Cala il sipario sui Mondiali di Doha: è tempo di bilanci. Settore per settore, proverò ad assegnare un voto a ciascuno degli azzurri. Non se la prendano gli eventuali promossi o bocciati: il mio è solo un parere personale. Basato sul confronto tra risultati e aspettative: queste ultime messe nero su bianco qualche giorno fa, poco prima dell’inizio dei Campionati.
Cominciamo dal mezzofondo.
Yeman Crippa, voto 9
Sarebbe stato da dieci, non fosse per la delusione sui 5000 metri. Oppure, mettiamola diversamente: non avrebbe superato il cinque, senza il clamoroso riscatto sui 10 mila. Nove non è la media, lo so. Ma un ottavo posto con record italiano (27’10″76), a trent’anni dal vecchio primato di Antibo, ha un peso specifico molto maggiore. In molti, mancando una qualificazione che era nell’aria, avrebbero perso certezze. Yeman ha acquistato nuove motivazioni. Ha preso le misure degli avversari, sistemato qualche piccolo dettaglio, e si è gettato nella mischia. Dimostrando di essere un grandissimo.
Yohanes Chiappinelli, voto 7
Avvicinare il personale ad un Campionato del mondo non è cosa da poco. Certo, da un siepista come lui ci si aspetta sempre qualcosa di più. Ma a differenza di quanto successo due anni fa a Londra (30esimo, 8’46″38) qui arriva una prestazione quantomeno degna del suo valore. Segno di una maggiore dimestichezza, nel districarsi in una gara difficile come la batteria di un Mondiale. Il bronzo europeo dello scorso anno ha sicuramente aiutato. I migliori sono ancora lontani (con 8’24″73 è 19mo, manca di due secondi buoni la qualificazione). Come lo stesso Yohanes ha ammesso, “c’è ancora molto da lavorare.”
Osama Zoghlami, voto 6
L’attenuante: essere rallentato dai problemi fisici delle scorse settimane. Anche per questo arriva “solo” un 8’28″57, da un siepista che al Golden Gala di quest’anno aveva dimostrato di poter abbattere il muro degli 8’20”. Il fratello Ala, nel 2017, era stato il primo degli esclusi per la finale. Osama era chiamato a completare l’opera. Niente da fare: per lui arriva il 27mo posto. Si consola nell’essersi reso protagonista di una stagione in crescita. Ma dalle prossime, sarà meglio cominciare a raccogliere i frutti di questi progressi.
Eleonora Vandi, voto 6
Voleva esserci a tutti i costi, ma la certezza della convocazione l’ha avuta solo all’ultimo secondo, grazie al sistema del Target Ranking. Ciò ha sicuramente influito sulle scelte di preparazione e nella pianificazione delle gare, impedendole di arrivare all’evento clou della stagione al massimo della condizione. Detto questo, gettata nella fossa dei leoni ha potuto fare ben poco. Era difficile pensare a un passaggio di turno nei suoi 800 metri (38ma delle qualificazioni, 2’04″78). L’unica recriminazione: non aver preso l’iniziativa in una batteria tattica, rimanendo ossequiosamente in coda al gruppo.
Said El Otmani, voto 4
Se ti presenti ad un Mondiale, e sei nella condizione di poterlo fare, la tua gara la devi finire. Onorare la maglia che indossi, nel rappresentare una nazione e un movimento. Anche se le gambe non girano come ti piace. Anche se a metà gara sei venti secondi in ritardo rispetto al personale (sui 5000 metri) che ti ha permesso di essere qui. Said ha il vizietto di ritirarsi spesso. Ma qui a Doha non doveva succedere. Soprattutto perché ad un Campionato del mondo era la prima volta. E la seconda in azzurro.