Fabrizio Donato-Londra 2012 (foto archivio)
Fabrizio Donato-Londra 2012 (foto archivio)

Fabrizio Donato è stato l’ultimo dei 60 atleti italiani capaci di vincere, dalla prima partecipazione azzurra del 1900 alle Olimpiadi, una medaglia in quella che è la Regina di tutte le competizioni sportive.

Nel 2012, Fabrizio, il 9 agosto a Londra, volò con tre balzi felini alla misura di 17,48, a soli 12 centimetri dal suo primato italiano, ottenendo a quasi 36 anni il più prestigioso riconoscimento della sua grandissima carriera.

Dopo circa 19 stagioni di salti, la sua prima prestazione segnalata ufficialmente è un 14,36 del 1993, con tutte le sollecitazioni che una simile disciplina procura ai piedi e, soprattutto, ai tendini, credo che molti atleti avrebbero pensato ad un possibile ritiro.

E, in effetti, la carriera di Fabrizio non è stata certamente tutta in discesa, con infiniti problemi fisici di ogni genere che avrebbero abbattuto chiunque ma lui , invece, ha continuato e, ancora oggi, ha tanta voglia di farlo.

L’ho raggiunto telefonicamente nella sua casa di Castel Porziano che poi, in realtà, è una frazione della capitale, quindi di fatto è Roma, anche se viene spesso citata a livello sportivo perché vi si trova uno dei più importanti centri sportivi di tutta Italia, l’Infernetto, dove si allenano gli atleti delle Fiamme Gialle e vengono, spesso ospitati, anche altri atleti italiani e mondiali.

La conversazione è di circa una settimana fa. Come riportato dal sito ufficiale della FIDAL, l'Atleta si è sottoposto oggi a un intervento di microchirurgia alla colonna vertebrale. L'operazione, eseguita dal dottor Jacopo Lenzi, presso il Centro Chirurgico Toscano di Arezzo, è perfettamente riuscita. D'accordo con Fabrizio, che mi aveva anticipato la sua intenzione, abbiamo preferito non fare riferimento a questa novità che non modifica il senso dell'intervista.
Ciao Fabrizio, grazie veramente per la tua disponibilità. Come stai, innanzitutto, e come stai vivendo questo momento nell’ottica dei tuoi progetti atletici futuri?

Ciao Ferdinando grazie a te. Io sto bene e, per prima cosa, permettimi di dire che sono felice che l’emergenza che abbiamo dovuto affrontare stia gradatamente allentandosi.

E’ superfluo, però, negare, con il massimo rispetto per la gravità estrema di quanto accaduto, che io ne sia uscito sfavorito perché avrei voluto provare a giocarmi le ultime possibilità per partecipare a un’altra Olimpiade, che sarebbe stata la sesta.

Chiaro che, anche quest’anno, a quasi 44 anni, avrei avuto non poche difficoltà ad ottenere gli standard di qualificazione ma, certamente, l’anno prossimo sarà ancor più complicato.

In ogni caso non mi sembra proprio tu voglia rinunciare a provarci. Come ti stai allenando in questo periodo?

Fondamentalmente senza strafare, ma mi tengo in buona condizione facendo solo un allenamento al giorno ed evitando di doppiare le sedute giornaliere.

Ti dico, sinceramente, che quando è scoppiata la pandemia, verso marzo, con il conseguente rinvio delle Olimpiadi e poi anche degli Europei, ho avuto un contraccolpo psicologico perché era difficile trovare le giuste motivazioni.

Poi, gradatamente, ho ritrovato il mio abituale equilibrio e mi sono detto che, come ho sempre fatto nella mia vita, non dovevo mollare, e sono riuscito subito a prefiggermi nuovi obiettivi.

Ho visto dei video, nel periodo del lockdown e ho potuto notare come tu sia stato aiutato, nei quotidiani allenamenti casalinghi giornalieri, da un’atleta speciale: tua figlia Greta.
Raccontami un po’ di lei che, inevitabilmente, con due genitori come te e tua moglie Patrizia, ex ottima quattrocentometrista, appare realmente una predestinata per l’Atletica.

Greta è certamente cresciuta di pane e atletica ed è sempre stata la mia prima tifosa.

Per adesso, in ogni caso, le faccio vivere il nostro sport in maniera totalmente giocoso, nel senso che a lei piace molto allenarsi ma non è proiettata verso una specifica disciplina.

Non ti nego che le piaccia saltare, ha fatto varie gare di salto in lungo, l’anno scorso ha vinto il titolo regionale cadette, ma si cimenta anche nella corsa perché, per ora, è ancora leggermente indietro nello sviluppo fisico, rispetto alla media della sua età, per cui non c’è nessuna fretta di indirizzarla, se mai vorrà, su una disciplina specifica.

Però ti abbiamo visto, in vari video, che si allena con te e lo ha fatto, specialmente nel periodo del lockdown.

Sono anni che Greta mi segue durante i miei allenamenti, venendo con me al centro sportivo dell’Infernetto e, a maggior ragione, quando non potevamo uscire di casa, facevamo insieme l’attività fisica che potevamo fare in giardino.

Considero questo dono che è mi è stato concesso, quello di poter allenarmi con mia figlia, ancora da atleta professionista, alla stregua di una favola e ne sono veramente felice.

