Road to Tokyo: Laura Strati

Una delle poche atlete, di indiscutibile interesse nazionale, che non appartenga ad un Gruppo Sportivo Militare

Laura Strati è una saltatrice in lungo italiana, di indiscutibile interesse nazionale.

Di lei si è parlato molto, negli ultimi giorni, su molti media, per via di un contratto di lavoro part time che un’importante azienda casearia italiana, la Brazzale S.p.A., le ha offerto e che le permetterà di affrontare, con maggior tranquillità, l’anno di avvicinamento alle Olimpiadi.

Devo dire, sinceramente, che era tanto che pensavo di intervistare Laura, ma nella stagione agonistica è più complicato trovare il tempo, mentre adesso la sua esposizione mediatica degli ultimi giorni mi ha permesso di trovare, grazie all’ufficio stampa di Brazzale S.p.A. che ringrazio, ancor più velocemente il contatto.

Siamo, quindi, riusciti a fare una lunga chiacchierata a 360 gradi.

Ciao Laura, nel complimentarmi con te per l’incarico ottenuto a livello professionale, non posso non dirti che mi ha sempre stupito il fatto che un’atleta del tuo livello non fosse arruolata in un Gruppo Sportivo Militare.

In realtà, però, in tale contesto ci sei stata in quanto nel 2011 hai fatto parte dell’Esercito, ma ne sei uscita dopo un anno. Come mai?

Ciao, grazie a te veramente per l’attenzione ed anche subito per questa domanda che mi permette di chiarire questo punto in merito al quale mi è capitato di leggere che fui io che me ne andai, dopo 12 mesi, dal Gruppo Sportivo dell’Esercito.

In realtà venni presa nel settembre del 2011, dopo aver anche ottenuto il mio personale con 6,36 ai campionati europei under 23, con un contratto a tempo determinato per un anno, alla fine del quale non mi confermarono per il secondo. L’arruolamento definitivo sarebbe avvenuto dopo 6 anni: nell’Esercito funziona così. 

Diciamo che, in quella stagione, il 2012 in pratica, ebbi vari problemi fisici, saltando del tutto la stagione indoor, ma alla fine li risolsi e sul finire feci qualche buon salto che mi permise di vincere i campionati italiani promesse e di classificarmi quinta a quelli assoluti, ma evidentemente non fu ritenuto sufficiente.

Purtroppo i problemi fisici ti hanno spesso accompagnata, specie sino al 2015. Poi però, da quell’anno è ripresa la tua ascesa, 6,53 nel 2015, 6,49 nel 2016 e 6,72 nel 2017, terza miglior prestazione italiana di ogni tempo, allora, oggi quarta, e sempre nel 2017 la partecipazione ai tuoi primi mondiali di Londra.

Sinceramente non capisco come sia possibile che nessun Gruppo Sportivo Militare ti abbia cercato e fatto in modo di inserirti nel proprio organico. Come sei stata aiutata in quegli anni?

In effetti è stata dura, nel senso che io studiavo anche, per cui ho dovuto fare affidamento totalmente sulle mie forze, sulla mia passione e anche sui miei genitori, con cui ho vissuto sino al 2017, a Cassola, il mio paese e che non finirò mai di ringraziare.

L’inizio del 2017 ha segnato, in ogni caso, una svolta nella tua vita, nel senso che ti sei trasferita in Spagna ad allenarti. Come mai?

In realtà stavo studiando per ottenere la mia seconda laurea, sempre nell’ambito delle materie linguistiche, e pensai fosse utile fare un periodo all’estero per migliorare la mia conoscenza dello spagnolo e fare una certa esperienza lavorativa.

Feci domanda , allora, per un tirocinio Erasmus e lo ottenni a Madrid dove mi sono trasferita e mi sono inserita nel gruppo dell’allenatore spagnolo Juan Carlos Álvarez, che è diventato il mio nuovo tecnico.

Nell’occasione ho abbandonato, solo per motivi logistici, la guida di Daniele Chiurato che mi seguiva dal 2007.

Il 2017 è stato il tuo anno migliore, tra l’altro, con il personale a 6,72 e i mondiali di Londra, ma ciononostante non sei mai stata inserita nemmeno nel A.E.C, (Atletica Élite Club), il Gruppo di merito istituito dalla FIDAL che racchiude i migliori atleti italiani e che permette loro di beneficiare di aiuti di vario genere, sia a livello economico che funzionale alla pratica sportiva.

C’è stato però un aiuto da parte della Federazione, ho letto. Mi spieghi in che termini?

In effetti, per dei criteri su cui non voglio discutere adesso, fui esclusa da questo programma ma, quando Elio Locatelli venne nominato DT dell’Italia lo interpellai e gli chiesi di poter avere un supporto.

Lui si adoperò per farmi entrare nell’ambito di quelli che sono definiti progetti speciali e, in tal senso, ottenni una specie di borsa di studio che, però, alla fine del 2019 è scaduta e non mi è stata rinnovata.

Quindi ti sei trovata, di nuovo, a dover provvedere da sola ad ogni tua necessità?

