La vicenda legata ad Alex Schwazer, l’atleta altoatesino, medaglia d’oro olimpica a Pechino 2008 nella 50 chilometri di marcia, squalificato due volte per doping dalla Giustizia Sportiva, è un argomento che abbiamo spesso trattato, negli ultimi mesi, cercando di approfondire, in maniera oggettiva, la materia nel modo più equidistante possibile dalle ragioni avanzate da tutti i vari protagonisti.
In tale ottica, oggi, ci limitiamo a riportare la notizia, apparsa ieri su tutte le principali fonti mediatiche, della richiesta di archiviazione, avanzata dal Procuratore della Repubblica, presso il Tribunale Ordinario di Bolzano, Giancarlo Bramante, il quale si è pronunciato in tal senso sulla base, in buona sostanza, di una serie di dubbi emersi, in quattro anni di indagini preliminari, sul fatto che l’atleta possa essersi effettivamente dopato in occasione della seconda squalifica generata dal controllo del 1 gennaio 2016.
Senza entrare più di tanto nella motivazione del Procuratore, la ragione essenziale di tale decisione sta in possibili anomalie nel procedimento di conservazione della provetta incriminata ma, in nessun modo, viene ipotizzata alcuna manomissione, della stessa, che possa dare certezza alla teoria del complotto, da sempre portata avanti dalla difesa.
Insomma, se fosse una sentenza si potrebbe parlare di “assoluzione per insufficienza di prove”, anche se tale termine è totalmente improprio perché questa è stata solamente, pur se durata oltre quattro anni, un’indagine preliminare.
Adesso la parola finale di tale procedimento ce l’avrà il GIP, Walter Pelino, ma appare scontato che confermerà la richiesta della Procura e tutto verrà, quindi, archiviato per la giustizia penale.
Cosa succederà dopo? A nostro avviso ben poco, nel senso che l’obiettivo primario della difesa era il riconoscimento dell’onorabilità dell’atleta e, in tal senso, già da tempo Alex Schwazer gode di ampio consenso da parte di quasi tutti gli organi di stampa italiani.
Peraltro, ci sentiamo solo di evidenziare come certi eclatanti titoli, apparsi nelle ultime settimane, da parte anche di importantissimi quotidiani che parlavano, senza troppi giri di parole, di complotto appurato certamente, siano di fatto smentiti dalle conclusioni della Procura di Bolzano.
Nell’ambito sportivo, invece, ricordiamo che la sentenza del TAS di Losanna dell’agosto del 2016, che ha decretato la squalifica a 8 anni del marciatore altoatesino, poteva essere appellata solo davanti al Tribunale Federale Svizzero e che, tale organo, si era già pronunciato negativamente, per cui è assolutamente impossibile che l’atleta possa tornare alle competizioni prima del 2024.