Ritornando da Tokyo: Zane Weir

La finale olimpica del peso vista con i suoi occhi

Tra le tante ottime prestazioni degli atleti azzurri alle Olimpiadi di Tokyo, a parte ovviamente le cinque medaglie d’oro ottenute, la migliore insieme al prestigioso settimo posto di Nadia Battocletti nella finale dei 5000 metri, è stata certamente la quinta piazza dello specialista nel getto del peso Zane Weir, atleta di 25 anni nato a Durban in Sudafrica, che ha ottenuto la cittadinanza italiana grazie al nonno materno di origini triestine con la possibilità.

Zane è arrivato in Italia nel marzo 2020, 9 giorni prima che iniziasse il lockdown nazionale, periodo che ha passato a casa del suo allenatore Paolo Dal Soglio. Durante questo arco di tempo è riuscito a trasformare le emozioni negative date dalla lontananza da casa, dalla pandemia e dal lockdown, in benzina per completare i suoi allenamenti e migliorare giorno dopo giorno, sotto la guida del nuovo coach.

È riuscito a trasformarle bene queste emozioni in quanto, dopo che dallo scorso febbraio l’atleta ha anche ottenuto il via libera di World Athletics per rappresentare l’Italia nelle grandi manifestazioni internazionali, è riuscito a raggiungere la finale olimpica, cosa che non succedeva a un azzurro dai Giochi di Atlanta 1996, proprio con Paolo Dal Soglio, e a migliorare il proprio personale ben 3 volte durante la rassegna a cinque cerchi, chiudendo la sua prima esperienza olimpica al quinto posto con 21,41, terza miglior prestazione italiana di tutti i tempi, dietro a colossi quali Ryan Crouser, Joe Kovacs e Thomas Walsh.

Avevamo già avuto il piacere di intervistarlo a marzo, nel pieno della sua preparazione per l’appuntamento a cinque cerchi, quando era carico di entusiasmo e aspettative che, forse, sono andate anche al di là delle sue più rosee aspettative, e adesso siamo particolarmente felici di farci raccontare direttamente da lui le emozioni vissute in Giappone.

Non ci sono domande e risposte, ma solo il suo spontaneo racconto per farci rivivere una sia pur minima parte di quanto da lui provato in quei magici giorni e, in particolare, nella gara più importante della sua ancor giovane vita agonistica.

Zane Weir (foto Colombo/FIDAL)
Zane Weir (foto Colombo/FIDAL)

Molte persone credono che io abbia lasciato il Sudafrica per seguire una carriera atletica in Italia perché sarebbe stata l’opzione più semplice, ma in realtà è stato molto più difficile. 

Credo che il periodo a Tokorozawa prima dei Giochi Olimpici sia stato un elemento cruciale per consolidare alcuni importanti elementi della tecnica. Siamo arrivati presto, ci siamo acclimatati e abituati alla nuova routine di sonno e all’umidità estrema. Questo mi ha dato un vantaggio nel giorno della gara. 

Durante il riscaldamento della finale mi sono sentito guidato. Non mi sento spesso così tanto in pace, ho sentito di appartenere a quel campo con quegli uomini e ho sentito che fosse l’opportunità perfetta per mettere in mostra i mesi di sacrificio che ho passato. Ho sentito un senso di fiducia in me stesso.

Zane Weir (foto Colombo/FIDAL)
Zane Weir (foto Colombo/FIDAL)

Mi sono sentito molto sicuro durante tutta la competizione. Non ricordo molto delle qualificazioni perché ero molto concentrato sulle azioni da compiere per raggiungere il mio obiettivo. Durante la prima parte della finale ho cercato duramente di mantenermi in uno stato emotivo di divertimento.

Continuavo a ripetermi quanto fossi privilegiato ad essere lì fuori e che avevo tutta la forza fisica e mentale per competere a livello mondiale. Il primo lancio è stato di sicurezza ed ho usato il secondo e terzo per cercare di allinearmi al livello dei miei avversari.

Quando sono sceso in settima posizione e mi sono qualificato per la finale ho cambiato significativamente intensità. Il mio allenatore ha fatto una grande osservazione tecnica del mio terzo lancio che mi ha permesso di migliorare al 4° lancio in cui ho ottenuto il mio nuovo PB di 21.40m.

Sapere che avevo altri due lanci a disposizione in una finale olimpica subito dopo aver fatto la gara della vita mi ha motivato moltissimo. Sono dipendente dalla sensazione che ti da fare un buon lancio e ho iniziato a seguire quella sensazione durante il 5° lancio.

Appena il peso ha lasciato la mia mano ho capito che sarebbe stato un lancio uguale o migliore del precedente. Ho migliorato il mio personale di un centimetro, portandolo a 21.41m.

Ho cercato di dare il massimo durante l’ultimo lancio sapendo di poter dare di più, ma sfortunatamente a volte quando aumenti la velocità hai meno tempo per implementare la tecnica e questo mi ha fatto perdere il ritmo”.

Zane Weir (foto Colombo/FIDAL)
Zane Weir (foto Colombo/FIDAL)
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