Innanzitutto, ho sempre avuto un sostegno da parte della mia società, l’Atletica Vicentina, che mi è sempre stata vicina ed aiutata nei limiti delle proprie possibilità.

Poi devo ringraziare l’associazione “orgoglio del riscatto”, che fa riferimento a Stefano Mei, il quale, sapendo di qualche mio problema, mi aveva contattata personalmente ed offerto un aiuto di un anno sulla base di offerte spontanee che l’associazione stessa riceve.

E’ un’iniziativa che hanno intrapreso nei miei confronti ed anche per altri due atleti che non appartengono a gruppi sportivi militari, ma che hanno delle ambizioni importanti quali Johanelis Herrera Abreu e Simone Cairoli.

Come è nata, invece, la collaborazione con il Gruppo Brazzale?

L’azienda era, di fatto, già sponsor della mia società, l’Atletica Vicentina, ed io conoscevo la proprietà. Stavo, da tempo, cercando un’occupazione più stabile degli occasionali lavori che facevo e, oltretutto, dopo un anno, anche il contributo dall’associazione “orgoglio del riscatto” sarebbe terminato.

Ho mandato un mio curriculum e il Presidente di Brazzale, insieme ai suoi collaboratori, mi hanno offerto la possibilità di lavorare, in smart working part time, nell’ambito dell’ufficio commerciale che tiene relazioni con la Spagna, grazie anche alle mie ottime conoscenze della lingua e della cultura di quel paese.

Per me è una grande opportunità, perché posso lavorare da casa mezza giornata a seconda delle necessità e nell’altra mezza dedicarmi agli allenamenti.

Aggiungo, infine, una grande prospettiva, in proiezione per il mio futuro dopo l’Atletica, che spero di saper cogliere al meglio.

Dall’inizio della stagione 2019/2020, sei approdata nel team di Paolo Camossi, dopo tre anni in Spagna e ti alleni a Roma, dove vivi, al Campo Paolo Rosi.

Come mai hai lasciato la Spagna e come mai hai scelto l’ex grande triplista?

In realtà Paolo lo conosco da tantissimi anni e, anche quando mi allenavo a Cassola con Daniele, lui faceva un po’ da supervisore e mi dava dei consigli.

Dopo tre anni a Madrid, città bellissima, ho sentito un po’ la nostalgia dell’Italia, il desiderio di essere più vicina alla mia famiglia e comunque sentivo l’esigenza di un cambiamento.

Sei nel gruppo di lavoro con Marcell Jacobs, come ti trovi con lui?

Marcell è un ottimo atleta e sicuramente gli auguro il meglio. In pista c’è un bel clima durante gli allenamenti e si scherza con lui e Paolo, ma lavoriamo veramente sodo.

Tu sei una saltatrice ma, come spesso accade per gli specialisti del lungo, sei molto veloce e hai anche corso delle staffette 4×100 nazionali a livello giovanile.
Quest’anno, tra l’altro, so che Paolo ti ha fatto lavorare molto sull’allenamento della velocità e, infatti, hai anche realizzato il tuo personale sui 60 indoor con 7″46.

Visto che ti alleni con un saltatore in lungo che, di fatto, è passato alla velocità con enorme successo, ci hai mai fatto un pensierino?

In effetti Paolo me lo dice, ogni tanto, che dovrei pensarci, specie per prevenire determinate fragilità che mi perseguitano da anni alle caviglie.

A me, però, piace troppo il salto in lungo e voglio giocarmi tutte le mie possibilità su questa disciplina.

Il tuo grande sogno sono le Olimpiadi, hai da poco compiuto 30 anni e l’anno prossimo forse è una delle ultime occasioni per raggiungerle. Anche se è banale chiedertelo, quanto ci speri?

Il sogno delle Olimpiadi è la molla che mi porta in pista, ogni giorno, con sempre maggior determinazione. So bene che non è semplice, il minimo è alto, 6,82 ma c’è poi il ranking. Un passo alla volta ma, chiaramente, io ci credo tantissimo.

A proposito di passi, quali saranno i primi nel prossimo futuro. Pensi di fare le indoor che, se tutto va bene, hanno anche in programma Europei e Mondiali?

L’idea è certamente di fare le gare al coperto, poi quali ancora è prematuro da dire. I palcoscenici internazionali, in ogni caso, sono sempre un enorme stimolo per chiunque, per cui se ci sarà la possibilità sarei ben lieta di partecipare a una, o entrambe, di queste manifestazioni.

Un’ultima domanda. C’è qualche altra persona che vorresti ringraziare in questo momento della tua carriera?

Si certamente, vorrei rivolgere un sentito grazie alla mia mental coach, Toñi Martos, professionista spagnola che mi assiste, da remoto, e lo fa sempre con grande impegno. I suoi consigli sono per me molto importanti.

Grazie veramente Laura, in bocca al lupo per tutto e spero di risentirti presto per commentare qualche tua gara.

Laura Strati (foto archivio)
Laura Strati (foto archivio)
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