Yuki Kawauchi (foto Fidal)
Yuki Kawauchi (foto Fidal)

Nel fine settimane delle varie corse su strada spicca, a mio avviso, l’ennesima maratona corsa in carriera dal giapponese Yuki Kawauchi.

Il 32nne di Setagaya-Tokio, infatti, si è ancor più avvicinato al traguardo della partecipazione a 100 maratone, tutte terminate, correndo in quella giapponese di Hofu, dove è giunto settimo in 2:14’17 in una gara vinta dal semisconosciuto Mathew Kiprotich in 2:10’47.

Non si tratta certamente di un record di partecipazione in quanto l’Atletica è ricca di storie di ogni genere che, spesso, sono maggiormente definibili come imprese da guinnes dei primati che non vere e proprie performance sportive.

In tal senso ricordo di un signore piemontese, Piero Ancona che, nel 2017 aveva corso la sua millesima maratona in 19 anni, tutto tra i suoi 46 e 65 anni di età oppure di Enzo Caporaso, anch’esso piemontese, che veramente nel guinnes dei primati ci è finito varie volte tra cui nel 2018 quando decise, per festeggiare i suoi 59 anni di vita, di correre 59 maratone consecutive in 59 giorni.

Ma tornando un po’ di più in quella che, non me ne vogliano i due signori appena nominati, possiamo definire una vera area agonistica, non posso non ricordare il grande Giorgio Calcaterra capace di correre, in carriera, ben oltre 200 maratone tutte a buon livello, con un personale realizzato nel 2000 di 2:13’15, anno in cui corse ben 16 maratone sotto le 2 ore e 20.

Mi fa piacere sottolineare come Giorgio, adesso 47nne, continui la sua carriera agonistica alla grande, essendosi dedicato in particolar modo, negli ultimi 10 anni, alle 100 chilometri, vincendo per 12 volte consecutive la famosissima 100 del Passatore e diventando Campione del Mondo sulla distanza per tre volte.

Ma tornando al nostro giapponese Kawauchi, quello che mi ha colpito è stato scoprire come, tutte le sue maratone (PB 2:08’14), siano state corse ad ottimo livello, ben 41 vittorie assolute e 16 podi con, inoltre, la partecipazione a manifestazioni molto importanti tra cui i recenti campionati del Mondo di Doha dove si è piazzato 29mo.

Mi sono chiesto, allora, essendo risaputo che per ottenere un risultato ottimale sui 42,195 chilometri, non si debba correre questa distanza più di 4/5 volte all’anno, come mai questo ottimo atleta abbia invece scelto la strada della quantità, una media di 8/9 maratone all’anno che, a mio avviso, lo penalizzano certamente sulla prestazione finale.

La risposta è semplice, in realtà, forse poco poetica e molto pratica. Gli ingaggi delle maratone sono molto alti e i premi finali, di piazzamento e di prestazione, molto allettanti.

Non c’è assolutamente niente di strano. E’ giusto che un professionista che dedica tutta la sua vita all’allenamento, con infiniti sacrifici, possa monetizzare al meglio il suo sforzo ma, consentitemi di pensare per un attimo, a una visione più romantica che mi porterebbe, nelle potenzialità del giapponese, a sognare qualcosa di grande, che mi consegnasse alla storia, come un podio Olimpico.

Chissà, magari l’anno prossimo Yuki, dopo il raggiungimento di quota 100, cambierà strategia in vista di quella che sarebbe la sua prima Olimpiade da correre, oltretutto, a casa sua.

 

 

 

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