
Ogni giorno che passa ci immergiamo nella ineluttabile convinzione che questa drammatica emergenza non finirà così presto come i più ottimisti, all’inizio, auspicavano e, sempre di più, si sentono i pareri degli esperti virologi che affermano come il virus dovrebbe indebolirsi, durante l’estate ma che, molto probabilmente, ritornerà in maniera pericolosa con la stagione autunnale/invernale.
In altre parole se questa ultima ipotesi, peraltro sempre più possibile, dovesse avverarsi, per riuscire realmente a tornare a una vita normale dovremmo aspettare la realizzazione del vaccino che sarebbe la definitiva risoluzione per questo tremendo problema che stiamo vivendo.
Nelle ultime settimane si è parlato tanto di varie ricerche fatte da vari laboratori, in giro per il mondo e non sta certamente a noi poter dire quale sia quella più avanzata o quella più affidabile.
Ci piace, però, sottolineare come ci sia una struttura farmaceutica, totalmente italiana, che sta portando avanti la sperimentazione, da settimane, attraverso i propri ricercatori che si prodigano con un impegno praticamente continuo e che sembrerebbe possa portare, in tempi rapidi, alle prime reali sperimentazioni su degli esseri umani che si sono offerti volontari.
Stiamo parlando dell’IRBM Science Park S.p.A. società italiana fondata nel 2009 a Pomezia, che opera nel settore della biotecnologia molecolare, della scienza biomedicale e della chimica organica.
Fra le varie aree di ricerca dell’Istituto, una delle più attive è sempre stata quella riservata alla scoperta di nuovi farmaci nell’area terapeutica delle malattie infettive. In particolare, in tali laboratori, i ricercatori della società partecipata Advent hanno messo a punto il vaccino italiano anti-ebola, il cui brevetto è stato acquistato nel 2013 dalla società britannica Gsk.
Matteo Liguori, managing director della società ha rilasciato ieri all’agenzia ADNkronos le seguenti dichiarazioni:
“A fine aprile , in virtù dei dati acquisiti nelle ultime settimane, il primo lotto del vaccino messo a punto dalla partnership Advent-Irbm/Jenner Institute/Oxford University partirà dall’Italia per l’Inghilterra dove inizieranno i test accelerati su 550 volontari sani.
Si prevede di rendere utilizzabile il vaccino già a settembre per immunizzare personale ospedaliero e forze dell’Ordine in modalità di uso compassionevole, dapprima nel Regno Unito e poi, se il governo italiano lo riterrà opportuno, anche nel nostro Paese“.
In pratica, quindi, si tratta di una collaborazione italo/inglese, con l’Università di Oxford che sta portando avanti delle proprie ricerche che, per la specificità del virus, sembra possano fondersi perfettamente con quelle portate avanti dai lavoratori italiani di Pomezia, con la particolarità che il Governo Britannico consente, da subito, la sperimentazione su esseri umani.
E, infatti, proprio la professoressa di Vaccinologia all’Università di Oxford, sotto la cui guida sono in corso i lavori sul vaccino, Sarah Gilbert ha confermato che avvierà gli studi sull’uomo entro due settimane e asserito che esiste l’80% delle possibilità che il vaccino funzioni.
“Anche l’Italia come nazione potrà renderlo possibile, occorre però che subentri una discussione istituzionale per far sì che possa esserci questo interesse da parte del governo. Se lo si può fare in Inghilterra, lo si può fare anche qui, serve solo il coinvolgimento istituzionale e regolatorio che si devono allineare per renderlo possibile“.
Queste, in sintesi, le parole conclusive di Liguori che fanno capire come, per il nostro paese, ci siano vincoli e regolamentazione diverse da seguire per poter attuare una sperimentazione sull’essere umano.
Si tratta certamente di questioni delicatissime e l’unica cosa che, istintivamente, viene da pensare è che una percentuale dell’80% di probabilità sulla buona riuscita del vaccino sia ancora troppo bassa per rischiare un test su delle vite umane.
Non ci resta, quindi, che seguire con trepidazione, l’evolversi di questa ricerca, con l’apprezzamento, da italiani, per l’eccellenza che deriva da una nostra struttura.