I nuovi orizzonti di Dario De Caro

Intervista esclusiva al mezzofondista piemontese protagonista dell'inizio di stagione

Dario De Caro è un mezzofondista piemontese, balzato prepotentemente agli onori della cronaca sportiva dell’atletica lo scorso mese di dicembre quando, in uno dei primi meeting indoor della stagione invernale negli Stati Uniti, dove studia e si allena, è stato capace di ottenere un ottimo crono sui 5000 metri, con 13’38″47 realizzato sulla pista di Boston, tempo che ha migliorato il suo precedente personale sulla distanza, peraltro del 2021 all’aperto, di quasi 19 secondi.

Per dare un’idea più precisa del valore di una tale prestazione va considerato che su una pista indoor di 200 metri si corrono il doppio del curve che su una all’aperto di 400 per cui, inevitabilmente, le prestazioni cronometriche sono superiori e questo da ulteriore significato al crono di De Caro, che dovrebbe già ampiamente valere intorno ai 13’25/13’28 outdoor, tempo con cui in Italia si arriva dietro solamente al miglior Yeman Crippa, e che è molto vicino al limite di 13’24 che varrebbe il minimo per i Campionati Europei assoluti di Monaco di Baviera, in agosto.

Con quel risultato, inoltre, Dario si è anche portato al terzo posto nelle liste italiane di tutti i tempi sui 5000 indoor, alle spalle del primatista Crippa (13’23″99 nel 2017) e di Iliass Aouani (13h35″07 nel 2019) che proprio da quella prestazione iniziò la sua ascesa verso dimensioni agonistiche diverse, quali quelle che sta iniziando a percorrere De Caro.

Il 24enne atleta, studente in ingegneria alla Boise State University nell’Idaho, ha successivamente confermato la sua ottima condizione e, dopo una parentesi in Italia dove ha brillantemente corso nei 10 km della BOclassic di Bolzano, arrivando quarto e primo degli italiani, oltre che in un paio di campestri, il Campaccio e il Milano Cross Challenge, è tornato negli States per riprendere la sua vita da studente e, alla prima gara indoor a Seattle (Washington) ha sfiorato addirittura il primato italiano nel miglio, 1609,34 metri, con l’ottimo crono di 4’00″32 a pochissimo dal record di 4’00″0 manuale di Gianni Del Buono, stabilito nel 1973, poi avvicinato con 4’00″07 da Iliass Aouani nel 2020.

Siamo quindi molto felici di poterlo conoscere meglio e lo ringraziamo per il tempo che ci ha dedicato.

De Caro-Zoghlami-Bouih (foto organizzatori Milano Cross Challenge)
De Caro-Zoghlami-Bouih (foto organizzatori Milano Cross Challenge)
Ciao Dario, complimenti per le tue ottime prestazioni. Parlami brevemente dei tuoi inizi, di chi ti ha avviato all’atletica e se hai mai praticato altri sport da ragazzo?

Mi è sempre piaciuto correre, ma ho iniziato un po’ come tutti con le gare della scuola in prima media e l’anno successivo (settembre 2009) ho iniziato a fare atletica. In quegli anni ho provato un po’ tutti gli sport (nuoto, basket, tennis, sci…), poi ho capito che l’atletica era quello che mi piaceva di più e in cui mi esprimevo meglio, e ho deciso di continuare più seriamente con quella.

Chi è il tuo allenatore?

Gianni Crepaldi, con cui mi alleno praticamente dall’inizio della mia carriera. Chiaramente da quando sono negli USA seguo i programmi del coach della squadra, ma sono sempre in contatto con Gianni e quando torno in Italia mi assiste sempre lui.

Da quanti anni sei negli States e come mai hai deciso di andare a studiare li?

E’ successo nell’estate del 2020, dopo che ho ottenuto la laurea triennale al Politecnico di Torino. L’anno prima, dopo la mia partecipazione sui 10000 metri ai Campionati Europei Under 23 di Gavle ero stato contattato da un assistant coach della squadra di atletica della mia attuale Università e così, dopo alcuni mesi, ho deciso di trasferirmi per fare un master di due anni in Ingegneria Biomedica.

Guardando i tuoi risultati degli ultimi anni, la sensazione è che sino all’anno scorso tu praticassi atletica con meno costanza, mentre poi qualcosa deve essere cambiata e infatti i risultati si sono visti. Cosa è successo?

