Sonia Malavisi (foto Fidal)
Sonia Malavisi (foto Fidal)

L’aspetto che mi piace maggiormente, quando intervisto un atleta, è il riuscire ad evidenziare quella grande passione e spirito di sacrificio per l’Atletica, che spero possa essere sempre preso da esempio per quei ragazzi che leggano.

Ci sono tanti tipi di sacrificio ma quello che, a mio avviso, è il più duro da sostenere è quando un ragazzo o una ragazza si trova nella situazione di dover lasciare il proprio mondo, fatto delle proprie radici, per trasferirsi in un contesto più idoneo al suo allenamento.

Chiaro che questa situazione può capitare a tanti sportivi ma la differenza sta, ovviamente, nella retribuzione legata a questo tipo di sacrificio che, salvo casi eccezionali, nell’Atletica è legata al percepire uno stipendio da qualche Gruppo Sportivo Militare e pochissimo altro.

Ho avuto modo, ad esempio, nelle ultime settimane di intervistare atleti come Gaia Sabbatini e Claudio Stecchi i quali hanno lasciato le loro città native per trasferirsi a vivere nel centro sportivo Castelporziano delle Fiamme Gialle che, di fatto, è una caserma.

Vi dico la verità, tutto questo mi sembra un grande sacrificio che denota veramente una infinita passione e voglia di emergere ma, in fin dei conti, si potrà anche pensare che questi due atleti, che ho citato, vivono pur sempre a Roma, in un contesto dove ci sono tanti altri ragazzi come loro.

Ed è per questo che, quando ho scoperto la storia di Sonia Malavisi, la campionessa italiana di salto con l’asta indoor e outdoor, sono rimasto incredulo nel senso che non riuscivo a capacitarmi del fatto che una ragazza romana di Roma, potesse aver deciso, a 24 anni, di trasferirsi a Cuba per essere allenata da Alexandre Navas Páez il tecnico di Yarisley Silva Rodríguez

L’ho raggiunta, telefonicamente, proprio il giorno dopo il suo ritorno a Roma dal periodo di allenamento invernale e le ho chiesto di raccontarmi un po’ di lei per cercare di capire una scelta così estrema.

Ciao Sonia, scusa la domanda molto diretta. Chi te l’ha fatto fare di andare a vivere dall’altra parte del mondo?

Solo la grande voglia di fare qualcosa di importante perché io adoro lo sport, da sempre e mi piacerebbe ottenere risultati particolarmente prestigiosi. Ho deciso di fare un investimento su me stessa.

Pur essendo vari anni che competi a buoni livelli, hai già fatto le Olimpiadi di Rio 2016, hai solo 25 anni. Quando e perché hai scelto questa complicata disciplina dell’Atletica, che affascina ma spaventa in tanti?

Da piccola avevo una grande passione per la ginnastica artistica che, peraltro, ho ancora. L’ho praticata con successo sino ai 15 anni ma, essendo uno sport dove devi emergere molto precocemente e, oltretutto, vista la mia altezza, ho capito che non avrei mai potuto ottenere risultati eccelsi.

La mia è una famiglia di appassionati di vari sport e mi è stata contagiato anche l’interesse per l’Atletica, in particolare del salto con l’asta. Il mio idolo era ovviamente Elena Isinbaeva e poi mio padre aveva un collega che faceva questa specialità e conosceva bene il mio ex allenatore, Enzo Brichese.

Così, verso i 15 anni, mi hanno convinto a provare ad allenarmi per questa disciplina che mi piaceva, pur continuando, per un anno, a fare anche gli allenamenti per la ginnastica.

Poi Enzo mi ha detto di provare a fare una gara per vedere se riuscivo a fare il minimo per i campionati italiani allievi, che era 2,80, ho saltato 3 metri e da lì è iniziato realmente tutto.

Mi fa piacere che tu abbia citato Enzo Brichese. Lui è stato colui che ti ha iniziato e seguito per tanti anni, ma poi la vostra collaborazione è finita. Come mai?

E’ un argomento molto delicato nel senso che è stata, credimi, la decisione più sofferta della mia vita, che ho preso dopo un anno di pensieri di ogni tipo.

Diciamo che, dall’inizio del 2017, ho vissuto un paio di anni complicati per vari motivi tra cui, soprattutto, i due importanti infortuni che ho subito a seguire, vale a dire la frattura da stress dello scafoide del piede e poi anche della tibia.

Insomma, ho sentito sempre di più la necessità di cambiare e, il giorno in cui ho trovato il coraggio di dirglielo, è stato forse il più brutto della mia vita. Il fatto di essere andata ad allenarmi dall’altra parte del mondo, spero sia stato per lui una minima consolazione alla delusione che so di avergli arrecato.

Sinceramente quello che dici ti fa molto onore e fa capire che hai radicati dei valori molto profondi. Come mai hai scelto allora Alexandre Navas Páez con quel che avrebbe implicato in termini pratici?

Alexandre è il tecnico di una grandissima atleta quale la Silva che ha vinto un mondiale, nel 2015, oltre a un argento alle Olimpiadi di Londra. Lui mi aveva visto in giro, durante alcune gare, e si era discretamente proposto per darmi qualche consiglio.

