Come già ammesso, all’interno di un mio precedente editoriale, ho recentemente modificato il mio atteggiamento nei confronti della vicenda legata ad Alex Schwazer, nel senso che, se prima ritenevo non giustificato un certo tipo di interesse mediatico di fronte a un atleta condannato per doping, per ben due volte, adesso trovo doveroso porre l’attenzione su un caso che, in effetti, nasconde dei lati oscuri.
Ora, certamente qualcuno potrà eccepire che ci ho messo tanto per capire che non tutto fosse chiaro in questa storia ma, sinceramente, quel che mi aveva sempre dato fastidio era la perentorietà di certi titoli, anche di importanti quotidiani sportivi, che in talune occasioni avevano annunciato, come per certa, la teoria del complotto nei suoi confronti, per poi dimenticarsi, in pochissimo tempo, della realtà della situazione.
Ma la ragione vera è che, sino a poche settimane fa, ho vissuto la vicenda di Alex in maniera molto istintiva, come fanno tanti tifosi e appassionati, di atletica e di sport, che ragionano in un’ottica di colpevolista contro innocentista.
Forse, sino a qualche tempo fa lo potevo anche fare, ma adesso credo di avere la responsabilità di dover parlare di una vicenda certamente legata al mondo dell’Atletica, con toni moderati ma con la giusta continuità che richieda, anche in momenti in cui non si hanno titoloni da pubblicare.
Ed allora, ragionando sul concreto, così come avevo detto che per Schwazer fosse impossibile pensare di partecipare alle Olimpiadi del 2020, allo stesso modo posso dire che, per quelle del 2021, presumibilmente nello stesso periodo, potrebbe aprirsi un piccolissimo spiraglio.
A dire il vero, le notizie degli ultimi mesi sono state per lui molto negative, non tanto per il rigetto da parte del TAS di Losanna della sua domanda di sospensione della squalifica ma, soprattutto, per l’assoluzione in secondo grado, proprio a Bolzano, dei due medici e di una dirigente della FIDAL, dall’accusa di favoreggiamento per cui erano stati condannati, in primo grado, sulla base della denuncia dello stesso Schwazer in merito alla sua prima indiscutibile condanna, per doping, del 2012.
Ora potete capire come questa assoluzione, da quello stesso tribunale di Bolzano, anche se ovviamente da una Corte di Appello che nulla centra con il GIP Pelino che sta conducendo l’altra indagine, sia stata una botta tremenda per parte dell’impianto costruito dalla difesa del marciatore, perché ha sentenziato come l’atleta altoatesino, almeno in questa circostanza, abbia mentito.
Da quel giorno, infatti, nessun’altra notizia è più comparsa su Schwazer fino a tre giorni fa quando Sandro Donati, il principale attore della vicenda insieme al suo atleta, ha rilasciato alcune dichiarazioni all’Ansa dove testimonia dello stato di salute agonistica di Alex.
Alcune delle dichiarazioni di Donati
“Il talento e le motivazioni di Alex sono intatte, per lui può essere una chance ma soprattutto vuole che sia riconosciuta la sua integrità”.
“Quest’anno in più può essere utile. Prima i tempi erano strettissimi ma, a fine luglio, il tribunale di Bolzano esaminerà i risultati dell’incidente probatorio sulle provette chiesto dalla difesa. A quel punto il giudice deciderà se procedere per doping o chiedere l’archiviazione”.
“Noi confidiamo senz’altro su questa seconda strada e poi ci troveremo comunque di nuovo davanti al Moloch del sistema giudiziario sportivo”.
“Alex va fortissimo. Il suo talento è intatto ed io lo tocco con mano ogni giorno che gli sono vicino. In questo momento nessuno al mondo lo batterebbe anche se le difficoltà sono tante perché ormai è un dilettante e, per allenarsi, deve togliere tempo al lavoro”
Questa ultima frase riveste grande interesse perché significa che Schwazer sta continuando ad allenarsi, sempre con Donati, a Roma, che lo vede in ottima condizione di forma.
Ricordo, per chi non lo sapesse o che non avesse voglia di leggere il mio precedente articolo in merito, che la FIDAL, su richiesta del tribunale di Bolzano, ha messo a disposizione 56 atleti che svolgono un’attività agonistica simile, per intensità, a quella del marciatore altoatesino, al fine di poter fare delle analisi accurate sulla densità dei loro DNA e raffrontarla con quella scaturita dalle famose urine di Schwazer, relative al test del 1 gennaio 2016 da cui scaturì la seconda squalifica.
Il mio pensiero finale
Credo che, al punto a cui si è arrivati, sarebbe importante, da parte di tutte le parti in causa, un piccolo passo indietro.
La mia idea parte dal presupposto che si è avuto anche sin troppo tolleranza nei confronti di certi atleti condannati per doping e ne cito uno su tutti, perché ne ho parlato da poco, Justin Gatlin che, in entrambe le sue squalifiche, ha visto la pena comminatagli dimezzata.
Ora, non so come e in che termini potrebbe essere impostata la questione ma penso che, se il tribunale di Bolzano, dopo le analisi disposte che dovrebbero arrivare a luglio ma, con la situazione in atto, slitteranno sicuramente, dovesse sentenziare, entro la fine del’anno, che le provette sono state manomesse, credo che la linea della difesa di Schwazwer dovrebbe puntare a una richiesta di riduzione della pena per una sorta di difetto procedurale tecnico.
In altre parole, a mio avviso, pur in presenza di un pronunciamento favorevole da parte del GIP Pelino, se Schwazer vuole avere una speranza di andare in Giappone, a giocarsi a 37 anni, le sue possibilità, l’atteggiamento di tutto il suo staff non può essere di sfida aperta verso le istituzioni sportive perché, in tale caso, le sue possibilità di tornare a competere sarebbero praticamente pari a zero.
In definitiva se l’intento è quello di puntare a un’incredibile partecipazione a un’Olimpiade, credo vada usata una linea di dialogo costruttivo, intesa come richiesta di sconto di pena per alterazione non dolosa delle provette, mentre se invece si punta a distruggere un sistema, laddove ci fossero gli elementi reali per farlo, gli scenari possibili sarebbero diversi, ma quello agonistico si allontanerebbe sempre di più.