Vizzoni l’ultimo argento olimpico

Nicola lo Zar del martello

Nicola Vizzoni è un grande specialista del lancio del martello, disciplina molto tecnica nella quale ha regalato all’Italia tantissime soddisfazioni, tra cui l’ultima medaglia d’argento conquistata da un azzurro dell’Atletica, nel corso di un’Olimpiade, quella di Sydney 2000, che ad essere precisi fu la penultima perché il suo straordinario risultato precedette di pochissimi giorni quello dell’altro secondo posto ottenuto, sempre in quella edizione dei Giochi, dalla saltatrice in lungo Fiona May.

Di lui bisognerebbe scrivere un libro intero per raccontare la sua grande carriera agonistica che annovera, giusto per citare solo le partecipazioni alle manifestazioni internazionali più importanti, 9 Campionati del Mondo, 5 Campionati Europei e 4 Olimpiadi, oltre a tutti i vari podi che riassumiamo in coda all’articolo.

Nicola ha compiuto 47 anni lo scorso 4 novembre ed ama definirsi ancora un atleta in attività in quanto, di fatto, non si è mai ritirato ufficialmente e, quando può, si allena e gareggia, sia pur occasionalmente, e infatti la sua ultima gara ufficiale risale al 24 giugno 2018 quando disputò per la sua attuale società sportiva, l’Atletica Virtus Lucca, la finale oro dei campionati societari.

In realtà Nicola ha gareggiato con una minima continuità sino al 2016, anche se nel 2019, l’anno prima delle Olimpiadi inizialmente programmate per il 2020, gli venne un’idea meravigliosa che, avendo l’onore di intervistarlo, vogliamo subito farci raccontare.

Ciao Nicola, grazie per il tempo che mi dedichi e voglio subito chiederti se sia vero il fatto che avevi pensato di provare a partecipare alla tua quinta Olimpiade?

Ciao, grazie a te veramente per la disponibilità. Si è assolutamente vero, mi era balenata per la testa questa idea perché mi sento sempre un ragazzo, anche se cresciuto, con una infinita passione per lo sport e, in particolare ovviamente, per l’atletica.

Ne avevo parlato anche con Claudia (Coslovich) la mia compagna di vita ma anche di sport, e lei ha detto che mi avrebbe sostenuto in tutti i modi, solo che quel che avrebbe potuto non sostenermi sino in fondo è il mio fisico, la mia schiena in particolare, per cui dopo aver attentamente analizzato insieme al mio storico ortopedico Fabio Chiellini, i rischi che ne potevano derivare, ho preferito rinunciare.

Prima di fare qualche breve accenno alla tua straordinaria carriera, parliamo del tuo presente di tecnico federale, attività iniziata in realtà da tanto tempo.

È così infatti, in quanto ho cominciato a dedicarmi all’allenamento dopo il 2002, quando ho avuto alcuni periodi in cui sono stato forzatamente costretto a fermarmi per via di un importante infortunio.

Ringrazio il Gruppo Sportivo delle Fiamme Gialle che mi ha subito dato fiducia in questo ambito, e mi ha permesso di seguire vari atleti e atlete e poi, naturalmente, il mio ringraziamento va anche alla FIDAL in quanto sono in seguito diventato advisor della squadra azzurra per il settore lanci, nel senso che seguo tutti gli atleti di interesse nazionale delle quattro discipline dei lanci, ad eccezione di quelli dell’A.E.C. (Athletic Elite Club) che per adesso sono Leo Fabbri e Zane Weir.

Nicola Vizzoni (foto archivio giochi del mediterraneo)
Nicola Vizzoni (foto archivio giochi del mediterraneo)
Hai citato il tuo grave problema avvenuto nel 2002. Vuoi raccontarci come è avvenuto e come sei riuscito a risolverlo?

Partiamo dal presupposto che io sono sempre stato un atleta che, per indole, non si è mai risparmiato e sono orgoglioso di questo mio modo di essere nel senso che, dove c’era da gareggiare, andavo per l’onore dell’Italia ed anche per mia personale soddisfazione.

