Antonella PAlmisano (foto Colombo/FIDAL)

Del suo tredicesimo posto finale, Antonella Palmisano è la prima ad essere scontenta. Nella sua espressione al traguardo, c’è il rammarico di non avere espresso appieno le sue enormi potenzialità. La delusione per il fisico che l’ha tradita in un’occasione così importante. Ma sopratutto, l’amarezza che tutto questo sia successo senza capire veramente il perché.

Una campionessa ferita nell’orgoglio

Certo, possiamo incolpare il caldo. Ma il caldo in questo Mondiale è stato per tutte. E la stessa Antonella, pensando già alle Olimpiadi di Tokio, ammette che “bisogna trovare un modo per abituarsi.” Una ragione gliela suggerisco io: quest’anno una 20 km non l’aveva mai marciata. La sua è una disciplina dura, e gareggiare serve come il pane. Per trovare stimoli, confronti, ritmo. Nemmeno una campionessa come lei, bronzo mondiale nel 2017 e quarto posto olimpico, è capace di improvvisarla.

Quando ogni tattica è saltata, quando una gara in rimonta si è trasformata in sofferenza, nel tentativo di non perdere altre posizioni, la reazione psicologica ha avuto la sua parte. Vedere le fortissime cinesi, avversarie di tante sfide alla pari, guadagnare secondi e poi minuti in lontananza, ha incrinato le ultime sicurezze. Amplificando i problemi del fisico.  Peccato. Ma Antonella ha la forza di risollevarsi. Prima di quanto si possa pensare.

Trapletti, c’è ottimismo

Poco distante dalla prima azzurra, al diciassettesimo posto, arriva Valentina Trapletti. L’atmosfera al traguardo è completamente opposta. La lombarda è soddisfatta della sua prestazione, ha faticato sì molto, ma volentieri. Cercava una prestazione positiva, e l’ha trovata. La sua storia non le permette di non godersi appieno ogni momento della sua lunga carriera. Dopo un periodo di crisi a cavallo tra 2010 e 2013, è tornata a marciare in una società civile, prima di tornare nel gruppo sportivo che l’aveva congedata. Con tutto quello che ha passato, un po’ di caldo si può sopportare.

 

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