Marco Lingua è un atleta azzurro specialista nel lancio del martello, che pur con oltre 42 primavere sulle spalle, mantiene una condizione fisica invidiabile e punta ad ottenere la qualificazione per essere uno dei 32 atleti che parteciperanno alla gara olimpica della sua disciplina.
Marco, l’altra settimana, ha scagliato l’attrezzo a 74,07 metri, vicino al 74,23 dell’inverno scorso, abbastanza lontano dal minimo olimpico richiesto di 77,50, ma potrà contare anche sul ranking che, attualmente, vede l’azzurro appena fuori dalla zona di accesso, per cui l’atleta ha tempo sino al 29 giugno per tentare l’impresa di accedere alla sua terza Olimpiade, lui che vanta pure 4 partecipazioni ad Europei e 2 a Mondiali.
Pensare che uno sportivo arrivi a una simile età credendo nella possibilità di un’altra partecipazione a cinque cerchi, fa subito pensare a un atleta che dedica la vita alla sua disciplina, senza fare nient’altro, ma invece la cosa incredibile è che Marco, da oltre 6 anni è uscito dal Gruppo Sportivo a cui apparteneva, le Fiamme Gialle, rimanendo peraltro arruolato e lavorando quindi all’interno come finanziere.
Tralasciando i motivi che hanno determinato tale situazione, Lingua nel 2016 ha anche creato una propria ASD, la Marco Lingua 4ever, il cui nome fa ben capire di che tempra sia fatto perché, tra l’altro, ha iniziato anche ad ad allenarsi completamente da solo in un giardino molto grande, vicino alla sua abitazione di Mazzè, piccolo comune in provincia di Torino, che gli aveva dato in uso uno zio.
Una situazione unica, a dispetto della quale Marco ha continuato, da allora, pur con gli anni che avanzavano, a mantenersi su buoni risultati al punto di riuscire a qualificarsi sia per le Olimpiadi di Rio 2016 che per i Mondiali di Londra del 2017 ed anche per gli Europei di Berlino 2018.
Di lui si potrebbero scrivere pagine e pagine per le mille cose che ha fatto nella vita, anche extra atletica, come la partecipazione a varie trasmissioni televisive ma vogliamo solo parlare di Atletica e sono veramente felice di poter scambiare due chiacchiere con lui che, tra l’altro, è anche di una simpatia travolgente.
Ciao Marco, grazie veramente della disponibilità, come stai, ti senti pronto per cercare la tua terza Olimpiade?
Ciao grazie a te veramente per l’attenzione. Sto molto bene e certamente sono carico per tentare il tutto per tutto in quanto credo che non sia assolutamente impossibile.
Raccontami un po’ dei tuoi inizi, come sei approdato all’atletica?
Ho sempre avuto, sin da piccolino, una grande passione per lo sport e la cultura fisica e guardando mio fratello più grande ho iniziato a fare lavori di potenziamento a casa con i pesi.
Verso i tredici anni mi sono avvicinato al sollevamento pesi, strappo e lancio, ma poi dalle scuole medie superiori ho iniziato con l’atletica e i lanci, provando nei primi tempi quasi tutte le discipline.
Il martello, in realtà, è stato un vero e proprio amore, in quanto la mia era una predisposizione naturale nel senso che, nel mio paese, non vi era un tecnico specializzato e nemmeno uno spazio predisposto, per cui guardavo le gare in TV e andavo a fare delle prove nei campi all’aperto.
Un predestinato, insomma, e infatti non hai mai amato troppo essere seguito da nessuno.
È così. Credo che se uno nasca con il talento per eccellere in una disciplina non abbia bisogno più di tanto di nessuno che lo segua, salvo qualche consiglio ma, poi, la capacità di gestire gli allenamenti e tutto il resto deve venire solo da se stessi, specie andando avanti con gli anni.
La tua, in effetti, è una storia quasi unica, specialmente dalla fine del 2014 in avanti quando, pur essendo ancora un ottimo atleta che lanciava su misure di eccellenza, ti sei ritrovato fuori dal tuo Gruppo sportivo Militare delle Fiamme Gialle.
Naturalmente non vogliamo minimamente entrare nel merito di tale scelta non dipesa da te, ma la tua reazione, a livello di risultati, è stata straordinaria. Come te la spieghi?
In effetti è come dici, nel 2015, anno in cui fui tesserato per l’Atletica Calvesi tornai a misure che non raggiungevo da qualche anno, lanciando a 78,29 metri a
Loughborough in Inghilterra, in realtà la mia miglior prova dal 2010 ad oggi.
È chiaro che con il Gruppo Sportivo delle Fiamme Gialle si era creato qualche attrito che, forse, non mi ha fatto essere totalmente sereno negli anni precedenti in cui non sono riuscito ad esprimermi al meglio, anche se poi lanciavo sempre intorno ai 76 metri.
