
Ho raggiunto Filippo questa mattina a Casa Italiana, lo spazio organizzato dalla Fidal al 29mo piano dell’Hotel W a Doha.
La sua faccia è molto stanca, ma sorridente come sempre nel trasmettere candore e tenerezza a chi gli sta intorno.
Riesco a intrufolarmi tra i tanti giornalisti che lo aspettano e a fargli tre veloci domande.
Filippo sei stato immenso, complimenti. Come hai passato la tua prima notte da campione consacrato della velocità mondiale?
A dire il vero ne ho passata gran parte allo stadio perchè, dopo la finale, sono stato convocato per il controllo antidoping e, tra vari tentativi non andati subito a buon fine, ci sono rimasto sino alle 4.30.
Ieri è stato il momento più bello della tua pur giovane carriera e, ovviamente di quest’anno. Quale è stato, invece, il momento più brutto della stagione?
Certamente dopo i 100 di Stanford in Diamond League. Durante la gara avevo sentito un indurimento dietro, sul femorale, ma credevo non fosse nulla di grave. Invece tornando in Italia, l’esito della risonanza è stato preoccupante in quanto si trattava di un vero e proprio strappo muscolare, anche se su fasce più secondarie.Il grandissimo lavoro dei miei fisioterapisti hanno fatto il miracolo di rimettermi in sesto, in un tempo molto breve, per riprendere, al meglio, la mia preparazione.
L’anno prossimo 100 o 200?
Adesso penso solo alla staffetta, ci tengo tantissimo per me e i miei compagni, è importantissimo arrivare in finale per ottenere subito il pass per Tokio.