Stefano Mei (foto archivio)
Stefano Mei (foto archivio)

Sono passate pochissime ore dal momento in cui, verso le 17,45 di ieri sera, Stefano Mei è stato proclamato Presidente della FIDAL dall’Assemblea Ordinaria Elettiva che l’ha scelto, al ballottaggio con l’altro candidato, Vincenzo Parrinello, uscito vincente al primo turno di votazioni che avevano eliminato dalla competizione il terzo pretendente, Roberto Fabbricini.

Neanche un giorno da Presidente e per l’ex campione d’Europa dei 10000 metri a Stoccarda 1986 si prospettano già momenti complicati da gestire, perché il Consiglio Federale eletto è composto per 7/12esimi da persone espresse dall’area di Parrinello, e questo vuol dire che ogni decisione presa dal Presidente potrebbe essere sempre bloccata o, ancor peggio, che se i 7 eletti della lista Parrinello decidessero, per qualsivoglia motivo, le dimissioni in massa, la Federazione verrebbe commissariata e si andrebbe automaticamente a nuove elezioni.

Scrivo questo, per dovere di cronaca, senza entrare nel merito di voci e pettegolezzi che si susseguono nelle ultime ore su ipotetici colpi di scena miranti a far saltare subito il nuovo Governo dell’Atletica perché, come sempre, voglio ricordare che stiamo parlando di sport, passione e, soprattutto, del prestigio nazionale derivante dai successi dei nostri Atleti, quindi non di questioni da cui dipenda il futuro dell’umanità.

Come ho sempre sostenuto, fare il Presidente di una Federazione sportiva, nella fattispecie quella dell’Atletica, è una missione, nella misura in cui è molto più grande l’onere per rivestire tale incarico che non l’onore.

Un Presidente ideale, e certamente Alfio Giomi lo è stato, deve dedicare tutta la sua vita, tranne le poche ore di sonno, all’Atletica, e naturalmente deve anche avere la forza fisica e quella mentale per reggere un tale impegno.

I programmi, le idee, vanno benissimo, ma poi quello che conta sono le azioni e voglio ribadire, per l’ennesima volta, le cinque caratteristiche fondamentali che dovrebbe avere, a mio modesto avviso, colui che regga la massima Federazione di Atletica.

  • Dedizione totale
  • Passione
  • Energia
  • Competenza tecnica e di regolamenti
  • Esperienza dirigenziale nell’ambito sportivo

Adesso c’è un nuovo Presidente e il mio auspicio, per il bene dell’Atletica, è che Stefano Mei possa, oltre ogni bellissimo programma pensato e scritto, essere e avere tutto questo.

Io credo sinceramente di si, pur se non si può negare che i suoi due contendenti avessero qualcosa in più di lui nell’ambito dell’esperienza dirigenziale, ma penso anche che, nell’ottica di una sempre maggiore promozione e diffusione dell’Atletica Italiana, per il tifoso di sport sia positivo e coinvolgente che, a capo di una Federazione, ci sia un grande ex atleta.

Non ho voluto, in fase preelettorale, mai commentare i vari programmi ma adesso voglio dire che quello di Mei era certamente il meglio strutturato, il più completo ed anche quello, sicuramente, più premiante per tanti attori del mondo dell’Atletica.

Come scritto subito ieri, la vittoria di Stefano è scaturita dalla sua grande determinazione e perseveranza, dall’averci sempre creduto ostinatamente anche quando sembrava che, pure questa volta, per lui sarebbe stato impossibile raggiungere l’obiettivo.

Adesso, però, viene il difficile e mi auguro veramente, per il bene dell’Atletica, che ieri tutti indistintamente hanno sempre nominato, che possa portare avanti il suo programma.

Dopo avergli fatto gli auguri personalmente, con un messaggio, glieli rifaccio pubblicamente e mi auguro di poterlo intervistare, a breve, per il nostro quotidiano.

Il nuovo Consiglio Federale (foto Mezzelani/GMT)
Il nuovo Consiglio Federale (foto Mezzelani/GMT)
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