Roberto Vanzillotta (foto Sprint Academy)
Roberto Vanzillotta (foto Sprint Academy)

Il titolo è la citazione di un film capolavoro del 1971, di Elio Petri, con Gian Maria Volontè, ma in realtà non ha niente a che vedere con l’opera cinematografica, salvo che, a mio avviso, rispecchia idealmente la situazione di Roberto Vanzillotta, preparatissimo tecnico di salto in alto, una vita vissuta sulle piste di atletica e la prospettiva di lasciare il segno, allenando Alessia Trost, una dei più grandi talenti della storia italiana del salto in alto.

Vanzillotta, come il più diligente degli operai, passa tutte le sue giornate nella sede della società di Atletica di cui è il Presidente, la Geas, nella struttura sportiva di Sesto San Giovanni intitolata a Pino Dordoni e lì, nel suo ufficio, l’ho incontrato per farmi raccontare come è nato questo sodalizio con Alessia e come stanno procedendo le cose.

Ciao Roberto, ho scambiato due parole con Alessia, prima, e ho avuto la sensazione di un ragazza molto serena e soddisfatta della sua scelta.

Raccontaci come si è arrivati all’inizio di questo nuovo percorso?

Qualche giorno dopo aver letto della risoluzione del rapporto di collaborazione tra Alessia e Marco Tamberi, ebbi modo di parlare al telefono con Antonio (La Torre) e mi permisi di consigliargli un paio di tecnici che, a mio avviso, sarebbero stati idonei per l’atleta: Giuliano Corradi e Orlando Motta.

Per tutta una serie di motivi, però, Antonio mi spiegò che non era possibile e allora, per fare una battuta, gli risposi che non gli rimaneva che scegliere me. A quel punto mi disse che lui e Roberto Pericoli, il suo principale collaboratore, avevano pensato proprio a me.

Nei giorni seguenti, vi fu un incontro, qui a Sesto, insieme ai vertici tecnici della Fidal e delle Fiamme Gialle (il Gruppo Sportivo dell’Atleta) e naturalmente con Alessia che, una volta conosciutomi, disse che voleva avere un colloquio in privato con me.

Quell’incontro è stato decisivo, per entrambi, perché è scattata subito quella giusta empatia che ha permesso che si iniziasse questo cammino.

Quando e come è iniziata la preparazione per la nuova stagione e come sta Alessia, adesso?

Abbiamo cominciato a lavorare insieme il 4 Novembre. La ragazza sta fisicamente molto bene, è in ottima forma, ma considera che ha dovuto affrontare, in pochi giorni, un totale cambiamento di vita, essendosi trasferita a vivere da Ancona a Monza, con tutto quanto ne consegue.

Ho quindi deciso di iniziare in maniera graduale, con 5 allenamenti a settimana, dal lunedì al venerdì, a cui adesso ho aggiunto, dopo due settimane, una doppia seduta che le faccio svolgere il martedì e il giovedì.

Su cosa state lavorando in questo momento e su che basi intendi impostare la preparazione?

Siamo all’inizio e quel che mi preme è, innanzitutto, consolidare quell’empatia di cui ti ho parlato prima. Il primo periodo di ogni preparazione è, ovviamente, dedicato alla forza e stiamo quindi lavorando in tal senso perché, a mio avviso, è proprio in questo ambito che si possono trovare margini di miglioramento per farla saltare più in alto.

In pratica vuoi dirmi che l’hai trovata un po’ carente di forza?

Diciamo, con il massimo rispetto per chi l’ha allenata prima di me, che la sensazione che ne avevo, quando la vedevo saltare in gara, era che le mancasse un po’ di forza in alcuni momenti cruciali, quali ad esempio l’inizio della rincorsa.

A tal riguardo abbiamo cominciato a lavorare proprio su questo aspetto, nel senso che, senza modificare i 10 passi da fermo a cui ormai si è abituata, la mia idea è di farla crescere di forza in modo che, i primi due appoggi, possano essere più ampi e dinamici, al fine di farla arrivare più veloce sotto l’asticella.

Una volta migliorato questo dettaglio, nel momento in cui riuscirà, come auspicato, ad arrivare più veloce allo stacco, vorrei lo facesse leggermente più lontano dai ritti, come già faceva ai tempi dei suoi salti migliori.

Un ritorno al passato, dunque?

Non proprio. L’obiettivo, ovviamente, deve essere quello di farla saltare più in alto possibile, riportandola dove il suo talento e il suo pregresso la possono far arrivare.

Quel che è successo negli ultimi 3 anni, però, non va assolutamente considerato in maniera negativa, va solo migliorato, cercando di mantenere quegli aspetti che hanno funzionato molto bene quali, su tutti, l’azione di valicamento dell’asticella.

Un ricetta semplice, in definitiva?

Ovviamente no, in teoria si pensano tante cose ma, poi, in pratica cambia tutto. Abbiamo delle premesse che sono l’indiscusso talento di Alessia, la sua passione e determinazione, la sua voglia di tornare ai livelli che le competono che, poi, non ha mai abbandonato del tutto, vista la medaglia di bronzo ai Mondiali indoor dell’anno scorso.

Diciamo che è un problema di cm. e sono 3/5 quelli che può e deve recuperare per poter essere sempre tra le prime 5 al mondo e, nel contesto di una singola finale, la possono far lottare per uno dei gradini del podio.

Per ottenere questo, però, è molto importante la sua testa, che deve ritrovare un po’ di quella autostima che, secondo me, ha perso e che le permetterà, poi, in gara, di essere più sicura di se stessa.

La mia filosofia di lavoro parte anche da questo, riuscire a far memorizzare all’atleta tutti i vari meccanismi del gesto atletico in modo che, poi, in pedana, possa non avere alcun tipo di dubbio e sappia gestirsi nella maniera più autonoma possibile.

Avete già fatto un programma agonistico per i prossimi mesi, in particolare per le gare indoor?

I saltatori, in generale, amano molto le competizioni al coperto, perché non vi è la minima incidenza del vento che, all’aperto, può disturbare e Alessia ha fatto il suo personale (2 metri) proprio in un palazzetto.

Ma adesso è troppo presto, per i motivi che ti ho già detto, per fare delle previsioni. Tra un mese circa avremo le idee più chiare e, se torni a trovarmi, sarò felice di aggiornarti, fermo restando che mi farà piacere ogni volta che verrai a vedere un allenamento di Alessia.

Grazie Roberto, sicuramente mi rivedrai presto e con l’occasione annuncio ai nostri lettori che, a brevissimo, faremo una video intervista esclusiva proprio con Alessia.

Un ultima domanda, però, te la voglio fare, perché un po’ ti conosco, da qualche anno, e so che fai fatica a staccarti dalla tua Sesto e dal tuo campo sportivo.

Come farai quando dovrai seguire Alessia in giro per il mondo?

Guarda(e lo dice sorridendo), è più probabile che Alessia possa saltare 2,10 metri a Tokio che io sia presente a Tokio.

Detto questo, sulla porta d’ingresso della struttura sportiva, il coach mi saluta perché c’è un ragazzo che l’attende per fare un’iscrizione a qualche corso.

Al Pino Dordoni di Sesto si respira Atletica in ogni angolo e sono sempre più convinto che la scelta di Alessia, perché lei lo ha voluto, sia stata perfetta.

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