Però, probabilmente, il cambio mi ha dato stimoli nuovi anche se ovviamente sono rimasto legato alla Guardia di Finanza per cui mi onoro, ancora oggi, di lavorare.
Questa infatti è un’altra delle cose incredibili che ti riguardano. Tu fai il finanziere ma, per poterti allenare al meglio nel corso della giornata, hai subito scelto, quando sei uscito dal Gruppo Sportivo, di fare i turni peggiori, quelli di notte, per essere libero il più possibile.
Continui ancora oggi con questi ritmi?
In effetti è così, non faccio sempre il turno di notte ma spesso, e comunque non ho problemi perché, nascere con un certo talento come ti dicevo, significa anche avere una predisposizione naturale al sacrificio, oltre ad avere una grande resistenza per sopportare ogni tipo di sforzo.
Quel che conta per me è stare bene fisicamente e poter poi lavorare sul campo come voglio.
A proposito di campi un’altra cosa incredibile di te è che, da anni ormai, ti alleni da solo su un campo di patate che ti ha gentilmente concesso tuo zio. È sempre così?
In realtà, purtroppo, un paio di anni fa mio zio è mancato e poi i suoi figli hanno venduto quel terreno per cui ho dovuto trovare un’altra soluzione, ma il Comune di Mazzè è stato molto disponibile, mi è venuto incontro e mi ha concesso uno spazio all’interno di un centro sportivo.
A proposito della tua solitudine, nel senso che non ami avere al fianco nessuno quando ti alleni, la tua scelta, dopo l’ottimo 2015 agonistico vissuto, di cambiare ancora società e fondarne una tutta tua è dipesa da questo?
Assolutamente si e, anzi, in tal senso mi piace sempre ringraziare l’Atletica Calvesi per avermi dato la possibilità di indossare la loro maglia, pur se per un’unica stagione, ma poi in effetti sentivo forte l’esigenza di andare avanti con una società sportiva che mi rappresentasse al 100%, e che fosse solo mia senza alcun tipo di vincolo, nel senso che gareggio solo quando lo decido io.
È nata così la Marco Lingua 4ever ma, in ogni caso, ci tengo anche adire che non mi alleno totalmente da solo, perché ormai da anni mi segue mia moglie, Desiree Geroli.
Sicuramente la tua famiglia, con anche i tuoi 3 figli, devono essere stati fondamentali sia per superare qualche momento complicato della vita, sia per continuare ad ottenere ancora i tuoi ottimi risultati.
Mia moglie e i miei bambini sono la mia linfa vitale, i miei integratori naturali per continuare ad andare avanti, ma ci sono tante persone che mi vogliono bene, tanti amici e tanti tifosi che mi incoraggiano a non mollare, ed io non ci penso minimamente e lo faccio anche per tutti coloro che mi seguono.
Tu vanti tante partecipazioni a tutte le più importanti manifestazioni internazionali, ma rimase storica quella finale del 2017, ai Campionati del Mondo di Londra, con il tuo decimo posto finale assoluto, miglior piazzamento in pista di un azzurro in quella edizione.
Cosa provi ancora oggi, a distanza di quasi 4 anni, ripensando a quei giorni?
In effetti è stata una gioia infinita, non voglio parlare di rivincita verso nessuno ma, insomma, io che ero stato snobbato dalla grande atletica, io che lavoravo tutti i giorni e, in più, mi allenavo da solo su un prato, sono arrivato più avanti di tutti.
Sinceramente chi non si sarebbe gasato per tutto questo e chi, ripensandoci, non continuerebbe a farlo?
Senti Marco, qual è il segreto della tua longevità agonistica?
Più che un segreto è il dato di fatto che non ho mai subito, nel corso della mia lunga carriera, nessun infortunio di una certa importanza e questo è ovviamente fondamentale e, infatti, se guardi, non c’è stato un anno dal 1996 che non via sia almeno una mia misura nello storico dei lanci.
Chiaramente questa mia grande resistenza fisica è genetica, ma penso anche di metterci molto con la mia testa, nel senso che seguo delle mie logiche di allenamento per cui appena ho la sensazione di dovermi fermare lo faccio e questo, sino ad oggi, è stata un’altra delle mie armi vincenti.
Le Olimpiadi non sono impossibili, come hai detto, ma devi gareggiare e cercare di aumentare il tuo miglior risultato dell’anno di poco superiore ai 74 metri. Quali sono i tuoi piani agonistici per i prossimi mesi?
Devo cercare di fare più gare possibili e tentare di lanciare almeno tre volte intorno ai 75,50/76 metri, perché così credo che ce la potrei fare.
Le gare di martello non sono molte, in giro, per ovvii problemi organizzativi e, adesso con il Covid, ancora meno, ma ci sarà la Coppa Europa di lanci, a Spalato l’8 e il 9 maggio, a breve e sarà certamente un bel banco di prova.
Siccome però, mi piace gareggiare quando posso, forse domenica lancio in un altro meeting regionale a Piacenza.