Stadio Olimpico Atene
Stadio Olimpico Atene

I Giochi Olimpici tornarono ad Atene 108 anni dopo la prima edizione dell’era moderna.

Gli organizzatori crearono un evento entusiasmante, decidendo anche di concludere le competizioni nello stadio Panathinaiko, dove si svolsero le Olimpiadi del 1896, quello che Stefano Baldini ricorderà per il resto della sua vita in quanto vi fu l’arrivo della maratona che lo vide trionfare per la gioia di tutti noi italiani.

Ma le altre gare di Atletica, invece, si svolsero nello Stadio Spyros Louis, costruito tra il 1980 e il 1982, per poi essere ulteriormente ristrutturato e rinnovato per i Giochi anche con una nuova pista, poi definita da tanti atleti molto veloce e reattiva.

Non sappiamo se fu merito della nuova superficie in tartan che ben si adattò alle sue caratteristiche di corsa ma, certamente, una delle grandi protagoniste femminili, di Atletica, fu Kelly Holmes.

La Britannica, che aveva ormai 34 anni, aveva sofferto tantissimi infortuni, nel decennio precedente, che le avevano spesso impedito di dare il meglio nelle competizioni più importanti.

Tuttavia, arrivata alle Olimpiadi in buona salute, l’atleta fu in grado di competere senza problemi di alcun genere, correndo ben sei gare, tra turni e finali, in pochi giorni.

Per cominciare divenne la settima atleta nel Regno Unito ad aggiudicarsi l’oro olimpico,  tagliando per prima il traguardo degli 800 metri in 1’56”38, il suo miglior tempo degli ultimi nove anni.

Ma la storia non finì qui, perché il giorno seguente, alla finale dei 1500 metri, la Holmes eseguì una prestazione incredibile, distanziando le sue avversarie, una ad una, nell’ultimo giro, per guadagnare la posizione di testa e battere la campionessa mondiale in carica Tatyana Tomashova, con anche il nuovo primato britannico di 3’37”90.

Il doppio oro olimpico della Holmes, non solo la fece diventare la terza atleta della storia a centrare l’accoppiata 800 e 1500 metri piani, ma la fece anche essere votata come l’atleta europea femminile dell’anno 2004.

Un altro ricordo importante, nell’ambito degli europei, è la medaglia d’oro del russo Yurij Borzakovskij, che vinse gli 800 metri in 1’44”45.

Grande risalto anche per il quartetto britannico della 4×100 che, forse ispirato dall’impresa della Holmes, nei 1500, verificatasi qualche ora prima, sovvertì ogni pronostico, sconfiggendo i grandi favoriti degli Stati Uniti in una gara che rimane ancora un brivido nella mente dei tifosi inglesi.

Jason Gardener, ora presidente di UK Athletics, Darren Campbell e Marlon Devonish sono riusciti ad ottenere, nei primi 300 metri, un vantaggio di due metri sugli Stati Uniti, nonostante il fatto che nessuno del quartetto britannico avesse raggiunto la finale individuale dei 100 metri, un vantaggio che risultò sufficiente per Mark Lewis-Francis, per far vincere la Gran Bretagna in 38”07, con un solo centesimo sul team statunitense.

Il successo europeo ad Atene non riguardò però solo la Gran Bretagna, poiché la “generazione d’oro” di atleti svedesi si dimostrò all’altezza del loro nome, portando a casa un totale di tre medaglie d’oro.

Christian Olsson e Carolina Kluft, eletti migliori atleti europei dell’anno 2003, confermarono il loro ruolo di favoriti, conquistando l’oro rispettivamente nel salto triplo e nell’eptathlon.

Il trionfo di Olsson gli permise di completare il novero di tutti i principali titoli di campionati all’aperto disponibili: Olimpico, Mondiale ed Europeo e di essere eletto, anche per il 2004,  Atleta Europeo dell’Anno.

Ai Giochi migliorò il suo record svedese all’aperto a 17,79 m nel secondo turno della sua gara, battendo il 17,55 metri dell’atleta rumeno Marian Oprea.

La Klüft accumulò invece un totale di 6952 punti e la vittoria di 517 punti, il margine più ampio mai ottenuto in una simile gara. Riuscì a migliorare il proprio personale solo in una gara, ma si avvicinò all’eccellenza nella maggior parte delle competizioni, in particolare nel salto in alto e nel salto in lungo con 1,91m e 6,78 m.

Anche Stefan Holm, mantenne il suo ruolo di favorito nel salto ma, contrariamente ai suoi compagni di squadra, si guadagnò l’oro in una competizione che lasciò col fiato sospeso milioni di fan svedesi.

L’atleta riuscì a superare i 2,34m solo al terzo tentativo e poi, con i nervi saldi che  caratterizzarono tutta la sua carriera, riuscì a saltare la nuova altezza di 2,36m al suo primo tentativo, che i suoi avversari non riuscirono a valicare.

Anche i padroni di casa della Grecia ebbero, a loro volta, le loro soddisfazioni pur con delle imprese sorprendenti quali quella dell’ostacolista dei 400 metri Fani Chalkia, che vinse eguagliando il record olimpico con 52”82 e, con la marciatrice Athanasia Tsoumeleka, che vinse sui 20 km in 1:29:12. (Per dovere di cronaca non possiamo non ricordare la squalifica per doping, a partire dal 2008, della stessa atleta).

Ma tornando alla marcia, ci piace particolarmente celebrare la seconda medaglia d’oro italiana, dopo quella di Baldini, nella 20 chilometri maschile,di Ivano Brugnetti, mentre il leggendario polacco Robert Korzeniowski vinse il suo terzo titolo olimpico nella 50 km.

Un altro uomo a conservare il suo titolo olimpico ad Atene è stato il lanciatore lituano Virgilijus Alekna, che tirò il disco a una distanza di 69,89 m, un record olimpico che ancora oggi persiste.

La Russia resta, relativamente a quella Olimpiade, nel campo dell’Atletica Leggera, la nazione leader in Europa come numero di medaglie d’oro vinte, ben sei, di cui cinque solo al femminile.

La più ricordata e celebrata di tutte rimane quella, nel salto con l’asta, della mitica Yelena Isinbayeva, che vinse con il record del mondo di 4,91 metri, in un momento in cui la disciplina era ancora giovane, nell’ambito delle atlete, essendo stata introdotta solo nel 1992.

La Zarina, esattamente un anno dopo, portò lo stesso primato, cm dopo cm, a 5 metri ed ora è fermo alla misura di 5,06 m, sempre da lei saltata il 28 agosto 2009 a Zurigo.

 

 

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