D’Amato batte il record statunitense sulla maratona

Per la 37enne atleta un ottimo crono sotto le 2h20

Keira D’Amato ha stabilito il primato statunitense di maratona fermando il cronometro in un eccellente 2h19’12 alla cinquantesima edizione della Chevron Houston Marathon in una giornata fredda e soleggiata.

La trentasettenne top runner statunitense ha tolto 24 secondi al precedente primato nazionale detenuto dalla connazionale Deena Kastor, che fermò il cronometro in 2h19’26 alla Maratona di Londra nel 2006.

D’Amato, che è stata la prima maratoneta statunitense in grado di vincere la maratona di Houston dal 2005, diventa la quarantaquattresima atleta ad abbattere la barriera delle 2h20’ salendo al ventiduesimo posto delle liste mondiali all-time. Ha corso la prima metà gara in 1h09’40 e la seconda parte in 1h08’32.

L’atleta, che lavora come agente immobiliare, lasciò la corsa per sette anni dal 2009 al 2016 dopo aver terminato il college perché non aveva successo a livello nazionale. E’ tornata a correre cinque anni fa quasi per hobby e dopo quasi un anno di allenamento ha debuttato in maratona correndo in 3 ore e 14 minuti alla Shamrock Marathon di Virginia Beach.

In carriera aveva corso in 2h22’56 a Chandler nel 2020 e si era classificata al quarto posto alla Maratona di Chicago nel 2021 in 2h28’22.

Ha stabilito il primato nord americano sulle 10 miglia con 51’23 a Washington e il primato personale sulla mezza maratona con 1h07’55 lo scorso mese.

La trentasettenne statunitense è transitata al 5 km in 16’25 insieme alla tre volte vincitrice della maratona di Houston Biruktayt Eshetu Degefa. La coppia di testa è rimasta al comando al 10 km in 32’45 e al 15 km in 49’14.

Degefa non è riuscita a tenere questo ritmo ed è rimasta attardata di 20 secondi rispetto a D’Amato, che è passata alla mezza maratona in 1h09’40. L’atleta di casa ha rallentato leggermente raggiungendo il passaggio ai 30 km in 1h39’14.

D’Amato ha accelerato di nuovo negli ultimi 12 km tagliando il traguardo in 2h19’12 con quasi dieci minuti di vantaggio sulla britannica Alice Wright e sulla statunitense Maggie Montoya, che hanno fatto registrare lo stesso tempo di 2h29’08.

Wright ha prevalso per il secondo posto in un arrivo allo sprint. Roberta Groner si è classificata al quarto posto in 2h32’02 davanti alla due volte vincitrice della Maratona di Chicago Atsede Baysa (2h32’38).

Keira D’Amato: “Non penso che riuscirò a trovare le parole giuste per descrivere quello che provo. Ho avuto una carriera davvero unica e la mia corsa si è evoluta nel corso della mia vita. Ho gareggiato a livello di high school e di università. Ho provato l’atletica dopo il college universitario ma mi sono infortunata.

Ho smesso per diversi anni e mi sono dedicata alla corsa solo per hobby e in qualche modo ho avuto una seconda opportunità. Mi sono sposata e ho avuto due figli. Ho iniziato a correre la maratona per perdere peso dopo due gravidanze.

Non riesco davvero a credere di essere diventata primatista statunitense. Con le pacemaker abbiamo tenuto un ritmo da primato. Ho sempre creduto nel mio cuore e nella mia anima che potevo batterlo.

Il keniano James Ngandu ha vinto la maratona maschile in 2h11’03 al debutto sulla distanza. Ngandu ha fatto parte di un gruppo di testa di otto atleti, che è transitato al passaggio intermedio della mezza maratona in 1h05’29. Gli atleti al comando sono passati insieme al 30 km in 1h33’57.

Ngandu ha lanciato l’attacco decisivo al 41 km e si è involato verso la vittoria con sette secondi di vantaggio sull’atleta del Barhein Abdi Abdo. Il keniano Elisha Barno si è classificato al terzo posto in 2h11’16” davanti al giapponese Kenta Uchida (2h11’18) e all’etiope Kelkile Gezahegne (2h11’32).

James Ngandu: “Sono sorpreso. La maratona non è un’avventura semplice. Mi sono allenato per dodici settimane e non pensavo di poter vincere. Non è stato facile sferrare l’attacco finale perché c’erano almeno sette atleti in grado di vincere. Non volevo attaccare troppo presto perché temevo che il mio attacco non avrebbe retto. Per questo ho aspettato fino all’ultimo chilometro.”

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