Ha scelto l’occasione migliore per tornare ad altissimi livelli. Mutaz Barshim detta legge nella finale del salto in alto, confermandosi campione del mondo sotto gli occhi estasiati della sua Doha.
Non era il favorito della vigilia. L’infortunio alla caviglia dello scorso anno ha lasciato i suoi strascichi e molti dubbi sulla sua condizione. Ma salto dopo salto, il qatariano ha trovato la sicurezza e l’agilità di un tempo. Dopo essersi salvato a quota 2.33, comincia l’apoteosi.
Prima 2.35, poi 2.37. Un salto più bello dell’altro. Rispondono subito i russi autorizzati Akimenko e Ivanyuk , 2.35, rispettivamente secondo e terzo, prima di arenarsi all’ultima misura. Certo della vittoria, l’atleta di casa decide con prudenza di fermarsi e festeggiare. In una sola gara, ha migliorato lo stagionale di addirittura 8 centimetri.
Gianmarco Tamberi, com’è il suo stile, non fa mancare il supporto morale all’amico vincitore. La sua gara si era interrotta da tempo. Il 2.27 finale è due centimetri peggio di quanto fatto vedere in qualificazione, vale un ottavo posto in condominio col malesiano Lee.
Dopo un primo approccio a 2.29, aveva tentato il colpaccio riservandosi altri due tentativi a 2.33, per rientrare in gara. L’ultimo era il migliore, ma non sufficiente a superare la quota. Ha pagato dei problemi tecnici che non erano emersi in qualificazione e un virus intestinale nei giorni scorsi che lui, molto modestamente, non prende come giustificazione.
Il pieno recupero dall’infortunio del 2016, tra l’altro con dinamiche simili a quello di Barshim, non si è ancora concluso. Le circostanze hanno reso necessarie alcune modifiche nella tecnica, che l’azzurro non ha ancora metabolizzato.
Dal canto suo, Gimbo ci ha messo tutta la carica agonistica di cui è capace. Un atleta che è in grado di esaltare un pubblico internazionale, oltre che italiano. E che fa un gran servizio per la promozione del nostro movimento. Anche per questo, tifiamo per lui.