Road to Tokyo: Ottavia Cestonaro

Due lauree e un amore infinito per l'atletica

Leggendo il percorso agonistico di Ottavia Cestonaro, specialista azzurra nel salto triplo dove ha rappresentato l’Italia in tante manifestazioni internazionali, tra cui i mondiali di Doha 2019, quel che salta subito in evidenza è il fatto che abbia gareggiato in discipline di vario genere, dalle corse ai lanci per finire ovviamente con i salti, sia in elevazione che in estensione.

Una super atleta, a tutti gli effetti, e infatti per vari anni della sua ancor giovane carriera, ha compiuto 26 anni il 12 gennaio scorso, ha spesso gareggiato anche nelle prove multiple, sia outdoor nell’eptathlon, che soprattutto indoor, nel pentathlon dove vanta 2 dei 6 titoli italiani assoluti conquistati.

Dal 2018, però, si dedica totalmente al triplo e supera per la prima volta la quota dei 14 metri, limite importante per ambire alle competizioni più prestigiose, per poi nel 2019 fissare il suo attuale personale all’aperto a 14,18, giungendo terza ai Campionati Europei a squadre, partecipare ai mondiali del Qatar ed anche alla rassegna iridata, riservata agli atleti militari, dove conquista la medaglia d’argento.

Il 2020 è stato per lei un anno particolare in quanto è stata costretta, a marzo, ad operarsi al ginocchio destro per un problema al menisco, ma la concomitante drammatica situazione sanitaria, derivante dal Coronavirus, le ha permesso un recupero tranquillo, senza dover abbandonare il sogno olimpico.

Il 2021 è iniziato molto bene, soprattutto per l’ottima partecipazione agli Euroindoor di Torun dove ha sfiorato la finale, con il suo personale al coperto di 13,90, e proprio dal suo ritorno in Italia comincio la mia chiacchierata con lei.

Ciao Ottavia grazie per la disponibilità e, innanzitutto, come stai?

Sto molto bene, non ho avuto nessun problema dopo la Polonia. So che ci sono stati dei casi di Covid al ritorno in Italia ma io, tra l’altro, avevo già contratto il virus a novembre, nonostante tutta la prudenza possibile e, da allora, la mia attenzione in merito è aumentata ulteriormente.

Prima di parlare del futuro mi piace sempre un po’ parlare del passato e, in particolare, mi incuriosisce molto sapere come hai iniziato e come mai hai praticato così tante specialità?

Il mio per l’Atletica è quello che può definirsi vero e proprio amore, nel senso che ho cominciato a frequentare il campo sportivo della mia città, Vicenza, sin da piccolissima e, anche se ho provato a fare negli anni qualche altro sport, la mia presenza sulla pista e sulle pedane varie era costante.

Questa passione mi deriva dai miei genitori, in particolare mio padre Sergio che è stato un discreto atleta e poi si è dedicato all’attività di tecnico, sia a livello di insegnamento scolastico che sul campo di atletica, e mi ha sempre seguita e assecondata in tutti i miei desideri, nel senso che a me piaceva un po’ tutto e, dove non poteva insegnarmi direttamente, faceva in modo che potessi essere aiutata da qualcuno di sua fiducia.

In particolare poi lui è sempre stato un assertore del concetto che, per qualsiasi atleta, sia fondamentale esercitare, specie da giovani, la multidisciplinarietà e la multilateralità, al fine di creare le basi indispensabili per affrontare al meglio qualsiasi specialità.

Ottavia Cestonaro (foto Colombo/FIDAL)
Ottavia Cestonaro (foto Colombo/FIDAL)
Trovo che sia un principio molto giusto ma, evidentemente avevi la voglia e la passione per allenarti su tante specialità perché, sino al 2017, hai continuato a gareggiare su più fronti, specie nelle competizioni multiple.
Cosa ti ha spinto ad abbandonarle?

In effetti è come dici, mi sarebbe molto piaciuto diventare una specialista di prove multiple ad altissimo livello ma questo era il problema, in quanto riuscirci comportava essere seguiti tutto il giorno da vari allenatori che fossero a mia disposizione per farmi progredire, senza alcuna possibilità di essere mai lasciata sola.

Ogni atleta, infatti, che fa una o due gare al massimo, specie quando acquisisce una certa esperienza, può ogni tanto allenarsi autonomamente, ma se si vuol crescere in tante specialità questo non può succedere e, visto che in Italia non esiste un professionismo dei tecnici, con mio padre abbiamo preferito, tre anni fa, puntare tutto su una singola disciplina per provare a raggiungere determinati obiettivi.

Come mai proprio il triplo e non, ad esempio, il lungo visto che sei comunque un’atleta veloce?

Non ti nego che il salto in lungo mi piaccia particolarmente e ti confesso che è stato un dispiacere, all’inizio, aver deciso di puntare tutto sul triplo, ma bisogna anche seguire le scelte dettate dalle proprie caratteristiche naturali e, in effetti, per tanti dettagli tecnici, io sono più predisposta proprio per il triplo anche perché, è vero che sono veloce, ma non abbastanza per il lungo.

Ottavia Cestonaro (foto FIDAL)
Ottavia Cestonaro (foto FIDAL)
In ogni caso mi sembra che tu abbia trovato adesso la dimensione ideale nel tuo contesto di sempre, Vicenza, e sempre seguita da tuo padre. C’è qualcun altro che collabora con te?

Mio padre è una persona che, nonostante i tantissimi anni di esperienza, pensa sempre di poter apprendere qualcosa di nuovo e, per quanto mi riguarda, ha sempre cercato un supporto esterno che potesse completare le sue conoscenze.

