Alfio Giomi (foto La Nazione)
Alfio Giomi (foto La Nazione)

Dalla sua residenza in Toscana, il Presidente della Fidal Alfio Giomi ci racconta come sta vivendo la quarantena, il futuro dell’atletica italiana, quali azioni sono state implementate come Federazione e cosa lo aspetta dopo i Giochi Olimpici di Tokyo 2021 quando tornerà a vivere nella campagna grossetana.

Come sta vivendo questa quarantena, soprattutto dal punto di vista personale?

La quarantena mi ha riportato a casa in mezzo alla campagna toscana, nel grossetano.
La prima riflessione è stata che la scelta fatta quasi due anni fa di non ricandidarmi (al di la delle norme che non mi avrebbero permesso la rielezione) sia stata la scelta giusta.

Negli ultimi sette anni e mezzo ho vissuto a Roma in una camera d’albergo, votando la mia quotidianità al mio ruolo istituzionale.

Ne sono contento da un lato, ma ogni cosa ha un suo termine e questo periodo mi ha fatto riscoprire mille aspetti che, vivendo un po’ “in prestito”, non ricordavo quasi più. Innanzitutto il piacere di cucinare, di stare con gli amici e di incontrare i condomini, ma soprattutto vivere la natura, che oggi come mai si è risvegliata.

Accanto a casa ho un mandarino fiorito e l’altro giorno, avvicinandomi, mi sono reso conto che era circondato da un brulichio di api…api che non si vedevano quasi più e che sono ritornate. La natura ti fa essere più un contatto con te stesso e mi preparo a rivivere, tra qualche mese, queste sensazioni che avevo quasi dimenticato.

In base a queste riflessioni sul suo attuale quotidiano, come ha vissuto il rinvio delle elezioni a caduta dello spostamento dei Giochi Olimpici?

L’ho vissuta come un dovere, avessi potuto scegliere io, avrei scelto Olimpiadi ed elezioni subito, ma la situazione sanitaria mondiale impedisce questa scelta.
E la governance, non si può cambiare, non ha senso cambiarla.

È evidente che i Giochi Olimpici rappresentino la fotografia di un percorso e di scelte che ho fatto nel 2013 e che sono state anche controcorrente: è corretto concludere questo percorso senza che ci siano cambiamenti di strategie – seppur legittimi.

Sento quindi la necessità istituzionale di rimanere, ma anche il piacere personale di restare per misurare l’atletica italiana in base a quello che è stato fatto in questi anni.

Dovrà quindi rimandare di qualche mese il suo meritato riposo, ma intanto so che state lavorando alacremente come Federazione su tantissimi fronti.

In queste settimane, una delle cose che mi ha gratificato maggiormente è stata la straordinaria capacità del settore tecnico di rimanere in palla, di utilizzare questo periodo per portare avanti gli aggiornamenti tecnici.

La Federazione non si è fermata, dalla mattina alla sera è un continuo prepararsi a tornare e affrontare il periodo che ci aspetta, che non sarà ancora quello del ritorno alla normalità.

Quali settori sono stati maggiormente colpiti da questo stop delle attività?

Ovviamente il fondo e il mezzofondo, perché la velocità e i salti sono riusciti a compensare anche in palestre improvvisate la parte tecnica. Per i runner in generale è un vero problema, sono quelli che ne soffriranno di più e continueranno a soffrirne.

Solo con un tapis roulant di altissima generazione si potrebbe un minimo compensare, ma non è certamente la stessa cosa di potersi allenare su strada e comunque in pochi possono vantare strumentazioni di questo genere.

Dobbiamo a questo punto guardare avanti e pensare a come riprendere le attività dal 4 maggio, quando inizieranno ad esserci delle riaperture.

Come potremo riprendere l’attività?

La Federazione, come dicevo, non si è mai fermata e infatti abbiamo già presentato al Ministro e inviato a tutti i Comitati Regionali un “Disciplinare” per il ritorno alle attività dei campi, che dal nostro punto di vista raccoglie tutte le esigenze di garanzia della salute, ma consente allo stesso tempo di tornare ad allenarsi.

E’ evidente che è un modo diverso di allenarsi, dovremo abituarci a una realtà diversa, per arrivare poi a un graduale ritorno alla normalità.

Il Disciplinare prevede che in totale sicurezza si possano allenare nella pista o nelle pedane fino a 75 atleti per volta, e quindi fino a 300 atleti al giorno.

Dal nostro punto di vista abbiamo preparato un progetto che mantiene tutti i criteri di sicurezza richiesti, consentendo al contempo di allenarsi.

Altra cosa sarà il ritorno alle gare.

Certamente. All’inizio infatti abbiamo previsto mini competizioni in cui sono privilegiati i salti, dove le distanze di sicurezza si possono mantenere più facilmente, o la corsa, facendo gareggiare in corsia e alternando corsie piene a corsie vuote.

Si potranno solo fare mini riunioni con poche persone. L’obiettivo è quello di essere pronti al ritorno a un’attività piena, che comunque continuerà ad avere alcuni vincoli.

Come uomo di sport, le discipline individuali sono avvantaggiate nel normare, mentre per gli sport di squadra è più complicato. Secondo lei come si potrà risolvere la situazione per loro?

Non ho una risposta onestamente, penso che per gli sport di squadra gli allenamenti potranno in qualche modo riprendere, di certo il ritorno alle competizioni è più difficile che per gli sport individuali. Sono certo che i miei colleghi Presidenti e il Governo riusciranno a prendere le decisioni corrette.

In questo momento la parola chiave è aspettare?

Sicuramente dobbiamo aspettare l’evolversi della situazione sanitaria, ma al contempo dobbiamo essere pronti. Ed è quello che stiamo facendo, nella consapevolezza che i piani che abbiamo fatto potremmo doverli modificare. E’ fondamentale non farsi trovare impreparati.

Quello che io ho detto ai miei, a tutti livelli, è che dobbiamo essere pronti a ogni possibile scenario.

Al momento il Disciplinare lo abbiamo definito, così come i tempi della ripresa. Dobbiamo comunque essere in grado di rimodulare sulla base dell’evolversi della situazione.

Abbiamo avuto la capacità di prendere una decisione forte già a marzo, ovvero di chiudere ogni attività fino al 4 maggio e la scelta è stata vincente. Speriamo di poter riprendere a giugno con le mini competizioni e mantenere il nostro piano.

C’è un messaggio che vuole dare al nostro mondo?

A suo tempo ho detto ‘tutti insieme ce la faremo’ e in effetti a tutti i livelli ho visto che l’atletica ha valorizzato le straordinarie energie che il nostro mondo ha.

Il messaggio non è più, a questo punto, di speranza, ma che l’atletica è viva e sarà pronta a fare la sua parte sin da subito, appena potremo riprendere le attività.

Sport OK Junior