Andrew Howe, a nostro avviso il più straordinario talento dell’atletica italiana del nuovo millennio, ha annunciato ogg nel corso di un’intervista televisiva rilasciata al programma televisivo “Verissimo” il ritiro ufficiale dalla sua carriera agonistica, anche se di fatto la notizia era già stata riportata nella prima mattinata in quanto il noto rotocalco viene sempre registrato qualche giorno prima.
Nel corso del suo lungo e commovente intervento il 37enne Andrew, apparso abbastanza segnato in viso, ha raccontato della sua carriera, dei suoi trionfi ma anche e soprattutto delle tante pressioni che lo hanno sempre condizionato, e del fatto che la sua più grande paura, quantomeno sino a poco tempo fa, era quella di non essere stato un atleta in grado di rendere per quello che tutti si aspettavano da lui e, quindi, fondamentalmente di non essere stato realmente un grande campione.
Ricordiamo tra l’altro come, proprio in occasione dei Giochi Olimpici di Tokyo 2021, lo stesso Andrew avesse fatto uscire sulla sua pagina facebook un post dai contenuti molto amari, in cui diceva innanzitutto di essersi reso conto che forse nella sua carriera da atleta era stato troppo sopravvalutato e che gli atleti forti partecipano alle olimpiadi e vincono anche le medaglie, mentre lui al massimo era riuscito a fare due partecipazioni a cinque cerchi, una a 19 anni e un’altra da non citare nemmeno.
Nell’intervento di oggi, però, Howe ha raccontato di come i drammatici ultimi mesi vissuti a causa dell’ictus che ha colpito a Los Angeles, dove lavorava, la madre Renè Felton, e il fatto di essere riuscito in breve tempo a riportarla in Italia per le cure che stanno facendo certamente effetto, gli abbia restituito la giusta tranquillità interiore e fatto prendere la definitiva decisione di intraprendere un nuovo percorso di vita.
Il suo esempio, come da lui stesso ricordato, sarà sempre importante per le presenti e future generazioni di atleti e allora, ancora una volta, vogliamo ricordare alcuni momenti della sua lunga, anche se molto sfortunata per certi versi, carriera.
La sintesi della sua vita agonistica
Andrew nasce a Los Angeles da genitori statunitensi e, dopo essersi trasferito all’età di 5 anni a Rieti con la madre che si risposa con un italiano di cognome Besozzi, diventa cittadino italiano.
Cresce atleticamente al campo scuola di Rieti praticando, a livello giovanile, diverse specialità, sia nelle distanze veloci piane e sugli ostacoli, che nei salti sia in estensione che in elevazione, sempre seguito dalla madre René Felton che è stata sua allenatrice dall’età di 15 anni per tantissime stagioni.
A 16 anni, nella sua prima grande esperienza internazionale dei mondiali under 18 di Debrecen in Ungheria, conquista la medaglia di bronzo nel salto in lungo con la misura di 7,61 che rappresenta ancora oggi uno dei suoi tantissimi record nazionali giovanili ma la sua grande esplosione a livello mondiale la raggiunge, tre anni dopo, nei sopra citati campionati del mondo under 20 di Grosseto dove si impone nel lungo con 8,11 e nei 200 metri con 20″28, prestazioni anch’esse che rappresentano ancora oggi i record di categoria e tale crono, peraltro, è rimasto sempre anche il personale dell’atleta.
Solo un mese dopo la rassegna iridata che certamente gli aveva prosciugato grandi energie fisiche e mentali, Andrew esordisce ai Giochi Olimpici di Atene 2004 ma, dopo aver passato il primo turno di qualificazione nei 200 metri, torna a riacutizzarsi un dolore al piede che aveva già avvertito nelle settimane precedenti e viene frenato nei quarti di finale non riuscendo a centrare la semifinale che sarebbe stata ampiamente alla sua portata.
Si presenta sul mezzo giro di pista anche ai campionati del mondo di atletica di Helsinki, del 2005 successivo, ma si ferma nuovamente al secondo turno e non è certamente fortunato nemmeno con la staffetta 4×100, di cui fa parte, in quanto la squadra italiana viene squalificata nelle qualificazioni per la finale.
I due anni successivi sono certamente i migliori della sua carriera in quanto, nell’inverno del 2016 ottiene la sua prima medaglia da assoluto, classificandosi terzo ai Mondiali di atletica indoor di Mosca 2006, nel salto in lungo, con la misura di 8,19 metri.
Inizia poi la stagione delle gare all’aperto cimentandosi anche sui 400 metri e stabilendo il suo primato personale con 46″03 a Rieti che lo porta a correndo nella staffetta 4×400 della Coppa Europa di Malaga, dove soprattutto si impone nella gara di salto in lungo con la misura di 8,29 metri, suo nuovo record.
Il 14 luglio 2006 allo Stadio Olimpico di Roma, nell’ambito del Golden Gala, Howe arriva terzo nel salto in lungo con un nuovo primato personale di 8,41 metri, a soli due centimetri dal record italiano detenuto da Giovanni Evangelisti.
Infine, sempre in quell’anno, Andrew diventa a soli 21 anni campione europeo del salto in lungo a Goteborg con la misura di 8,20 metri.
All’inizio del 2007 si trasferisce per un breve periodo negli Stati Uniti per uno stage dove ha modo di conoscere Carl Lewis, e poi vince un altro titolo europeo nel salto in lungo, questa volta al coperto del palazzetto di Birmingham in Gran Bretagna, battendo il record italiano al coperto sempre di Evangelisti, con la misura di 8,30
Ai successivi mondiali giapponesi di Osaka del 2007, poi, il momento culmine della sua carriera con una incredibile e indimenticabile finale in cui lotta sino all’ultimo salto con il fenomenale panamense Irving Saladino che supera con un ultimo salto di 8,47, nuovo record italiano all’aperto, per poi essere risuperato dallo stesso caraibico all’ultimo istante della gara che gli vale in ogni caso una storica medaglia d’argento.
Purtroppo, però, dopo la grande impresa di Osaka per il grandissimo talento azzurro è iniziato un interminabile periodo di situazioni sfortunate che ne hanno compromesso le infinite possibilità agonistiche e, tra l’altro gli hanno consentito solo un’altra partecipazione olimpica, nel 2008 a Pechino, dove sempre per problemi fisici non risolti mancò l’accesso alla finale finendo al 20esimo posto assoluto.
Dopo di allora, in realtà, poche le situazioni in cui Andrew è riuscito a fare vedere sprazzi della sua immensa classe e tra queste ricordiamo a livello di massime competizioni internazionali il quinto posto nel salto in lungo agli europei di Barcellona nel 2010, la vittoria sui 200 metri del Golden Gala del 2011 con il crono di 20″31 ed anche quella della notturna di Milano, del 2010, sempre sul mezzo giro di pista con 20″30, dove in entrambe le occasioni ha sfiorato quel suo crono di 20″28 con cui vinse i campionati del mondo juniores del 2004 e che è rimasto, ironia della sorte, il suo personale di sempre.
Ma, nonostante tutte le cadute, Andrew è sempre tornato in pista e in pedana con l’entusiasmo e la passione di sempre e lo fa ancora oggi, dopo che nel novembre scorso ha dovuto subire l’ennesima operazione chirurgica per risolvere un problema al calcagno e siamo certi che sia ancora di grandissimo esempio per tanti giovani che si avvicinano sempre più numerosi all’atletica.