Irene Pusterla (foto archivio Swiss Athletics)
Irene Pusterla (foto archivio Swiss Athletics)

La saltatrice in lungo svizzera Irene Pusterla ha deciso di appendere le scarpette di atletica al chiodo e di ritirarsi dalle scene dopo 26 anni di carriera iniziata da bambina.

L’atleta ticinese, portacolori della Vigor Ligornetto (club di un quartiere di Mendrisio), ha conquistato trentacinque titoli svizzeri e un totale di cinquantacinque medaglie ai Campionati nazionali, due record nazionali assoluti e ventisei partecipazioni a manifestazioni internazionali con la nazionale svizzera.

La trentaduenne saltatrice ha battuto dopo 39 anni lo storico record svizzero di Meta Antanen saltando 6.76m ai Campionati svizzeri di Lugano del 2010. Poche settimane dopo Irene mancò di poco l’ingresso in finale agli Europei di Barcellona dove si classificò tredicesima in qualificazione. A fine anno fu eletta atleta svizzera del 2010.

Pusterla si classificò ottava nella finale degli Europei Indoor 2011 di Parigi Bercy con 6.43m dopo aver stabilito il primato svizzero al coperto in qualificazione con 6.71m.

Nell’Agosto 2011 migliorò nuovamente il primato svizzero saltando 6.84m a Chiasso. Ha superato sette volte la barriera dei 6.70m in carriera e ha partecipato ai Mondiali di Daegu 2011 e ai Giochi Olimpici di Londra 2012, dove è stata eliminata in qualificazione.

Irene raggiunse il momento più alto della sua prestigiosa carriera nell’Agosto 2010, quando si classificò terza al Weltklasse di Zurigo con 6.71m facendo esplodere di gioia i 26000 spettatori dello Stadio Letzigrund.

Con il podio nel prestigioso meeting di Zurigo Irene ha seguito l’esempio di suo padre Fabrizio che, nel 1970, vinse a 16 anni la gara di 100 metri nella stessa manifestazione in 10”2.

Fabrizio Pusterla è stato uno dei maggiori talenti dell’atletica rossocrociata negli anni 70. Gareggiò con i migliori sprinter del mondo, ma si ritirò presto dall’attività a causa di due infortuni mentre stava preparando le Olimpiadi di Monaco di Baviera 1972.

Irene ha rilasciato nei giorni scorsi una bella intervista al sito della FTAL, la Federazione di atletica ticinese, nella quale ha ripercorso le tappe più importanti della sua carriera, i momenti più esaltanti e le delusioni.

I ricordi davvero indelebili della mia carriera sono il terzo posto al Weltklasse di Zurigo e l’ottenimento del limite per partecipare alle Olimpiadi di Londra. Il Weltklasse di Zurigo rappresentava un simbolo nella nostra famiglia perché mio padre vinse i 100 metri al Letzigrund a 16 anni.

Riuscire a salire sul terzo gradino del podio esattamente 40 anni dopo è stata un’emozione senza paragoni. Era un momento in cui andava tutto benissimo. Affrontai quella gara nel bel mezzo degli esami universitari e con la testa libera perché nessuno si aspettava niente da me.

Allo stesso modo, l’ottenimento della conferma del limite olimpico è stata la concretizzazione di un sogno che mi ha portato allo stadio di Londra 2012 ed è stato ancora più speciale perché è giunto dopo un periodo di difficoltà dovuto ad un infortunio.

Senza nulla togliere alle emozioni dei record svizzeri di salto in lungo e di salto triplo, in particolare la misura di 6.76m del 2010 a Lugano che mi è valsa il limite per gli Europei di Barcellona”.

Il momento più difficile della sua carriera ha coinciso con gli Europei di Zurigo nel 2014 dove fu la prima delle escluse dalla finale.

Ricordo con amarezza il Campionato Europeo di Zurigo. E’ una di quelle occasioni che si presenta una volta nella vita e io l’ho vista sfumare senza neppure partecipare alla finale rimanendo la prima esclusa a causa di un terzo salto nullo di un’inezia (soli sette millimetri).

Con il mio coach Andrea Salvadé ci eravamo preparati come non mai. Mi sono presa la rivincita poche settimane dopo al Weltklasse di Zurigo dove ho superato tutte le finaliste degli Europei tranne la vincitrice”.

Irene ha ringraziato sentitamente il marito Lucio, da sempre al suo fianco nei momenti più belli ma anche in quelli più difficili.

Lucio è al mio fianco da 13 anni. Non ha mai smesso di sostenermi e ricordo che la prima gara a cui ha assistito è stata un Campionato ticinese di salto triplo in cui arrivai seconda. Nel 2012 mantenne la promessa di arrivare fino a Londra in bicicletta dal Canton Ticino per sostenermi alle Olimpiadi.

Nello stesso tempo la mia famiglia è stata fondamentale. Non hanno mai smesso di credere in me e mi hanno sostenuto in tutto il mio percorso formativo.

Ringrazio il mio allenatore di sempre Andrea Salvadé e Giuseppe Balsamo, il coach italiano che mi ha seguito negli ultimi due anni.

Giuseppe è una persona di grande competenza, che ha affiancato Andrea in un periodo non semplice. E’ un amico vero che Andrea conosceva da molti anni. Una persona di cui potevamo fidarci, che ha portato nuovi spunti e con il quale abbiamo svolto un eccellente lavoro di squadra”.

Irene ha portato avanti un importante percorso di studi laureandosi in psicologia all’Università di Losanna.

Ho avuto la fortuna di trovare lavoro proprio alla fine della mia carriera sportiva. Il mio tempo è interamente dedicato al lavoro e alla famiglia. Oggi sono una psicologa assistente. Nel frattempo ho iniziato ad apprezzare altre attività come una gita in Mountain Bike o una passeggiata con il cane. Ora l’atletica non è più al centro dei miei pensieri, ho dato ascolto ad altri desideri“.

Irene Pusterla ha gareggiato tante volte nei meeting italiani ottenendo come miglior risultato la misura di 6.75m al Palio della Quercia di Rovereto nel 2014. E’ molto amica delle migliori saltatrici italiane, in particolare Tania Vicenzino.

Nell’ultimo anno di carriera Pusterla è salita due volte sul podio ai Campionati svizzeri di Basilea classificandosi seconda nel salto triplo con 12.95m e terza nel salto in lungo con 6.21m.

Ha saltato come ospite fuori gara ai Campionati Italiani Indoor di Ancona dove ha saltato 6.39m nel lungo.

Non escludo un ritorno nel mondo dell’atletica in un’altra veste. E’ chiaro che certi aspetti li ho vissuti in prima persona, come i momenti negativi e gli infortuni. Ciò può essermi d’aiuto per entrare più in empatia con gli atleti che vivono le stesse sensazioni”.

 

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