Sino a pochi anni fa c’è stata una collaborazione con Paolo Camossi che, però, poi si è trasferito a Roma per seguire Marcell (Jacobs), per cui con lui esiste sempre un ottimo rapporto che però si esaurisce in qualche buon consiglio.

La fortuna ha, invece, voluto che si trasferisse a Vicenza una grande triplista del recente passato, Barbara Lah, che ha ormai affiancato mio padre nella mia preparazione, e mi segue con grande capacità trasmettendomi tutta la sua esperienza.

Ottavia Cestonaro (foto Colombo/FIDAL)
Ottavia Cestonaro (foto Colombo/FIDAL)
Quanti allenamenti fai a settimana e quanti di questi sono di forza?

Faccio 9/10 sedute ogni 6 giorni, con uno di riposo, nel senso che determinati lavori vanno divisi in due parti nell’arco della giornata per poter dare il massimo.

Chiaramente ci sono degli allenamenti di recupero attivo, inteso come rigenerazione per consentire al fisico di prepararsi al meglio per il successivo lavoro.

Per quanto riguarda l’attività di forza pura, in realtà, non ne faccio tantissima perché sono molto dotata naturalmente e mi bastano, al massimo, due passaggi settimanali in palestra e talora anche uno solo.

Naturalmente tutto questo nelle fasi più acute della preparazione, mentre nei periodi antecedenti le gare, o tra una gara e l’altra nella stagione agonistica, faccio un allenamento al giorno cercando lavori di totale qualità, con la massima concentrazione.

A proposito di concentrazione, quanto conta l’aspetto mentale nel salto triplo?

La nostra è una specialità particolare nella misura in cui ci sono ben tre fasi costituite dai tre salti che possono determinare, tra una prova e l’altra, grandi cambiamenti.

In tal senso, può capitare che in una gara si trovino gli equilibri ideali in ogni singola azione, e si ottenga un risultato insperato che ti migliora tantissimo ma poi, nella gara dopo, che per lo stesso principio si sbagli tutto e si abbia una controprestazione netta.

In questo senso è molto importante avere sempre un grande equilibrio, non esaltarsi quando tutto va bene, non abbattersi se ci sono problemi ma, soprattutto, l’importante come mi dice sempre Barbara, ma anche Paolo, è che ci sia sempre un’evoluzione continua perché ogni gara è diversa da un’altra, e non bisogna mai avere la memoria di quella passata, guardando avanti ed ascoltando sempre il proprio corpo.

Vorrei anche citare una persona che mi segue per quanto riguarda l’approccio mentale a ogni mia attività agonistica, Marcella Bounous.

L’anno scorso sei stata operata al ginocchio destro, ma ti sei ripresa molto bene anche se hai deciso di cambiare il piede di stacco e ancora non hai totalmente attuato la rincorsa definitiva. Ti ha consigliato il Dottore, che ti ha operato, tale cambiamento?

No, l’abbiamo deciso io e il mio staff anche in proiezione futura, per quando non sarò più un’atleta, per evitare di continuare a forzare troppo su un ginocchio che è stato operato in maniera abbastanza importante.

Il mio adattamento al nuovo piede di stacco è stato abbastanza veloce, proprio per le mie esperienze del passato, il principio della multilateralità, ma va fatto gradualmente e quindi la rincorsa, all’inizio, è stata ridotta a soli 12 passi, poi da quest’inverno 14, e a breve tornerò agli abituali 16 passi.

Ottavia Cestonaro (Foto Colombo Fidal)
Ottavia Cestonaro (Foto Colombo Fidal)
A maggio inizierà la decisiva ricerca del biglietto per poter accedere alle tue prime Olimpiadi a cui non sei ancora qualificata, non avendo il minimo di 14,32, ma con una buona posizione nel ranking world athletics.
Quando comincerai a gareggiare?

Non credo prima della seconda metà di maggio, voglio arrivare agli appuntamenti importanti, che non saranno tantissimi perché il limite per fare i risultati utili è il 29 giugno, al massimo della condizione.

Le Olimpiadi sono un sogno, ma io ci credo fermamente e proverò in tutti i modi ad ottenere la qualificazione, sia cercando di migliorare la posizione del ranking in cui adesso sono di pochissimi posti fuori, sia provando anche ad ottenere l’accesso diretto con il minimo, complicato ma non impossibile da realizzare.

Un’ultima domanda. Hai due lauree, hai già pensato al tuo futuro dopo l’Atletica?

Ancora no, ma credo e spero di avere varie opzioni, sia nell’ambito del primo corso fatto, quello in tecnologie forestali e ambientali, che nel secondo in scienze motorie, grazie ai quali potrei anche riuscire a lavorare all’interno dell’Arma dei Carabinieri per il cui Gruppo Sportivo mi onoro di essere arruolata.

Parlando di lavoro, però, consentimi di avere un pensiero per tutte quelle persone che sono occupate nell’ambito delle strutture sportive e delle palestre, che tanto contribuiscono al benessere del singolo individuo, perché da oltre un anno stanno soffrendo tantissimo per la situazione derivante dalla pandemia e non hanno potuto, salvo brevi periodi, esercitare la loro professione che è fondamentale perché, per tutti, fare sport e attività fisica è un rimedio contro tanti problemi di ogni genere.

Grazie Ottavia, complimenti per tutto ed anche per questo nobile pensiero, e grazie anche al Gruppo Sportivo dei Carabinieri che ci ha dato l’autorizzazione per questa intervista.
Sport OK Junior