Devo ammettere che il suo interessamento è stato per me motivo di orgoglio e poi tutto si è sviluppato in tal senso, specialmente per quanto ti ho raccontato prima.

Certo, uno che guarda la tua pagina instagram, rimane colpito dalla bellezza dei paesaggi che ti circondano e soprattutto dal mare. Ma io credo che non sia certo come essere in vacanza. Come stai vivendo questa esperienza?

Hai perfettamente ragione e ti ringrazio per questa domanda nel senso che tanti mi prendono in giro, nel senso buono, dicendo che faccio una bella vita sempre al sole e spesso in costume.

In realtà è stata ed è, anche se adesso va molto meglio, durissima. Tieni conto che io mi sono trasferita a ottobre del 2018, sapendo pochissimo lo spagnolo, in un contesto realmente diverso dal nostro.

Vivo in un quartiere alla periferia dell’Avana, vicino al villaggio sportivo in cui si allenano e vivono molti atleti cubani e dove, di fatto, mi alleno anche io.

All’inizio, poi, ero addirittura sola in un appartamento e dovevo scontrarmi quotidianamente con una serie di disservizi a cui non siamo abituati, per citartene uno banalissimo, avevo anche delle difficoltà a trovare la carta igienica e, le comunicazioni con l’Italia, erano difficilissime perché problematico trovare un punto wifi.

Mi sembra di capire che adesso, però, vada un po’ meglio, giusto?

Ti preciso una cosa, in ogni caso. Io non vivo sempre a Cuba, nel senso che ci passo i mesi della preparazione invernale prima delle indoor, quindi da ottobre sino a metà gennaio circa e poi la fase pre-outdoor che può essere di un paio di mesi tra marzo e maggio.

Poi, però, la mia vita è sempre in giro per l’Europa, perché seguo Alexandre e Yarisley nei loro ritiri che sono, principalmente, a Stoccarda nella fase invernale e a Madrid in quella estiva.

Tornando alla mia vita cubana, dopo vari mesi passati lì, adesso parlo piuttosto bene la lingua, da ottobre convivo con un’atleta spagnola che mi fa compagnia e hanno attivato, proprio di recente, una linea wifi più potente che mi permette di rimanere collegata all’Italia quotidianamente.

Senti Sonia io so che, oltre al grandissimo sacrifico personale di avere abbandonato, di fatto, il tuo mondo, la tua splendida città, i tuoi amici, la tua famiglia, c’è anche un altro grosso impegno che sostieni. Puoi raccontarcelo?

Certo, ti riferisci al fatto che tutti i costi di questa mia scelta vengono sostenuti direttamente da me. E’ un grande sforzo economico che posso permettermi grazie allo stipendio del mio Gruppo Sportivo, le Fiamme Gialle.

Voglio anche ringraziare i miei genitori che mi aiutano tantissimo nell’organizzazione logistica dei viaggi perché, trovare dei voli idonei, dove io possa portarmi appresso le aste, non è assolutamente semplice ed è un altro degli aspetti complicati della mia esperienza.

Credo, però, che sia il momento cruciale della mia carriera sportiva e che valga il motto “adesso o mai più”. 

Come giudichi la tua prima stagione, il 2019, con la nuova guida tecnica?

Direi molto bene. Ho avuto un rendimento costante, ben nove volte sopra i 4,40, due titoli italiani, ho sfiorato la partecipazione ai mondiali di Doha dove sono stata la prima delle escluse per la logica dei target numbers.

Certo mi è mancato l’acuto che avrei voluto, pur essendo arrivata a 1 cm dal mio personale di 4,51, ma ho avuto ad aprile un problema fisico, non gravissimo, che però ha un po’ condizionato la preparazione estiva e fatta arrivare, alle gare, con pochi salti nelle gambe.

In ogni caso Alexandre mi aveva avvertito che il primo sarebbe stato un anno di transizione per acquisire nuove tecniche che non conoscevo e che, i risultati veri, si sarebbero visti più avanti. 

Ah bene, quest’anno dunque! Senti la tecnica del salto con l’asta è estremamente difficile oltre che complicata, essendo fatta da tantissime fasi. Puoi brevemente dirmi l’aspetto principale su cui avete lavorato rispetto al passato?

Hai ragione, è complesso spiegarlo. In estrema sintesi abbiamo molto insistito sulla mia forza e sulla mia esplosività per far si che io possa arrivare più veloce allo stacco e, soprattutto, ho appreso degli schemi nuovi nel contesto essenziale dell’innalzamento e del valicamento dell’asticella.

Se ti chiedo tutto adesso, poi non ho più spunti per intervistarti ancora e allora, per ora, ti chiedo quando ti vedremo in gara?

Debutterò a Fermo il 26 gennaio, in un meeting nazionale e poi valuteremo le gare successive, fermo restando l’appuntamento con gli italiani indoor.

Credo che le parole di Sonia valgano più qualsiasi commento sull’incredibile passione di questa ragazza.

Spero che in tanti possano leggerle perché è solo da storie come questa, che si può veramente rilanciare, in modo capillare, l’Atletica Italiana.

In bocca al lupo a Sonia e un mio particolare grazie, di cuore, per tutto quello che fa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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