Eccellente prestazione dell’italo ucraina Sofiia Yaremchuk, che sapevamo iscritta alla Maratona di Londra ma di cui non avevamo avuto la certezza della partecipazione sino a poche ore fa in quanto solo tre settimane fa aveva partecipato alla 42,195 km di Milano ritirandosi, che polverizza il suo personale di 2h25’36 nella gara della capitale londinese, al termine di una prova dove per molto tempo accarezza anche l’impresa di poter attaccare e superare il primato italiano di Valeria Straneo di 2h23’44, ma poi nei km finali a causa di un leggero cedimento chiude con un pur ottimo 2h24’02, che la pone al quinto di posto di sempre nella storia italiana, dietro anche a Giovanna Epis, Maura Viceconte e Sara Dossena.

Per la vittoria finale della gara femminile da segnalare il sorprendente successo, con grande rimonta finale, dell’olandese Sifan Hassan al suo debutto sulla distanza dei 42,195 km, che chiude con il tempo di 2h18’33.

Finale palpitante con il sorpasso ai danni dell’etiope Alemu Megertu (2h18’37) e della keniana campionessa olimpica Peres Jepchirchir (2h18’38), ma corrono in meno di 2h19 anche Shelia Chepkirui (2h18’51) e l’etiope leader della scorsa edizione Yalemzerf Yehualaw (2h18’53).

Le dichiarazioni di Yaremchuk: “Stavolta me la sono goduta, mi sono piaciute le sensazioni che ho avuto. Sono venuta a Londra per prendere il mio, per raccogliere i frutti di tutto il lavoro svolto nella preparazione, e ora posso gioire. Ho avuto le risposte che volevo, dopo aver trovato la forza di riprovarci. Il primo obiettivo era il minimo olimpico, però puntavo a scendere sotto 2h25 e invece ho sfiorato le 2h24 quindi è andata benissimo. Mi sento felice e orgogliosa per me e per tutto lo staff che mi ha aiutato a superare le difficoltà. Manca poco al record italiano, ma un passo alla volta ci potrò arrivare.

Era rimasta una cicatrice dentro di me per lo stop di Milano, dove ho avvertito un improvviso calo di energie, con pensieri e dubbi su come poter gestire una maratona. Alla mezza avevo programmato di fare 1h12 ma mi sono trovata nel secondo gruppo, con la statunitense Susanna Sullivan (poi decima in 2h24:27) che ho staccato al 33° chilometro. C’è stato un passaggio più veloce, ho rischiato un po’ ma stavo bene. Con il senno di poi, dico che è stato giusto così e dopo aver superato lo scoglio del 25° chilometro ho capito di poter correre come desideravo, che non dovevo avere paura. Nel finale ero da sola, ma non ho sofferto come a Francoforte dove faceva troppo caldo.

Non è stato semplice neppure il mese trascorso in Kenya, all’inizio dell’anno. Proprio lì avevo incontrato Giovanna Epis, che come me ha dovuto risolvere alcuni problemi. Ho visto il suo risultato di Amburgo (2h23:46 a due secondi dal record italiano) ed è stata bravissima, complimenti davvero. È bello e stimolante confrontarsi con un’atleta del suo livello”.

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