Claudio Stecchi - Giuseppe Gibilisco (foto Fidal)
Claudio Stecchi - Giuseppe Gibilisco (foto Fidal)

Visti insieme sembrano veramente due fratelli, uno leggermente più alto, l’altro un po’ meno giovane ma, entrambi, sono in grandissima forma e, infatti, anche il coach, se volesse, potrebbe tornare a salire a misure certamente sopra i 5 metri abbondanti.

Claudio Michel Stecchi e Giuseppe Gibilisco collaborano da circa un anno ma, solo dopo i mondiali di Doha, il campione del mondo del 2003, a Parigi, ha assunto l’incarico ufficiale di tecnico dell’atleta.

Ho chiamato Gibilisco per fare due chiacchiere e non nascondo che mi emoziona sempre parlare con questo grande campione che è uno dei mostri sacri della storia dell’ Atletica Italiana e a me, in particolare, quella sera del 28 agosto del 2003, ha lasciato un ricordo indelebile nel tempo.

Giuseppe, Claudio è un atleta non più giovanissimo, quando hai cominciato a collaborare con lui, nel novembre dell’anno scorso, aveva appena compiuto 27 anni.

Come sei riuscito a farlo progredire così tanto, portandolo di fatto da un personale di 5,67 a uno di 5,80?

Credo che vi siano stati due fattori principali che hanno determinato i buoni risultati ottenuti. Abbiamo cambiato il metodo di allenamento ed è, certamente, cambiato l’approccio di Claudio all’asta.

Quali sono i principi base della tua filosofia di training?

Io credo che sia importante, innanzitutto, adattare l’allenamento all’atleta e non il contrario perchè, altrimenti, si rischia di ingabbiarlo in degli schemi troppo rigidi che rischiano di causargli uno stato di stress che poi si ripercuote a livello fisico.

Con tutto il rispetto per gli insegnamenti dei grandi tecnici del passato, preferisco valutare di giorno in giorno quale sia il miglior programma da adottare, in funzione dello stato psicofisico dell’atleta e, soprattutto, cerco di creare, nel corso della settimana, situazioni di rigenerazione dopo allenamenti molto pesanti.

E da un punto di vista mentale come agisci?

Da quando ho cominciato a collaborare con Claudio, ho cercato, prima di tutto, di trasmettergli la mia essenza più profonda per cercare di stimolare, al massimo, le sue ambizioni che, forse, un po’ gli mancavano.

Ho cercato, poi, di fargli capire che doveva cambiare il rapporto con l’asta, nel senso che, prima, la subiva abbastanza, mentre adesso riesce a dominarla ed è stata solo una questione di diversa mentalità.

Credo che essere seguito da un grande atleta come te sia stato determinante a livello di stimoli?

Grazie per il grande e, in effetti, la mia presenza ha fatto si che le sue enormi potenzialità e doti genetiche potessero, finalmente, esprimersi al meglio e il bello, credimi, deve ancora arrivare.

Quest’anno il ragazzo ha avuto, ancora, un po’ di problemi a un tendine che ne hanno condizionato la preparazione e fatto arrivare, a Doha, con soli 30 massimo 40 salti nelle gambe. Immagina cosa potrà succedere, l’anno prossimo, se riusciremo a mantenerlo integro totalmente.

Da un punto di vista tecnico state adottando qualche cambiamento?

Come ti ho detto la sua mente gestisce il rapporto con l’attrezzo in maniera molto sicura, ormai, e quindi siamo quasi pronti per fargli usare aste con una maggiore flessibilità e lunghezza che, ovviamente, determinano prestazioni migliori, se gestite con un’impugnatura più alta.

Ho sentito che debutterete in Germania e poi, a seguire, farete una lunga stagione indoor sino a Nanchino.

In realtà abbiamo rinunciato ad andare a Merzig e stiamo aspettando una risposta dall’organizzazione del meeting di Orleans. Credo che sia importante fare tante gare e interpretarle come degli allenamenti, per riuscire a crescere e salire il più possibile.

C’è un ultimo piccolo segreto che ti rende così ottimista sulla prossima stagione, in cui ti sei dichiarato convinto che Claudio batterà i tuoi record italiani?

Il bellissimo rapporto di amicizia che si è creato tra noi. Non abbiamo troppi anni di differenza, abbiamo tanti interessi in comune, usciamo spesso insieme la sera e credo che, anche questo, sia un valore in più che può dare un ulteriore stimolo a entrambi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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