Road to Tokyo: Alice Mangione

Una storia sportiva di scelte coraggiose e vincenti

Alice Mangione è un’atleta azzurra specialista nei 200 e 400 metri, venuta alla ribalta nel corso dei campionati italiani assoluti di Padova, nell’agosto del 2020, quando ha vinto il titolo proprio nel giro di pista.

In realtà Alice, che ha compiuto 24 anni lo scorso 19 gennaio, si era già posta all’attenzione con buoni risultati e facendo parte della squadra azzurra, di staffetta 4×400 metri, che ha partecipato ai mondiali in Qatar del 2019, dove però l’atleta non aveva fatto parte del quartetto in gara.

Un bella esperienza, in ogni caso, quella di Doha che le ha certamente dato ulteriori stimoli per progredire nella sua crescita agonistica culminata, prima con un’ottima stagione 2020 e poi, con un inizio di 2021 ancor migliore con la partecipazione agli Euroindoor di Torun e il record italiano al coperto ottenuto dalla staffetta 4×400, di cui lei è stata grande protagonista.

Adesso sta preparando l’esordio per la stagione all’aperto che, per quanto riguarda le sue speranze di poter andare alle Olimpiadi, passa principalmente dai campionati del mondo di staffette che si terranno a Chorzow, in Polonia, i primi due giorni di maggio, per definire le partecipanti all’appuntamento a cinque cerchi.

Sono lieto, quindi, di potermi far raccontare da lei come sta procedendo la preparazione.

Ciao Alice, grazie per la disponibilità, anche perché so che hai appena fatto il vaccino anti-covid e hai qualche piccola reazione. Come stai innanzitutto?

Ciao grazie a te. In effetti non sono al massimo della forma, ho un po’ di febbre e qualche dolore articolare diffuso ma nulla di grave.

Alice Mangione (foto FIDAL)
Alice Mangione (foto FIDAL)
Il tuo primo grande successo è stata la vittoria agli assoluti dell’anno scorso sui 400 metri, ma sicuramente la tua crescita è stata costante negli anni.
Raccontami un po’ dei tuoi inizi con l’atletica.

Io sono di Niscemi, un comune siciliano in provincia di Caltanissetta e, quando frequentavo le scuole medie, ho iniziato con qualche garetta scolastica, in particolare mi facevano fare spesso le corse campestri che proprio non sopportavo.

Poi ho cominciato a fare anche gare di velocità, e hanno notato che ero dotata per cui mi è stata offerta la possibilità, attraverso la società sportiva del Cus Palermo, di andare a vivere proprio a Palermo per dedicarmi all’atletica nel modo migliore, visto che nel mio paese non c’erano strutture adeguate.

Quindi hai fatto le scuole superiori nel capoluogo siciliano?

Si, mi sono iscritta al liceo delle scienze umane e sono andata a vivere con altre ragazze, un po’ più grandi di me, in un appartamento che ci ha messo a disposizione la società.

E’ stata una scelta importante e coraggiosa, che certamente mi ha fatto crescere tantissimo perché ho imparato, da molto giovane, ad arrangiarmi da sola e questo trovo sia molto importante per chiunque ma, ovviamente, sono molto grata ai miei genitori che hanno sostenuto il mio desiderio e mi sono stati sempre molto vicini. 

Sicuramente una scelta frutto di una passione incredibile, ma non l’unica perché poi, poco tempo dopo la fine del liceo, ne hai presa un’altra che definirei decisiva, quella di trasferirti a Roma. Mi racconti come mai?

L’atletica è uno sport meraviglioso ma per cercare di progredire, anno dopo anno, necessita di grande sacrifico e anche qualche rinuncia, per cui le motivazioni sono fondamentali per andare avanti.

E’ successo che all’inizio del 2018 ho cominciato ad avere un leggero calo di testa, sentendo l’esigenza di cambiare qualcosa nella mia preparazione, e le mie sensazioni sono state confermate da una stagione in cui ho avuto anche un calo nelle mie prestazioni in gara.

Ho cominciato allora a relazionarmi con la mia attuale allenatrice, Marta Oliva, che fa parte dei tecnici del Gruppo Sportivo dell’Esercito e, verso ottobre di quell’anno, è riuscita a farmi trasferire presso il Centro Sportivo Olimpico della Cecchignola, a Roma, per vivere ed ovviamente allenarmi con lei.