Consentimi di ricordare anche l’altra mia figlia, Viola, la piccolina di casa che ha solo 5 anni e che, ovviamente, per ora si diverte solo a guardare la sorella che gioca con il papà.

Parlami dei tuoi programmi futuri. Pensi di fare qualche gara quest’anno?

No, in questa stagione certamente non farò nessuna competizione, sarebbe veramente troppo rischioso. 

Mi sento bene, ma mi rimangono poche possibilità da sfruttare per cercare di ottenere una prestazione idonea a puntare alla mia sesta Olimpiade.

Ogni gara è certamente uno stress a livello fisico e, come ben sai, ogni prestazione ottenuta sino al 30 novembre non vale per la qualificazione.

Diciamo che cerco di congelarmi e mi gioco ogni possibilità dall’anno prossimo che, in ogni caso, dovrebbe rappresentare la mia ultima stagione agonistica. Ho sempre pensato e dichiarato che mi sarei ritirato in un anno Olimpico.

Senti Fabrizio, quasi trent’anni di Atletica ti hanno fatto diventare anche un tecnico. Di fatto lo sei ufficialmente e hai anche allenato, per un certo periodo, un grande atleta quale Howe.
Come mai la vostra collaborazione è terminata e perché, ora che Andrew ha dichiarato di voler tornare al salto in lungo, non lo alleni ancora?

Ti faccio subito una premessa, voglio un bene infinito a Andrew, siamo amici e ci sentiamo tre, quattro volte alla settimana per parlare di tutto.

Devo dirti la verità, il motivo per cui è finita la nostra collaborazione è dovuta in gran parte a me, ma solo per un fatto tecnico.

All’inizio del 2018, infatti, Andrew aveva cominciato a fare dei buoni salti e, diciamo la verità, lui era venuto da me per questo.

Poi, però, una serie di piccoli problemi fisici e il suo desiderio di poter andare agli Europei di Berlino, unito a dei buoni 200 metri che aveva fatto, mi hanno portato a convincerlo ad insistere sulla velocità e ad abbandonare, per un po’, il lungo.

Poi, ad inizio della stagione successiva, lui mi ha detto che avrebbe voluto provare i 400 metri e, con tutto il bene che gli voglio, mi ero già abbastanza inventato per seguirlo sui 200, per preparare i 400 gli ho consigliato di andare da un tecnico specialista.

Nessuno meglio di Chiara Milardi avrebbe potuto farlo e lei, oltretutto, è della sua stessa città, per cui è potuto anche tornare a vivere stabilmente a casa sua.

Quest’anno, poi, ha ricominciato ad allenarsi per il lungo ma, ormai, la nostra collaborazione era terminata. Lui vive, in ogni caso, a Rieti, si allena li e sta facendo ancora velocità.

Sinceramente mi sento molto più sereno a non dover avere questa responsabilità ma, ovviamente, gli auguro ogni bene.

Certo, in questa fase della tua vita agonistica, penso sia giusto tu possa concentrati solo su te stesso. Ma credo che fare il tecnico ti piaccia. Quando smetterai ti piacerebbe farlo e, in ogni caso, cosa vorresti fare?

L’Atletica è sempre stata la mia vita e spero, fermamente, che posa continuare ad esserla.

Quando appenderò le scarpette al chiodo farò delle riflessioni, ma mi auguro, in un modo o nell’altro di rimanere nell’ambiente, cercando di poter trasmettere tutta la mia esperienza alle generazioni future.

I giovani, il serbatoio naturale da cui attingere.
Purtroppo, un po’ in tutte le specialità, senza fare i nomi, ci sono tanti talenti che poi non riescono a confermarsi e a proseguire il percorso promettente che sembra possano intraprendere da under 20.
Come mai, a tuo avviso?

E’ un discorso molto delicato su cui devo stare molto attento a rispondere e su cui, qualche volta, sono stato frainteso.

Ti rispondo facendo l’esempio della mia carriera agonistica, fermo restando che non esiste una regola generale ma, forse, il mio percorso può avere una valenza specifica, anche se poi ogni disciplina ha diversi gradi di usura e quindi ogni situazione fa storia a sé.

In ogni caso io ho avuto una crescita graduale, non ho vinto nessun titolo giovanile importante ma poi, a quasi 24 anni, sono maturato atleticamente e ho ottenuto il miglior risultato, in termine di prestazione, mantenendomi, con le mille problematiche fisiche che il triplo può comportare, a livelli molto buoni per altri 20 anni.

Forse, quindi, talora si ha un po’ troppa fretta di ottenere subito risultati di un certo tipo ma, ovviamente, questo non vuol dire che le manifestazioni giovanili e i successi relativi non siano importanti.

Quel che dico è solo che bisogna raggiungerli senza sacrificare eccessivamente il fisico e che vanno fatti percepire all’atleta come un punto di partenza e, non certo, uno di arrivo, perché si potrebbe rischiare di far perdere loro il fondamentale stimolo per i traguardi assoluti.

Grazie Fabrizio, non posso che essere totalmente d’accordo con il tuo pensiero che spero tu possa mettere in atto nel futuro, con tanti giovani atleti, affinché la tua favola agonistica non debba, veramente, mai terminare.

Fabrizio Donato (foto Londra 2012)
Fabrizio Donato (foto Londra 2012)

 

 

 

 

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