Iliass Aouani dopo il cross i 10000 metri

Intervista esclusiva al campione italiano di corsa campestre

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Iliass Aouani è stata la sorpresa dei campionati italiani di cross disputati domenica a Campi Bisenzio (Firenze), avendo battuto la concorrenza di atleti più accreditati di lui quali, su tutti, Yohanes Chiappinelli che vanta una medaglia di bronzo agli europei di Berlino 2018, nei 3000 siepi.

Iliass è un atleta di origini marocchine, in Italia da quando ha 2 anni, che si dedica al mezzofondo dalla categoria allievi, 16/17 anni ma che, oltre 5 anni fa, ha avuto la grande opportunità di andare a fare l’Università negli Stati Uniti.

Il titolo nazionale di corsa campestre è il primo assoluto della sua carriera agonistica e potrebbe essere il preludio per grandi soddisfazioni future. L’ho raggiunto telefonicamente e mi sono fatto raccontare un po’ di lui.

Ciao Iliass complimenti innanzitutto, come stai adesso?

Molto felice, veramente, la gara di domenica era per me molto importante per far capire che ci sono anche io.

Ti aspettavi di vincere?

Guarda, sapevo di stare bene ma poi ci sono anche gli avversari e tante incognite che possono accadere durante la gara, prima della quale, peraltro, ero tesissimo come poche volte mi è capitato nella vita.

Pensa che al momento del via avevo un peso enorme sullo stomaco e ho dovuto andare in un angolo, mettermi due dita in gola e rimettere quanto avevo mangiato per colazione.

Quando hai tagliato il traguardo, con la grandine che scendeva violenta, ti sei inginocchiato baciando il terreno, c’era un significato preciso?

Si, io sono di religione musulmana e la mia era una preghiera di ringraziamento per essere riuscito a raggiungere il mio obiettivo di quel giorno.

Iliass Aouani (foto Grana/FIDAL)
Iliass Aouani (foto Grana/FIDAL)
Tu sei nato in Marocco ma sei in Italia da quando hai due anni. Come e quando hai iniziato con l’atletica?

Ho cominciato un po’ tardi rispetto agli altri, a 16 anni, e la mia crescita agonistica, a livello di risultati, è stata abbastanza lenta, nel senso che non ho fatto prestazioni sensazionali da giovanissimo. 

Però sei riuscito, in ogni caso, ad ottenere una borsa di studio per fare l’Università negli Stati Uniti. Come è nata questa opportunità?

Alla fine del 2014 mi ero iscritto al Politenico di Milano per fare Ingegneria, dopo la maturità di luglio di quell’anno, ma l’esperienza non si è rivelata positiva perché ero molto preso con le lezioni, e non riuscivo a conciliare i miei impegni sportivi con quelli universitari.

In pratica non facevo bene le due cose a cui, di fatto, tenevo tantissimo e mi sarei dovuto trovare nella condizione di sacrificare una a favore di un’altra.

Fortunatamente però, un’università statunitense mi ha offerto una borsa di studio per fare il corso di Ingegneria e per essere inserito nella loro squadra sportiva, e ho colto la grande occasione che mi permetteva, oltretutto, di fare una grande esperienza all’estero.

Che differenza c’è tra studiare e fare sport negli States e farlo in Italia?

Devo premettere che parlo ovviamente per quella che è stata la mia facoltà, Ingegneria, che ha delle difficoltà particolari legate a una necessaria frequenza su tutte le materie di esame.

Diciamo che negli Stati Uniti tutto era organizzato per permettere agli atleti di poter fare ogni cosa senza sovrapposizioni tra studio e allenamento, e questo è stato fondamentale per farmi crescere come atleta e per farmi, alla fine, ottenere prima la laurea triennale in Ingegneria Civile e poi la Magistrale in Ingegneria Strutturale.

