche quella di suscitare in chi ha la fortuna di interagire con lui, un istintivo desiderio di abbracciarlo perché è l’amico o il figlio che chiunque vorrebbe avere.
L’ho rivisto, dopo un paio di mesi di lockdown, con i capelli più lunghi e spettinati del normale e, stando un po’ più distante del solito, per i motivi ben noti, gli ho fatto un po’ di domande in un momento in cui, finalmente, si ricomincia a parlare di gare e di una possibile stagione agonistica.
Ciao Fili devo ammettere che, ormai, è difficile intervistarti, perché tutti ti hanno chiesto tutto e gli appassionati di atletica, e non solo, sanno qualsiasi cosa di te.
A tal proposito, però, sono rimasto stupito di come tu, nelle ultime settimane in particolare, ti sia abbastanza esposto con pronostici sul crono a cui punti nei 100 metri, magari già da quest’anno, un 9″92 che rappresenterebbe la stessa prestazione del bianco più veloce di sempre, Christophe Lemaitre. Ma non eri scaramantico un tempo?
Già è vero. Sino a settembre, quando mi chiedevano un obiettivo dicevo sempre che volevo migliorare il mio personale di 1 centesimo ma poi ho incontrato, a Doha, Carl Lewis e mi ha, per così dire, sgamato.
Nel corso di un incontro che abbiamo avuto, dopo la finale dei 100 metri, mi ha posto la fatidica domanda di dove io volessi arrivare e, alla mia solita risposta, mi ha benevolmente redarguito, dicendomi che ormai sotto i 10 c’ero andato e dovevo avere la forza e il coraggio di esprimere realmente i miei obiettivi, i miei sogni, senza troppe inutili prudenze.
E se te lo ha detto King Carl, il figlio del vento, ci puoi anche credere.
Ma si, è giusto che io esprima in pieno quello che ritengo, secondo le mie sensazioni e i progressi che sento di stare ottenendo, essere un mio punto di arrivo, magari non necessariamente quest’anno.
Voglio riuscire a diventare il bianco più veloce di sempre, che vorrebbe dire 9″91 o anche solo eguagliare il 9″92 di Lemaitre che è sempre stato un mio grande riferimento, oltre ad avere per lui un’enorme ammirazione.
Questa è una stagione molto particolare, ma sembra che qualcosa si stia muovendo e forse, il fatto che non vi siano competizioni primarie da dover programmare, potrebbe essere una buona occasione per cercare la prestazione in un meeting singolo. Tu come stai, adesso?
Certo, quel che dici è corretto. Io sto molto bene, carico e felice di essere potuto tornare ad allenarmi in pista, cosa che mi ha realmente, credimi, trasmesso un’ immensa emozione, perché non mi era mai successo di non poterci andare per così tanto tempo.
Però so che nelle settimane di lockdown totale, sei riuscito ugualmente ad allenarti, anche se in modo leggermente e necessariamente diverso.
Ho la fortuna di abitare in un contesto molto tranquillo, abbastanza isolato, fuori dalle convulse logiche metropolitane.
Fuori dalla mia casa c’è una strada dove passano pochissime macchine e, in ogni caso, poco più in là un bosco aperto, con spazi dove ho potuto allenarmi abbastanza bene. In casa poi ho una piccola palestra con gli attrezzi essenziali.
Su cosa avete lavorato in quel periodo specifico?
Io e mio padre ci siamo impegnati molto sulla tecnica, specialmente per quanto riguardo l’appoggio a terra del piede, con particolare riguardo alle gambe e ai polpacci.
Devo dire che sono molto soddisfatto e, infatti, appena tornato in pista a Giussano i primi riscontri sono stati buoni.
Insomma, scaramanzia e previsioni a parte se, come sembra, a luglio si ricomincia a gareggiare, pensi di arrivarci in piena forma?
Io dico di si, non vedo l’ora che si riparta anche perché vorrebbe dire che l’emergenza sanitaria e anche economica, per il paese, è stata quasi superata e questo sarebbe veramente fondamentale per tutti.
Senti Fili, torniamo a un discorso su cui si era molto parlato questo inverno e poi è stato un po’ abbandonato per via dell’esplosione dell’epidemia. Come va la nuova partenza che state approntando da qualche mese?
In effetti se ne è parlato molto, anche troppo forse. Non è che sia una rivoluzione, è solo un modo leggermente diverso di impostare i piedi nei due primi appoggi.
Però, come tutte le novità tecniche, specialmente dopo anni che si è abituati a eseguire un certo tipo di movimento, si fatica a introdurle, ma credo che la cosa importante sia lo stimolo che trasmette al mio cervello perché mi obbliga a rimanere ancor più attivo, e questo ulteriore impegno mentale lo trovo utile.
Magari poi ci vorrà un po’ di tempo per mettere il tutto perfettamente a regime ma vedremo, dopo le prime gare, come saranno le miei sensazioni e, soprattutto, i risultati.
Abbiamo parlato delle tue speranze cronometriche e del tuo desiderio di diventare il bianco più veloce di sempre. Ma sempre 100 metri. I 200 non sono proprio nei tuoi pensieri?
Mettiamola così, molto semplicemente. In questo momento della mia vita agonistica, faccio 22 anni il 15 giugno, mi sento di poter dare tanto sui 100 e credo di aver dimostrato qualcosa.
Son passati i tempi in cui si preparavano, senza problemi, sia 100 che 200 metri e se guardi, anche Lyles ha rinunciato ai 100, a Doha, per essere certo di vincere i 200, Hughes e Prescod sono concentrati solo sui 100, Guliyev sui 200, tanto per fare pochi esempi e se ne potrebbero fare tanti.
Perché mai quindi, in questo momento dell mia carriera, dovrei pensare a preparare un’altra distanza, quando sento di poter fare ancor meglio su questa?
Poi, i 200 metri sono certamente una gara alla mia portata, nel senso che credo di poter fare bene, ma prima voglio andare ancora più forte sui 100 e per farlo devo essere quasi totalmente concentrato su di essi.
Quindi, il “quasi” significa che magari potrei anche correre uno o due 200 metri già quest’anno, e qui veramente penso solo al personale che è, ora, di 20″34.
Senti Fili, in questi ultimi due mesi la tua esposizione mediatica è aumentata in maniera notevole e, specie nel periodo in cui si stava discutendo a livello istituzionale se far ripartire gli sport individuali, le icone dello sport erano identificate da Federica Pellegrini e da te, ovunque.
Comincia a pesarti tutta questa notorietà?
Ma no dai, in realtà a me non sembra di essere così presente e comunque rientra nei corsi e ricorsi della storia di un atleta. In questo momento sono abbastanza sugli allori, poi magari mi dimenticano per un po’ e via dicendo.
In ogni caso se fosse così, mi farebbe molto piacere perché spero che questo faccia bene all’atletica italiana e che ne aumenti sempre di più l’interesse.
Ciao Filippo, a presto, sperando presto di poterti abbracciare come sempre e non dover più stare alla distanza sociale.
Carl Lewis ti ha detto che devi inseguire, senza timori, una nuova storia da riscrivere e voglio allora chiudere con una piccola chicca, un filmato personale fatto da me, ai bordi della pista del Centro Deportivo Moratalaz di Madrid, in quella magica calda serata del 22 giugno 2018.
Grazie, ancora una volta, per la gioia che mi hai regalato.
Madrid 22 giugno 2018