In parte quello che dici è vero nel senso che, specialmente dopo i primi anni di carriera agonistica in cui ho ottenuto qualche buon risultato specialmente da junior sui 3000 metri, dai 20 anni in avanti ho spesso avuto problemi fisici che, sia pur non gravissimi, mi hanno impedito di allenarmi con la necessaria costanza e, tra l’altro, anche dopo essere stato contattato nel 2019 dal coach statunitense, sono stato costretto a un intervento chirurgico che mi ha tenuto lontano dalle piste per un certo tempo e ha ritardato, in qualche modo, il mio trasferimento.

Naturalmente poi, una volta negli Stati Uniti, vi è stato anche un naturale processo di ambientamento ma, soprattutto, vi è stato l’enorme problema della pandemia mondiale che ha fatto si che tante manifestazioni, specie studentesche, fossero cancellate e quindi l’ottimo lavoro fatto, finalmente con la giusta continuità, non si è potuto subito vedere perché, di fatto, la scorsa stagione ho gareggiato abbastanza poco.

Dario De Caro (foto Podisti.net/Stefano Morselli)
Dario De Caro (foto Podisti.net/Stefano Morselli)
Visti i risultati ritengo tu sia molto soddisfatto di come vieni allenato negli States. raccontami qualcosa in più, soprattutto quali le principali differenze su come ti allenavi in Italia.

Diciamo che, per quanto riguarda chiaramente le squadre sportive universitarie, esiste una filosofia collegiale di allenamento per cui tutto è improntato sul gruppo, e non magari sul singolo, con una serie di persone che sono totalmente dedicate a tale scopo.

In pratica è come una squadra sportiva tipo calcio o basket, nella nostra sezione del mezzofondo siamo una quarantina di elementi tra uomini e donne, che ha 1 head coach e 3 assistant coach (uno di questi è quello che fa anche il recruiting e mi ha contattato) pagati solo per fare tutti i giorni, a tempo pieno, questo lavoro.

Per quanto riguarda il tipo di allenamenti sono abbastanza simili a quelli che facevo in Italia, ovviamente con grande continuità, spesso due volte al giorno e, una certa diversità sta nel fatto che viene dato quotidianamente spazio ai lavori di forza, senza pesi ma con carichi naturali che ritengo, tra l’altro, siano stati fondamentali per la mia crescita degli ultimi tempi.

Quale ritieni possa essere la distanza su cui concentrarti per il prossimo futuro in cui immagino vorrai, a questo, puntare alle competizioni più prestigiose visto che la tua dimensione agonistica è totalmente cambiata?

Difficile dirlo, a me piacciono tantissimo i 3000 metri, ma in effetti posso gareggiare dai 1500 ai 10000. Vedremo strada facendo in considerazione del fatto che sono ancora abbastanza giovane da un punto di vista agonistico.

Quando finirai gli studi tornerai definitivamente in Italia?

E’ una domanda che mi stanno facendo praticamente tutti ultimamente. Diciamo che non so ancora esattamente dove sarò anche perché mancano ancora un po’ di mesi, ma sicuramente mi piacerebbe poter continuare a fare atletica ad alto livello.

Dario De Caro (foto pagina facebook personale)
Dario De Caro (foto pagina facebook personale)
Sarai in Italia per la stagione indoor e, se si, su quale gara punterai magari facendo un pensiero ai mondiali in Serbia?

Sicuramente non potrò tornare per gli impegni sia accademici che sportivi di qua. Riguardo Belgrado, se dovessi fare il minimo e ricevere una chiamata e ci fosse la possibilità di venire a gareggiare, sicuramente risponderei presente.

Il tuo sogno e i tuoi obiettivi per il 2022?

Per quanto riguarda la stagione indoor qua, provare a entrare nelle finali nazionali sui 3000m o i 5000m, impresa non facile dato che andranno solo i migliori 16 tempi e il livello è altissimo.

Lo stesso vale per le outdoor in cui ne vanno 24 ma ci sono le semifinali regionali da passare.

In estate poi mi piacerebbe riuscire a esordire in Nazionale Assoluta almeno in una delle tante manifestazioni che ci saranno (Universiadi, Europei ecc…).

Per finire, pur essendo l’atletica è molto importante, sono anche concentrato sulla mia tesi del master che sto preparando sul tema della “analisi biomeccanica delle articolazioni del ginocchio”.

Dario De Caro (foto Colombo/FIDAL)
Dario De Caro (foto Colombo/FIDAL)
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