Eyob Faniel (Foto Fidal)
Eyob Faniel (Foto Fidal)

Contatto Eyob il 15 settembre su Instagram con una sfilza di domande che mi rendo conto potrebbero scoraggiare anche un paziente maratoneta. Mi risponde il giorno stesso: “Dammi un po’ di tempo che voglio trovare l’ispirazione giusta“. Passano otto giorni (nel frattempo lui è a Doha, giustamente) e ricevo una mail in cui scopro un personaggio meraviglioso.

Eyob Ghebrehiwet Faniel, spauracchio dei telecronisti, mi racconta l’evoluzione dei suoi soprannomi: nato in Eritrea, da piccolo lo chiamavano Irab (=gazzella), ma negli ultimi anni la collezione dei suoi nickname è andata ad ampliarsi per via degli speaker che, sbagliandosi nei modi più svariati e fantasiosi, lo appellavano Egiob, Enjoy, Eboy, Edor, Job…

Ventisei anni, Fiamme Oro, a un certo punto della sua vita ha capito di essere portato per la corsa e di divertirsi nelle lunghe distanze. Infatti si ritiene fortunato e mi spiega che il suo hobby corrisponde al suo lavoro, o meglio… “il mio lavoro è fare il papà e correre è il mio hobby”.

Ammette di essere un ritardatario cronico, ma solo “finché non sento il via dello start”, ama la pizza e il prossimo libro che ha in programma di leggere è Il cacciatore di aquiloni. Prima però lo aspetta la caccia a una medaglia: il nostro tifo è assicurato!

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