Tamberi d’argento in una gara pazzesca di salto in alto

Paolo Dal Molin medaglia di bronzo nei 60 ostacoli

Gianmarco Tamberi ha vinto la medaglia d’argento nel salto in alto dei campionati europei al coperto di Torun con la misura di 2,35, che conferma il suo personale dell’anno e l’ottima condizione di forma raggiunta in questa stagione.

In una gara incredibile, l’azzurro viene superato nella lotta per il titolo da un fenomenale Maksim Nedasekau il quale, dopo qualche errore nelle misure di entrata che avevano fatto pensare non fosse nella miglior forma, trova una serie incredibile di salti che lo portano sino a 2,37 metri, per la vittoria ed anche per il suo primato personale assoluto

Gimbo entra in gara già con l’importante misura di 2,23, per poi superare sempre alla prima 2,26 e 2,29, quota che gli garantisce subito, quantomeno, la medaglia d’argento.

Rimane in gara, infatti, solo con il bielorusso Maksim Nedasekau che parte benissimo sulla quota di 2,31 superata alla prima per mettere un po’ di pressione a Gimbo, il quale reagisce e passa anche lui tale misura al primo tentativo, rimanendo di fatto in testa alla gara, non avendo nessun nullo precedente, al contrario dell’avversario.

A 2,33 però, Nedasekau tira fuori tutto il suo indiscutibile talento e passa alla prima mentre Gimbo fa un errore ma poi, sempre al secondo tentativo, meraviglioso salto di Tamberi a 2,35 che ritorna in testa con il bielorusso che sbaglia due volte e cerca l’ultimo disperato assalto all’oro che trova, appunto, con una fantastica prova a 2,37, chiudendo una gara incredibile, certamente quella dai più alti contenuti tecnici di tutti questi campionati.

Gimbo sbaglia poi le 3 prove a 2,37 ma, sinceramente, non si può imputare nulla alla sua enorme prestazione, ancora una volta sui miglior livelli degli ultimi anni.

Ha solo trovato contro un avversario che si è superato, a cui bisogna fare solo tanti complimenti e le sue dichiarazioni testimoniano una grande sportività oltre, ovviamente,  voglia di rivincita.

Sono quasi più contento di essermi messo alla prova in una gara così difficile, con un avversario che ha saltato così in alto, piuttosto che in una finale come quella di due anni fa quando ho vinto con 2,32.

C’è un lato positivo da guardare. Avevo bisogno di confrontarmi di nuovo ad altissimi livelli, perché erano anni che non lo facevo. Bene così, male che l’ho persa, ma si impara sempre.

Se devo capire dove migliorare, mi sento ancora un po’ spaesato a queste misure perché è da tempo che non le vedo più, quindi ogni tanto faccio una rincorsa diversa dall’altra. Ma ho fatto buoni salti con l’asticella alta. Nelle ultime tre gare ho chiuso con 2,34 e due volte 2,35, è un bell’andare.

Nedasekau è un grandissimo combattente, è uno che ha già fatto risultati da giovanissimo vincendo gli Europei under 20 con 2,33 che è una misura stratosferica a quell’età.

Ha un salto semplice, non costruito, e mi rivedo un po’ nelle sue caratteristiche perché nell’appuntamento importante riesce a tirare fuori il coniglio dal cilindro, anche un po’ più di me. Complimenti a lui”.

Paolo Dal Molin (foto Colombo/FIDAL)
Paolo Dal Molin (foto Colombo/FIDAL)

Dal Molin ottimo terzo nei 60 H

Era una medaglia annunciata, nei 60 ostacoli, quella di Paolo Dal Molin che aveva dato ampia dimostrazione, in tutta la stagione invernale, di essere tornato a delle eccellenti condizioni di forma, correndo in 7″55, molto vicino al suo record italiano dei 60 ostacoli di 7″51.

Questa sera, nella finale dei campionati europei al coperto, l’ostacolista azzurro non ha certo deluso ed ha ottenuto il massimo che poteva, chiudendo in un ottimo 7″56, al terzo posto dietro il francese Wilhem Belocian, campione per un soffio con 7″42, davanti al britannico Andrew Pozzi, 7″43.

Una grande soddisfazione per il 33enne atleta di padre veneto e madre camerunense, in un momento della sua carriera agonistica che sembrava in leggera discesa e queste sono le sue dichiarazioni dopo l’impresa.

Sì, finalmente sono tornato. Oggi possiamo dirlo. Ho aspettato tanto questo momento ed è una ripartenza. È stata una gara solida, non mi sembra di aver fatto errori grossolani, soltanto mi sono un po’ addormentato dopo il primo ostacolo. Mi capita troppo spesso, purtroppo.

Ma veder rientrare Andy Pozzi mi ha riacceso e da lì ho capito che dovevo dar tutto. Come sono tornato? Finché non tiro fuori quello che valgo non mi tiro indietro, non mollo, a costo di patire le pene dell’inferno.

È l’anno olimpico e uscire dalla stagione indoor in questa condizione, anche fisica, significa potermi esprimere all’aperto sui tempi che penso di valere”.

Ottimo anche il giovanissimo Franck Brice Koua che arriva ottavo, in finale, con 7″76, dopo aver raggiunto una prestigiosissima finale e realizzato, con 7″70 in semifinale, il primato italiano under 23.

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