Devo ammettere, senza nessuna ipocrisia, che quando alcuni fa il mio amico Salvino Tortu mi parlò di Vanni Loriga, giornalista originario della Sardegna come lui, che stimava tantissimo e di cui era anche abbastanza amico nei limiti di una certa differenza di età, io gli risposi che non sapevo chi fosse e, per questo, fui simpaticamente rimproverato per la mia ignoranza in merito a uno delle più grandi firme dello sport che l’Italia avesse mai avuto.
Ieri Loriga ci ha lasciato a 95 anni, leggo anche con ancora grande lucidità mentale e, dall’infinità di ricordi che da più parti sono stati fatti per onorare la sua prestigiosa attività professionale ma anche la sua estrema umanità, non posso che essere ancor più convinto che debba essere stato veramente una persona speciale.
Vanni si è occupato di tanti sport, nella sua carriera di giornalista che praticò a tempo pieno dal 1967, quando abbandonò il suo ruolo di comandante nelle forze armate, e in modo principale di atletica leggera di cui è stato, oltre che inviato per tanti anni del Corriere dello Sport, un grande storico, riuscendo sempre a reperire notizie di grandissima attualità anche quando non era certo così facile come oggi che basta fare una ricerca su google.
Ho letto in uno delle tante commemorazioni di queste ultime ore che per diventare suo amico si dovesse superare un esame di cultura generale, di atletica e di conoscenza della Sardegna, ed ecco spiegato il motivo della sua amicizia con Salvino, ma c’era pure un’infinita stima reciproca con Filippo Tortu che, proprio ieri sera alla fine dell’intervista rilasciata dopo la sua eliminazione dai 200 dei mondiali pur con una brillantissima prestazione, ha voluto ricordare Loriga, di come lo stesso fosse stato presente al suo esame di maturità e di come avrebbe voluto onorare in gara la sua scomparsa con un nastrino nero, che però non gli è stato consentito indossare a causa del regolamento di World Athletics.