Mi sono limitato, ieri, a dare la semplice notizia dell’archiviazione della richiesta di rinvio a giudizio di Alex Schwazer, da parte dell‘Ufficio per le Indagini Preliminari di Bolzano, in merito alle accuse di doping che avrebbero potuto portare l’Atleta a dover subire un procedimento penale in merito.

Scrivo questo perché ieri, sull’onda dei vari articoli apparsi online su tutti i giornali, anche io che conosco abbastanza bene l’iter della vicenda, ho commesso l’errore di usare la parola assoluzione per non aver commesso il fatto, dall’accusa di doping, mentre tale  termine è assolutamente improprio, nella misura in cui quanto accaduto negli ultimi 4 anni e mezzo, presso il Tribunale di Bolzano, non era un processo ma un’indagine preliminare, lunghissima ma tale era, per decidere se fare un processo penale a Schwazer, con l’accusa di assunzione di sostanze dopanti, per la quale la Giustizia Sportiva l’ha condannato, nell’agosto del 2016, a 8 anni di squalifica.

Sottolineo questo punto per evidenziare, una volta di più, come trattasi di una vicenda di una complessità infinità e di come venga spesso trattata con poco approfondimento nella misura in cui ci si dimentica addirittura, e ho sbagliato anche io, di sottolineare che non c’è stato alcun processo e quindi non ci può essere stata alcuna assoluzione.

Indubbiamente, però, rimane il fatto che l’ordinanza del Giudice Walter Pelino, magistrato del Tribunale di Bolzano, dopo quattro anni e mezzo di indagini preliminari, con varie perizie sul merito delle quali abbiamo sempre ampiamente riportato e, chi volesse può visionare tutti i vari nostri articoli sull’argomento, abbia disposto l’archiviazione del caso.

Tale decisione era, peraltro, assolutamente prevista per come si erano svolte le varie udienze preliminari alla fine delle quali, specie dopo le ultime, dalle dichiarazioni del collegio della difesa e dello stesso atleta, si percepiva grandissimo ottimismo su quelle che sarebbero state le risultanze del giudice.

Quella che pochi avrebbero potuto prevedere, e che è stata la vera grande sorpresa della giornata di ieri, è stata stata la motivazione dell’ordinanza che, per chi volesse, potrebbe essere letta nella sua interezza in quanto allegata sotto.

Il giudice Walter Pelino, infatti, non ha usato mezzi termini nel prendere la propria decisione e, pur non asserendo con certezza la manipolazione delle provette incriminate, ha dato grandissima probabilità a tale ipotesi, avanzando gravissimi sospetti sull’integrità morale dei massimi organismi mondiali, sia dell’Agenzia Antidoping, la WADA, che di World Athletics, la massima federazione di Atletica.

Ho letto vari punti del documento, redatto dopo anni di indagini, e certamente non mi sembra il caso di entrare nel merito delle varie motivazioni addotte dal giudice e delle sue ricostruzioni.

Quello che sicuramente colpisce, in ogni caso, è il fatto che si ponga tantissimo l’accento su aperte accuse, senza mezzi termini, contro WADA e World Athletics, citando tra l’altro, in fondo al dispositivo, le brutte vicende che hanno riguardato l’ex Presidente della massima federazione mondiale sino al 31 agosto 2015, Lamine Diack, da poco condannato a 4 anni per corruzione, insieme al figlio Papa Massata.

In particolare de estrema sintesi, il dott. Pelino parla di alto grado di credibilità razionale sulla manipolazione delle provette, di falso ideologico, di frode processuale oltre che diffamazione, e invita il Pubblico Ministero del Tribunale stesso ad aprire un nuovo procedimento a carico dei due organismi mondiali, che vengono anche definiti arroganti, nel loro modo di operare, con particolare riguardo all’agenzia mondiale antidoping definita irrispettosa dei diritti di garanzia dei singoli atleti.

Ora, la materia è talmente complessa che si potrebbero scrivere pagine e pagine, affrontando solo una minimissima parte del tutto ma, ciò di cui da subito sono stato certo, e che puntualmente si è avverato, sono state le reazioni delle istituzioni coinvolte, a cominciare dalla WADA che, questa mattina, ha subito emesso una durissima nota in merito.

La Wada è inorridita per le molteplici accuse sconsiderate e infondate fatte dal giudice contro l’organizzazione ed altre parti coinvolte in questo caso.

L’agenzia antidoping prende atto ‘con grave preoccupazione’ della sentenza e delle motivazioni fornite dal giudice.

Nel corso del procedimento, la Wada ha fornito prove schiaccianti che sono state confermate da esperti indipendenti e che il giudice ha respinto a favore di teorie infondate.

L’Agenzia sostiene tutte le prove fornite e respinge con la massima fermezza le critiche diffamatorie contenute nella decisione. Una volta che le motivazioni saranno state analizzate, la Wada prenderà in considerazione tutte le opzioni disponibili, comprese azioni legali“.

Questo l’ennesimo capitolo di una storia che sembra non debba mai avere una fine e che, certamente, anche prima dell’ordinanza di ieri, vede quasi tutta la stampa italiana a favore di Alex Schwazer, ritenuto una vittima di un sistema più grande di lui.

In realtà, a mio personale avviso, questo sistema, inteso come World Athletics e Wada, ha totalmente sottovalutato quanto accadeva a Bolzano e la forza dell’impianto difensivo messo in atto con grande impiego di energie di ogni tipo.

Come ho sempre sostenuto, da appassionato di Atletica, mi piacerebbe l’idea che Schwazer possa tornare a gareggiare e, varie volte, ho auspicato una linea difensiva più morbida, non di muro contro muro, ma di evidenziazione di qualche possibile anomalia che non fosse, però, il tentativo di demolire totalmente le istituzioni mondiali coinvolte.

Adesso, al di là delle inevitabili reazioni che già questa mattina sono cominciate, pensare che un Tribunale Sportivo, nella fattispecie il TAS di Losanna, che si è già pronunciato in merito, possa fare tornare a gareggiare l’Atleta, annullando la squalifica sulla base delle risultanze delle indagini di un giudice penale di Bolzano, mi sembra veramente fantascienza e, meno che mai, pensare che l’organismo oggetto di tutte le accuse, World Athletics possa concedere una grazia.

Una cosa è certa, in ogni caso, Alex Schwazer ha vinto da un punto di vista di immagine e, nessuna persona che non conosca a fondo i vari risvolti della vicenda, potrà mai avere il minimo dubbio della sua totale innocenza.

In serata,  è arrivata anche la prima reazione di World Athletics, che ha emesso un lapidario comunicato in cui ha escluso qualsiasi possibilità che, il marciatore italiano, possa tornare alle competizioni prima del 2024, alla data della scadenza dei suoi 8 anni di squalifica.

 

Sport OK Junior