Giovanni Malagò (foto CONI)
Giovanni Malagò (foto CONI)

Ho sempre pensato che un buon quotidiano di informazione sportiva, nella fattispecie dedicato all’Atletica, debba occuparsi solamente di dare notizie sui principali eventi di questo meraviglioso sport, oltre a cercare di offrire il massimo risalto ai loro protagonisti: gli Atleti.

Le inutili polemiche, le critiche strumentali per cercare di richiamare attenzione, le questioni politiche, tutto quanto non è sport agonistico, non mi è mai interessato e, in tale ottica, non mi sono mai occupato delle questioni legate ai rapporti, tra il CONI e il Governo, in merito alla riforma dello Sport divenuta legge nell’agosto del 2019.

Per chi non lo sapesse, riassunto in maniera molto sintetica, poco più di due anni fa l’allora Segretario del Consiglio dei Ministri con delega allo Sport, non c’era un ministro incaricato, Giancarlo Giorgetti, portò avanti una riforma del sistema sportivo legato al CONI, che poi divenne Legge dello Stato (L. 8 agosto 2019, n. 86) e fu in vigore dal 31 agosto successivo.

Senza entrare, ovviamente, nel merito della legge stessa, il problema è che da vari mesi il Comitato Olimpico Internazionale (CIO), dopo aver esaminato nel dettaglio la riforma stessa, ha preso una posizione precisa nel senso che ritiene come determinate novità introdotte limitino di fatto l’autonomia del CONI e questo, secondo il Comitato, sarebbe in contrasto con lo statuto del CIO stesso.

In tale direzione, da diversi mesi, sono stati lanciati degli avvertimenti all’attuale Ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, e al Governo stesso che, ricordo, non è lo stesso che fece approvare la riforma, al fine di far apportare delle modifiche che ridiano al CONI quell’autonomia ritenuta indispensabile dal Comitato Olimpico.

Varie volte, negli scorsi mesi, i media hanno riportato le parole di Thomas Bach che ipotizzava come si sarebbe potuto vietare all’Italia, se non fosse stata risolta la questione, di presentare alle Olimpiadi i propri atleti sotto la Bandiera e l’Inno Nazionale.

Sinceramente ho sempre ritenuto quanto sopra solo questioni meramente politiche su cui, certamente, si sarebbe trovato un accordo, prima o poi, ma incredibilmente, a meno di 7 mesi dall’inizio ufficiale dei Giochi, il Presidente del CONI, Giovanni Malagò, rilascia un’intervista in cui si mostra molto preoccupato, in quanto il problema non è stato per niente risolto.

La sintesi delle parole di Malagò

Dopo aver speso impegni e promesse senza essere riusciti a ottenere la soluzione, siamo arrivati all’ultimo miglio.

L’Italia in questi frangenti dà il meglio di sé e tira fuori il coniglio dal cilindro: è abbastanza imbarazzante essere arrivati a questo punto, ci auguriamo che chi ha l’onere e la responsabilità di trovare la soluzione, quanto meno mantenga la parola perché ormai tutti sanno perfettamente il rischio che corriamo.

Nessuno si augura sanzioni, sarebbe un danno di immagine spaventoso. Pensate alla Russia, paese top e non solo per lo sport, che non potrà partecipare con la propria bandiera né alle Olimpiadi di Tokyo né ai Giochi di Pechino”.

Ho incontrato recentemente anche il Premier Conte, mi ha ascoltato ed era assolutamente preparato sull’argomento, ricordando benissimo il 24 giugno 2019 quando venne a Losanna per l’assegnazione dei Giochi di Milano-Cortina.

Conte non ha alcun tipo di responsabilità, tutto è legato alla legge delega, adesso il problema è sul suo tavolo e lo stesso Bach è in contatto costante con lui.

È tutto surreale. Stiamo lavorando in un contesto emergenziale, non esiste ancora una nostra pianta organica. Stiamo facendo di necessità virtù.

Peraltro c’è una concomitanza di date, con le elezioni del Comitato olimpico nazionale a metà maggio e due mesi dopo bisognerà essere a Tokyo: rendetevi conto del tour de force che affrontiamo anche da un punto di vista organizzativo verso Giochi Olimpici che saranno diversi e sicuramente molto belli. Sono convinto che sarà l’edizione più importante di sempre”.

Ricordiamo che il prossimo 27 gennaio ci sarà un esecutivo del CIO dove potrebbe essere affrontato l’argomento e dove, se il Governo Italiano non garantirà l’autonomia del Comitato Olimpico Nazionale, potrebbero scattare delle sanzioni.

Questi i fatti su cui non voglio aggiungere altro, salvo ribadire che andare ai Giochi senza Bandiera e Inno Nazionale sarebbe come scrivere la pagina più brutta, in assoluto, della storia dello Sport Italiano.

 

 

 

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