Grande crono di Yaremchuk nella Maratona di Francoforte: 2h25’36

Per l'azzurra di origini ucraine l'ottava miglior prestazione italiana di tutti i tempi

Sofiia Yaremchuk, la fondista italiana di origini ucraine, si era detta alla vigilia della sua seconda maratona della carriera molto carica e fiduciosa e, questa mattina a Francoforte, non ha certo tradito le attese chiudendo la sua brillante prestazione con il tempo di 2h25’36 che rappresenta un progresso di oltre tre minuti e mezzo sul crono da lei ottenuto al debutto sulla distanza, a Venezia l’anno scorso con 2h29’12.

Il risultato pone Sofiia, che ricordiamo potrà rappresentare i colori italiani nei grandi campionati internazionali solamente dall’ottobre del 2023, all’ottavo posto di sempre in  Italia ma anche sesta nelle liste europee dell’anno.

Al traguardo Yaremchuk chiude in un ottimo quarto posto nella 39esima edizione della classica tedesca, dopo essere transitata dodicesima in 1h12’21 a metà gara e avere recuperato otto posizioni prima del 35esimo chilometro, dove la proiezione finale era ancora di poco superiore alle 2h24 e quindi non lontana dal record italiano di 2h23’44 stabilito da Valeria Straneo nel 2012.

Solo una leggera flessione nella parte finale le ha precluso, quindi, un crono ancor migliore anche a causa della temperatura che aumentava e, d’altra parte, anche tra i vincitori non si sono ottenuti i crono auspicati alla vigilia.

Questi i parziali di Sofiia ogni cinque chilometri: 17’04, 34’22, 51’22, 1h08’36, 1h25’36, 1h42’35, 1h59’42, 2h17’31.

Le dichiarazioni di Yaremchuk: “Molto contenta per un aver raggiunto un risultato come questo ma dopo il venticinquesimo chilometro faceva davvero caldo e perciò non sono scesa sotto 2h25. Stavo benissimo fino al 35° con ottime sensazioni, viaggiando anche a 3:23-3:24 al chilometro, e mi interessava il tempo più che la posizione.

Questa gara mi ha fatto capire cosa è la maratona dopo il 37° quando c’è il rischio di non gestire il proprio corpo. E che non si può programmare al 100 per cento, può succedere di tutto, anche di correre con più di venti gradi. Vedevo davanti a me l’atleta al terzo posto in crisi, ma ero spenta e non riuscivo a riprenderla.

Alla fine è stato bellissimo ed emozionante per la gioia di essere arrivata, da condividere con il coach Fabio Martelli e con Marco Salami, bravo a fare un ritmo costante senza strappi. È il frutto di tanto lavoro, con tutto il team che mi è sempre vicino”.

L’altra azzurra in gara, Rebecca Lonedo, che era al debutto sui 42,195 km, ha chiuso in 2h39’54 dopo un calo di andatura nella seconda parte di gara.

Le parole di Lonedo dopo il traguardo: “Purtroppo dal ventesimo chilometro si è fatto sentire un fastidio alla pancia e ho cercato di resistere finché verso il 22esimo mi sono dovuta fermare. Poi ho cercato di riprendere, portandomi dietro i dolori, e sono riuscita a concluderla anche se con la nausea. L’importante era finirla, però è stata tosta in queste condizioni”.

Vittoria finale per la favorita keniana Sally Kaptich Chepyego in 2h23’11 davanti alle connazionali Helah Kiprop (2h24’40) e Jackline Chepngeno (2h25’14), tutte in difficoltà negli ultimi chilometri per il caldo crescente e quindi a conferma dell’enorme spessore del crono di Yaremchuk.

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