Il nuovo, fondamentale, anno dell’Atletica Italiana è appena cominciato. Uno degli Atleti su cui, personalmente, punto di più, è Claudio Stecchi il quale, all’età di 28 anni compiuti a Novembre, si trova ad affrontare, forse, la stagione decisiva della sua carriera.
L’ho raggiunto telefonicamente, all’indomani dell’annuncio del suo debutto sulla pista coperta di Orleans e, dopo aver scoperto che il Michel di secondo nome non presuppone alcuna origine francese, ma è stato solo un vezzo del padre Gianni Stecchi, anche lui ottimo saltatore con l’asta, ho raccolto le sue ultime impressioni.
Ciao Claudio, ho già avuto modo di parlare a lungo di te, tempo fa, grazie a una bella intervista rilasciatami dal tuo tecnico Giuseppe Gibilisco.
Adesso, però, è fondamentale conoscere le tue dirette sensazioni. Come stai?
Molto bene, grazie. Sono carico e non vedo l’ora di gareggiare. Dopo Doha, abbiamo fatto una serie di allenamenti molto soddisfacenti, non ho avuto nessun problema fisico e, quindi, non resta che andare in pedana per trovare la giusta adrenalina che solo la gara può darmi.
E’ risaputo che, con tutto il rispetto per il tuo ex tecnico Riccardo Calcini, l’avvento nella tua vita agonistica di Giuseppe sia stato fondamentale in quanto, essere allenati da un grande ex specialista, è certamente un notevole vantaggio.
Oltre ai suoi insegnamenti tecnici c’è qualcosa di lui, in particolare, che ha fatto la differenza mettendoti nella condizione, nel vero senso del termine, di decollare verso l’alto?
Hai detto bene, l’incontro con Giuseppe è stato per me determinante. I motivi sono molteplici, dalla sua esperienza, al suo essere per me tecnico, compagno di allenamento e amico ma, quel che mi carica oltremodo, sta nel come riesce ad infondermi sicurezza, specie immediatamente prima e durante la gara.
A Doha, ad esempio, nel giorno della qualificazione, mi ha detto di entrare a 5,60, quota che non aveva mai saltato come prima misura in una gara. Io ho avuto delle esitazioni, ma lui è stato fermo e mi ha detto, senza il minimo dubbio, che ce l’avrei fatta.
Per un atleta è fondamentale avere accanto una persona convinta al 100% delle sue scelte e, per questo, lo ringrazio tantissimo ma, indubbiamente, anche lo stimolo che mi deriva dalla presenza di un simile Atleta è straordinario.
Tecnicamente avete cambiato qualcosa rispetto all’anno scorso?
Fondamentalmente no, la lunghezza dell’asta sarà sempre di 5,10, per adesso, forse con una leggera durezza in più perché mi sento dotato di maggiore forza, anche in considerazione del fatto di essermi, finalmente, allenato con la dovuta continuità.
A proposito di allenamenti, Giuseppe mi ha raccontato di come prediliga fare programmi, di giorno in giorno, orientati sul tuo stato psico-fisico del momento. Ti trovi bene in questo senso?
Credo fosse anche una scelta obbligata, in considerazione del mio percorso agonistico tribolato e contraddistinto da tanti periodi di fermo per infortunio, negli anni passati.
Vedo, però, che la tendenza di vari allenatori, anche di altre specialità, è questa e pure quella di privilegiare molto la rigenerazione, ritenuta ormai elemento fondamentale nella preparazione.
Sabato si parte, con grandi aspettative annunciate quali, per cominciare, cercare nel corso della stagione indoor di battere il record indoor del tuo maestro, 5.82. Cosa ti aspetti dalla gara di Orleans?
La prima uscita è sempre difficile da pronosticare, per cui mi sento di fare delle previsioni dalla seconda in avanti nel senso che mi sono riproposto di saltare, come minimo, 5.70.
Credo sia doveroso, da parte mia, puntare sempre a tale misura, con l’obiettivo, ovviamente, di cercare l’acuto di cui hai parlato.
Il 22 febbraio, a Clermont-Ferrand, incontrerai i tre mostri sacri dell’asta, Kendricks, Duplantis e Lisek. Si possono avvicinare?
A dire il vero gli organizzatori non ci hanno ancora confermato, al 100%, la partecipazione a quel meeting dove spero tantissimo di esserci.
Credo sia doveroso, per me, provare a saltare più in alto possibile e, se come credo e mi ha convinto Giuseppe, sono in grado di superare i suoi limiti, anche all’aperto, forse nulla è impossibile.
Grazie Claudio, al primo 5,70 che fai in gara ti richiamo e mi racconti come è andata. Promesso?
Va bene, certo, allora ci sentiamo domenica……
Claudio Michel Stecchi e Giuseppe Gibilisco, un connubio sportivo e umano ideale per la “tempesta perfetta” nel salto con l’asta. Credo si possa realmente sognare.