Iliass Aouani (foto personale gentilmente concessa)
Iliass Aouani (foto personale gentilmente concessa)
Negli anni statunitensi sei tornato pochissime volte a gareggiare in Italia, per qualche campionato di società e, in ogni caso, c’è stata poca risonanza dei tuoi risultati sino al febbraio del 2019, quando hai corso un buon 5000 indoor in 13’51″07 a Boston.
Poi nell’estate del 2019 sei arrivato quarto alle Universiadi di Napoli sui 10000 metri,  settimo nella mezza maratona, per poi fare due grandi crono, tra dicembre e il successivo febbraio del 2020 a Boston, prima sui 5000 indoor, 13’35″07, e poi sul miglio, sempre al coperto, dove hai addirittura eguagliato il record italiano con 4’00″07.
Cosa è successo poi nel 2020?

Negli anni dell’Università ho potuto studiare ed allenarmi ma, indubbiamente, i corsi sono stati certamente pesanti e non potevo nemmeno permettermi di non superare gli esami, perché avrei perso la possibilità di proseguire la mia bellissima esperienza.

La mia crescita agonistica è quindi stata più lenta ma continua e, probabilmente, ho raccolto i primi frutti veri di un certo tipo di lavoro nella seconda parte dell’esperienza universitaria, dall’inizio del 2019.

Il 2020 poi doveva essere l’anno del passaggio definitivo a quella che credo possa essere, adesso, la distanza su cui puntare, i 10000 metri, ma è scoppiata la pandemia e sono rimasto bloccato negli Stati Uniti, senza avere la possibilità nemmeno di gareggiare.

 A settembre, però, sei ritornato e la tua vita ha preso una direzione ben precisa.

Si e una volta in Italia ho fatto un’altra fondamentale scelta che, visto quanto successo domenica, ritengo sia stata molto azzeccata.

Ho deciso, innanzitutto, di investire tutto me stesso sull’Atletica, lasciando da parte per ora la mia Laurea, e mi sono trasferito a Ferrara per farmi seguire da un grande tecnico quale è Massimo Magnani.

Ho anche cambiato società, passando all’Atletica Casone Noceto che mi sta dando una grande mano per dedicarmi totalmente all’allenamento, sperando che tutto vada per il meglio e questo spiega anche la mia grande tensione di domenica mattina, prima della gara, perché era veramente un punto di partenza e, allo stesso tempo, di fondamentale svolta.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

Correrò domenica il Campaccio su una disciplina, la corsa campestre, che non è propriamente la mia, ma che mi serve molto per migliorare il mio stato di forma.

Poi proseguiremo con gli allenamenti e punto, magari già a fine aprile, a correre un 10000 in pista per vedere cosa posso fare e a che tipo di ambizioni ambire quest’anno.

Iliass Aouani (foto Grana/FIDAL)
Iliass Aouani (foto Grana/FIDAL)
Le Olimpiadi sono un traguardo a cui punti?

Sinceramente in questo momento mi sentirei presuntuoso se rispondessi in maniera affermativa. 

Ho un personale di 28’25″36, del marzo del 2019 e, anche se sono molto cresciuto, devo pensare che il minimo per Tokyo è di 27’28″00, oggettivamente molto proibitivo.

In questo momento preferisco pensare ad una gara alla volta e per sognare c’è sempre tempo.

A proposito di sogni, qual è quello massimo per il tuo futuro?

Più che un sogno è lo scopo della mia attività agonistica, vale a dire quello di arrivare a correre la maratona, gradatamente, ma lì è dove voglio arrivare perché è una corsa che mi affascina tantissimo.

Ho già avuto esperienze nella mezza ma, per fare la distanza doppia, so che dovrò cambiare metodi di allenamento e va fatto nei giusti tempi.

Grazie Iliass, in bocca al lupo per tutto e speriamo di risentirci presto magari sulla strada per il Giappone.
Iliass Aouani (foto Grana/FIDAL)
Iliass Aouani (foto Grana/FIDAL)
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