Il campione olimpico della 50 km di marcia a Pechino 2008, Alex Schwazer, che sta scontando una seconda squalifica per doping di 8 anni che scadrà il 7 luglio 2024, dopo la prima di 3 anni e 9 mesi scaduta nel 2016, ha comunicato personalmente nel corso della trasmissione televisiva “Grande Fratello” a cui sta partecipando quale concorrente, di avere ricevuto notizia che la Wada, agenzia mondiale antidoping, gli ha negato una richiesta di sconto al fine di poter tornare a gareggiare prima della scadenza naturale della sua seconda condanna.

Il marciatore, che compirà 39 anni il prossimo 26 dicembre, aveva dichiarato  pubblicamente di voler provare, se avesse avuto la riduzione della squalifica, a qualificarsi per le Olimpiadi di Parigi 2024 e, in tale ottica, aveva chiesto agli autori del programma televisivo a cui sta partecipando di fornirgli all’interno della casa un tapis roulant per poter seguire un rigido programma di allenamento, peraltro commentato settimanalmente dal più importante quotidiano sportivo italiano, con anche notevoli apprezzamenti sui riscontri ottenuti.

Questo clamore mediatico ha probabilmente fatto scrivere a tutte le principali testate giornalistiche, in questi giorni, che la decisione di Wada gli abbia impedito la partecipazione alle Olimpiadi ma, riteniamo doveroso in quanto ci occupiamo di questo sport quotidianamente da anni, senza nemmeno entrare nel merito di tutto quanto ci sia dietro questa vicenda, precisare come la decisione di Wada fosse in realtà solo una delle tre situazioni che avrebbero dovuto realizzarsi al fine della presenza di Schwazer alle Olimpiadi e che, se anche gli fosse stata data la possibilità di tornare a gareggiare prima del 7 luglio 2024, avrebbe dovuto conquistarsi uno dei tre posti disponibili per l’unica gara individuale di marcia rimasta, la 20 km, impresa non semplice per la presenza di grandi campioni quali su tutti Massimo Stano e Francesco Fortunato, ma soprattutto ci sarebbe stato un ultimo insormontabile ostacolo, l’impossibilità di vestire la maglia azzurra per via della Carta Etica creata dalla FIDAL nel 2013, la quale prevede per gli atleti squalificati con un minimo di due anni per doping l’esclusione automatica dalla nazionale italiana, salvo la possibilità per il consiglio federale stesso di derogarvi in casi rarissimi, ma soprattutto con un voto unanime di tutti i consiglieri, ipotesi quasi impossibile da immaginare.

Per chi volesse vi rimandiamo in ogni caso al nostro articolo di inizio ottobre in cui avevamo affrontato più nel dettaglio le varie ipotesi da realizzarsi.

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