Sicuramente un’altra decisione coraggiosa perché, se è vero che Roma è la città più bella del mondo, è anche vero che hai lasciato la tua isola e soprattutto ti sei allontanata molto dalla tua famiglia a cui sei legatissima.

E’ vero, non è stato facile e oltretutto la sfortuna ha voluto che, appena arrivata a Roma, abbia anche avuto un infortunio che mi ha bloccata per qualche mese ma, poi, in poco tempo i risultati si sono visti, la voglia e la determinazione è tornata più forte che mai ed ho avuto, nell’estate del 2019, il primo grande risultato da assoluta con il terzo posto agli italiani di Bressanone, nei 400 metri.

Tu sei una quattrocentometrista veloce, nel senso che hai dei buoni crono anche sui 200 metri. Hai mai pensato di dedicarti di più al mezzo giro di pista?

Se devo dire la verità i 200 metri sono proprio la gara che preferisco, mi piacciono tantissimo e, ovviamente, fanno anche meno paura ma, per caratteristiche fisiche, sono certamente più portata per i 400 anche se, quando posso, sono contenta di gareggiare anche su quella distanza.

Rebecca Borga-Alice Mangione (foto Colombo/FIDAL)
Rebecca Borga-Alice Mangione (foto Colombo/FIDAL)
A Torun hai fatto una bellissima esperienza, hai mancato la semifinale in gara individuale per 1 centesimo, e hai ottenuto, con la staffetta 4×400 il record italiano, quella stessa staffetta che dovrebbe portarti alle Olimpiadi. Quanto ci credi?

Ovviamente tantissimo, abbiamo dato grande dimostrazione di essere in ottima forma e per Chorzow, durante le World Relays, ci saranno anche altre ragazze a rinforzare la squadra per cui spero con tutta me stessa di poter volare verso il Giappone.

Le Olimpiadi sono il sogno di qualsiasi atleta ma, giusto per farne uno più grande, un pensiero alla qualificazione per la gara individuale lo fai qualche volta?

Devo ovviamente essere molto realista, il minimo per Tokyo è 51″35, molto distante dal mio personale dell’anno scorso di 52″70.

C’è anche il ranking world athletics, ma per poter solo pensare di salire su posizioni che diano qualche possibilità bisognerà correre sotto i 52 secondi che, certamente, sarà il mio obiettivo quest’anno anche in funzione del fatto che ho corso, nelle gare indoor, praticamente sui migliori tempi all’aperto e le quattro curve chiaramente rallentano.

Vedremo, quindi, come saranno le sensazioni delle prime gare e dopo capirò dove poter arrivare.

Alice Mangione (foto Colombo/FIDAL)
Alice Mangione (foto Colombo/FIDAL)
A tal proposito avete già fatto qualche programma sulle prime uscite all’aperto, a parte ovviamente l’appuntamento importantissimo dei mondiali di staffette?

C’è una mezza idea di debuttare in un paio di gare spurie il 24 aprile, dove correrei sia 150 che 300 metri, proprio per fare dei test di efficienza fisica.

Poi probabilmente il 13 maggio dovrei essere a Savona in quello che è un bel meeting su una bella pista, e poi vedremo in funzione del calendario nazionale e internazionale.

C’è qualcuno in particolare che vuoi ringraziare per tutto quanto stai vivendo?

Ovviamente la mia famiglia per essermi sempre stata vicina in ogni momento ma, in particolare sono molto grata al Gruppo Sportivo dell’Esercito che mi ha accolta, già da tre anni, all’interno della propria struttura, anche se non ero nemmeno un’atleta del loro Gruppo di cui invece, adesso, da qualche mese faccio parte e questo mi onora immensamente.

Nel ringraziare Alice, vogliamo fare altrettanto con il Gruppo Sportivo dell’Esercito per la gentile autorizzazione concessa per intervistare la loro atleta.
Alice Mangione (foto personale dal suo profilo facebook, con la mamma)
Alice Mangione (foto personale dal suo profilo facebook, con la mamma)
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