L’incidenza della dieta vegana per gli atleti di livello

L'esperienza positiva di vari corridori di prestigio che hanno scelto tale stile alimentare

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Cambiare ciò che si mangia potrebbe non sembrare la soluzione per migliorare la sostenibilità ambientale, nel senso che ovviamente non riduce l’emissione della plastica originata dai combustibili fossili, ma ci sono sempre più prove che un passaggio a una dieta a base vegetale può ridurre enormemente l’impatto dell’individuo sul clima, grazie alla minore energia richiesta per la produzione di alimenti quali carne e latticini.

Uno studio dell’Università di Oxford ha scoperto che ogni persona, passando a una dieta vegana, può ridurre l’incidenza del carbonio nel cibo sino al 73% e inoltre, che il recupero dei terreni agricoli mondiali utilizzati per l’agricoltura rivitalizzerebbe la conservazione della fauna selvatica e ridurrebbe enormemente l’estinzione.

Tutto ciò rappresenta un dato estremamente importante per qualsiasi atleta dalla mentalità ecologica ma poi, quali possono essere le implicazioni sulle prestazioni atletiche?

La nutrizione è, come ben noto, un elemento fondamentale per le performance ai più alti livelli, quindi è possibile aiutare l’ambiente con una dieta vegana mantenendo le stesse prestazioni?

Tanti atleti internazionali di prestigio stanno facendo tale cambiamento e dimostrando che è così.

Kaylin Whitney, medaglia d’oro olimpica di Tokyo 2021 nella 4×400 femminile, atleta 23enne che ha iniziato la sua carriera da sprinter sulle distanze più veloci per poi passare ai 400 piani, è una di queste che ora basa la sua alimentazione sui derivati delle piante. E’ passata a una dieta vegana quest’anno in vista dei Trials USA e delle Olimpiadi di Tokyo, dove ha anche conquistato il bronzo nella 4x400m mista da lei corsa in terza frazione.

Kaylin Whitney (foto World Athletics)
Kaylin Whitney (foto World Athletics)

La velocista statunitense ha emulato l’esempio vegano di Morgan Mitchell, che era una componente del quartetto femminile  4x400m australiano giunto settimo ai Giochi di Rio 2016. Mitchell, che negli ultimi anni si è dedicata a preparare gli 800 metri, è riuscita a qualificarsi per le Olimpiadi di Tokyo seguendo una dieta a base vegetale.

Il mezzofondista austriaco Andreas Vojta ha partecipato alle più importanti manifestazioni internazionali per oltre un decennio, inclusi i Giochi Olimpici del 2012, cinque Campionati Europei e sei Campionati Europei Indoor.

Si è convertito all’alimentazione vegana a partire dal maggio 2018, spinto da una fede appassionata nei diritti degli animali e nell’ottica di favorire il cambiamento climatico.

Le sue parole in merito: “Sono diventato vegano per motivi etici e ambientali. Stavo approfondendo le mie conoscenze sull’agricoltura animale e ho capito che le mie opinioni etiche non potevano convivere con le industrie crudeli che sostenevo attivamente ogni giorno. Così, ho allineato la mia morale con le mie azioni e sono diventato vegano.

Ho subito capito che stavo facendo la cosa giusta, il che ti libera davvero la mente perché era il minimo che potessi fare per il nostro pianeta e anche per il mio corpo.

In realtà, devo ammettere, che la ragione primaria della mia scelta non è stata da un punto di vista salutistico per la mia persona, ma ho sperimentato vari benefici in tal senso anche sotto sotto quelli delle prestazioni atletiche. Ho iniziato a sentire un recupero più veloce dopo allenamenti intensi o competizioni, e provato un bisogno di meno sonno per recuperare“.

Il suo cambiamento ha suscitato la curiosità di tanti suoi colleghi atleti, soprattutto perché ha stabilito i suoi record personali sui 3000m (7’49″75), 5000m (13’24″03) e un record nazionale sui 5km in strada (13’48) da quando è diventato vegano.

Anche se la maggior parte delle persone sanno cos’è il veganismo, non hanno molta esperienza pratica con esso e sono curiosi di sapere come funziona, soprattutto come atleta“, spiega ancora.

Come ogni cambiamento nella tua vita, potrebbe essere poco familiare le prime settimane, ma poi diventa parte della tua vita quotidiana.

Quasi tutti quelli con cui parlo capiscono già le enormi questioni etiche che accompagnano l’allevamento di animali, quindi come passo successivo sto cercando di aiutare e informare coloro che vogliono sapere come integrare, senza difficoltà, uno stile di vita vegano nella loro vita“.

Andreas Vojta (foto archivio)
Andreas Vojta (foto archivio)

Fiona Oakes, è una 52enne fondista britannica master detentrice di quattro record mondiali di categoria nella maratona, che corre nonostante abbia perso una rotula a causa di un tumore quando aveva 17 anni. Oakes è vegana da quando aveva 6 anni.

E’ stata la co-fondatrice del club di corsa Vegan Runners che attira da tempo grande attenzione sul veganismo.

Il suo racconto di come è nata tale iniziativa: “Mi ero qualificata per una importante maratona che si doveva svolgere a Londra nel 2004, e ho capito che era un’opportunità incredibile per promuovere il veganismo in modo positivo a tanta gente schiava di un certo tipo di alimentazione.

Era l’occasione per indossare una maglia che promuovesse la parola vegan, e correre attraverso le strade chiuse della capitale mentre gli spettatori, la stampa e i media guardavano. Ci siamo buttati, ed è così che è nato Vegan Runners“.

Da allora il club è cresciuto tantissimo, ed ora vanta nel Regno Unito quasi 3000 membri.

Con il passare degli anni, ho ovviamente cercato e acquisito molte più informazioni su come il veganismo non solo giovi agli animali ma al pianeta, all’ambiente, alla salute individuale e globale“.

Il suo progetto più recente è stato creare un nuovo evento di endurance, il Running for Good Ultra, per sostenere il cambiamento positivo, compresa la sostenibilità ambientale.

Per me, la mia corsa ha sempre riguardato la costruzione di una piattaforma positiva da cui parlare e promuovere una questione che mi appassiona“, dice. “Quella questione è la positività del veganismo per molte ragioni.

Onestamente credo che avere un secondo fine, o almeno un motivo in più, piuttosto che correre solo per un risultato o per dei tempi, dei trofei e delle medaglie, abbia migliorato la mia capacità di rimanere motivata e concentrata sui duri allenamenti necessari per avere dei risultati sportivi di un certo tipo.

Credo davvero che quando sei là fuori ad allenarti con qualsiasi clima, l’idea che ci sia una ragione più profonda e che altri possano essere influenzati o ispirati dalla tua presenza e dal tuo impegno, sia il miglior stimolo per sentirsi tonici e carichi per affrontare al meglio la competizione successiva“.

Per Oakes e molti altri atleti vegani, mangiare verde è diventato ancora più importante di vincere qualsiasi gara.

Fiona Oakes (foto veganpromoter)
Fiona Oakes (foto veganpromoter)
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