Due secondi. Due secondi su 42 km fanno la differenza tra una prestazione eccezionale ed un record del mondo. Un altro, che Kenenisa Bekele avrebbe aggiunto alla collezione, assieme a quello dei 5000 metri (12:37.35) e dei 10 mila (26:17.53). Ma la carriera in pista del fortissimo etiope è ormai lontana: sono cinque anni che si dedica esclusivamente alle corse su strada. E alla Berlin Marathon, da sempre garanzia di tempi eccezionali, arriva un incredibile 2:01:41. Kipchoge non è solo: ha trovato un avversario del suo calibro.
Il re della maratona, che stamani ha rischiato fortemente di essere detronizzato, non era presente a difendere lo scettro conquistato proprio a Berlino lo scorso anno. Ha preferito concentrarsi sull’Ineos 1:59 Challenge, il tentativo di scendere sotto il muro delle due ore che effettuerà, in condizioni non omologabili, nel mese di ottobre a Vienna. Spazio dunque a un manipolo di valorosi in cerca di gloria.
Bekele non era il solo a cullare il sogno del record del mondo. I connazionali Lemma Sisay e Birhanu Legese gli hanno dato filo da torcere ben oltre metà gara. Addirittura, Legese gli era davanti di una decina di secondi ai 35 km, lanciato verso la vittoria. Ma una sua leggera crisi ha favorito il ritorno del più esperto Kenenisa, impegnato com’era in una progressione travolgente a caccia del primato. Il 2:02:48 di Legese è comunque il quarto tempo di sempre, nella gara dal livello medio (quello sì) più alto della storia.
Con questa affermazione perentoria Bekele scaccia i dubbi di chi, dopo una serie di controprestazioni, annunciava la parabola discendente della sua carriera. A trentasette anni, il leone dimostra ancora di saper ruggire. Significativo che abbia deciso di farlo a Berlino, piuttosto che al concomitante Campionato del mondo: la logica dei runners in questo è diversa dagli atleti della pista. Al femminile, un’altra etiope, Ashete Bekere, si impone in 2:20:24.