
20 luglio 2020, 190 nuovi ammalati un dato molto costante che oscilla tra i 100 e i 250 nuovi casi al giorno, ormai da oltre un mese.
Gli attualmente malati sono ora 12.404, il 5% sul totale generale, dall’inizio della pandemia, di 244.624
Negli ospedali di tutto il Paese si trovano ancora ricoverati in terapia intensiva 47 malati, mentre il numero totale nelle strutture è di 792.
Dopo l’ultimo aggiornamento quotidiano da noi fatto, lo scorso 30 giugno, la situazione appare sempre più sotto controllo anche se ogni giorno si deve, purtroppo, assistere a qualche perdita di vite umane e a un numero stabile, ma che non scende, di persone che contraggono il virus, anche se in maniera abbastanza lieve.
In definitiva il periodo del lockdown sembra solo un brutto ricordo ma, certamente, da più parti si paventa il timore che, con l’autunno, la situazione possa ripeggiorare e allora, l’unica vera certezza di ritorno a una reale normalità pare essere solo il vaccino.
Oltre tre mesi fa avevamo parlato di un’azienda italiana, nella zona di Pomezia, che sembrava molto avanti nella ricerca in collaborazione con l’Università di Oxford e, a conferma di quanto anticipato allora, sembra che tale sperimentazione stia procedendo per il meglio.
Il risultato pubblicato sulla rivista Lancet
Si tratta di risultati preliminari riferiti alla fase 1-2 di sperimentazione che ha coinvolto 1.077 adulti sani, ma Oxford ha già iniziato i test di fase tre
“Il vaccino contro il Covid-19 dello Jenner Institute della Oxford University, con la collaborazione dell’azienda biotech italiana Irbm di Pomezia ha indotto una forte risposta immunitaria e anticorpale fino al 56/mo giorno della sperimentazione in corso“.
Poiché l’epidemia è molto diminuita in Gran Bretagna, i test sono in corso soprattutto in Brasile. I risultati di questa ulteriore sperimentazione sono attesi per agosto-settembre, quando le prove avranno coinvolto circa 10 mila persone: un numero sufficiente per dare una risposta anche sulla sicurezza, oltre che sull’efficacia del vaccino.
La previsione sui tempi
Una prima somministrazione, limitata alle categorie più a rischio, potrebbe iniziare se non ci saranno contrattempi a ottobre, per poi prevedere una distribuzione ad ampio raggio dall’inizio del 2021.
Italia, Francia, Germania e Olanda, a metà giugno, hanno già firmato un accordo per ottenere 400 milioni di dosi dalla casa produttrice, l’inglese AstraZeneca.
“Serve ancora tempo e prudenza, ma i primi riscontri scientifici sul vaccino dell’Università di Oxford, il cui vettore virale è fatto a Pomezia e che verrà infialato ad Anagni, sono incoraggianti” queste alcune delle parole pronunciate in merito dal Ministro della Salute, Roberto Speranza.
Le basi scientifiche della ricerca
La sperimentazione di Oxford si basa sul modello del vettore virale: al genoma di un adenovirus che normalmente causa un raffreddore viene aggiunto un frammento di Dna che codifica per la produzione della spike: la punta della corona del coronavirus.
Quando l’adenovirus viene iniettato nell’organismo, si diffonde fra le nostre cellule e ordina loro di produrre le spike.
Le punte della corona fungono da antigene: scatenano il sistema immunitario senza causare alcuna malattia.
Se all’organismo capiterà di infettarsi, incontrando il coronavirus intero, le nostre difese saranno capaci di riconoscerlo e combatterlo.