Nell’estate di quell’anno, in particolare, c’erano stati una serie di trasferimenti ravvicinati per fare varie competizioni e, forse, il mio fisico era un po’ provato, fatto sta che un giorno, mentre stavo scaldandomi facendo una tirata al petto con bilanciere, ho sentito un forte dolore alla schiena e da lì sono cominciati molti problemi.

Per farla breve mi hanno diagnosticato un’ernia al disco e mi sono trovato di fronte al dilemma se operarla o meno.

L’intervento avrebbe, forse, potuto farmi recuperare prima ma vi erano anche dei grossi rischi di dover chiudere definitivamente la carriera e, allora, mi sono fatto seguire in maniera certosina dal mio ortopedico Fabio Chiellini (il padre del capitano della Juventus Giorgio), che mi ha guidato in un lento ma fondamentale percorso di riabilitazione e convivenza con l’ernia, con la conseguenza che ho potuto continuare a fare la mia normale attività agonistica, ma dovendo inevitabilmente ridurre determinati carichi di lavoro per alcuni anni.

Parlami dei tuoi inizi, come ci si appassiona al lancio del martello?

Ho cominciato da piccolino con le arti marziali, l’aikido, per poi passare al calcio ma l’atletica è arrivata in ogni caso presto, all’epoca delle scuole medie perché avevo degli amici che la praticavano.

Mi piaceva un po’ tutto, in particolare i lanci, ma non disdegnavo neppure le corse campestri, anche se all’inizio era solo un gioco, ma poi gradualmente ho fatto più sul serio, prima con il getto del peso e, intorno ai 16 anni da allievo, mi sono dedicato totalmente al lancio del martello grazie al fatto di aver conosciuto il mio tecnico storico Roberto Guidi.

Sul perché il martello è molto semplice nel senso che, dopo aver provato tante discipline, era evidente a degli occhi esperti che fossi particolarmente portato per quella, in quanto mi riusciva meglio delle altre per essere naturalmente portato all’acquisizione degli iniziali requisiti tecnici.

Nicola Vizzoni (foto Stu Forster)
Nicola Vizzoni (foto Stu Forster)
Roberto Guidi è stato certamente il tuo mentore ma la vostra collaborazione a un certo punto è finita, come mai?

Roberto, dopo il 2002, non ha più potuto seguirmi per motivi personali, ma il nostro rapporto è rimasto inalterato e non potrò mai ringraziarlo abbastanza per tutto quello che mi ha insegnato.

Mi fa piacere, allora, citare anche colui che mi ha seguito, dal 2006 in avanti, Roberto Ceccarini, il quale mi ha guidato anche a conquistare la medaglia d’oro agli Europei del 2010 a Barcellona.

Tu sei l’assoluta icona del lancio del martello in Italia e qualsiasi appassionato penserebbe a te quando si parla di tale specialità, ma ti è mancato l’acuto per poter ottenere il record italiano. Hai qualche rimpianto in merito?

Assolutamente no, sono felicissimo per quella che è stata la mia carriera che mi ha dato tantissime soddisfazioni e in cui, quando non sono stato frenato da infortuni, ho sempre dato tutto me stesso senza risparmiare una goccia di fatica.

Quel che mi piace poi sottolineare è che i record sono fatti per essere battuti, arrivano e se ne vanno, mentre le medaglie e le partecipazioni alle massime manifestazioni internazionali restano per cui, se proprio devo pensare a un mio cruccio, ho quello di non essere mai riuscito, come mi piace dire, a tornare da un campionato mondiale con il souvenir di una medaglia.

Hai qualche aneddoto da raccontarci, a tal proposito, so ad esempio che nel 2009 prima dei mondiali di Berlino ti capitò un incidente incredibile.

Si è vero, alla vigilia di quei campionati mi capitò qualcosa che, ancora oggi a ripensarci, sembra impossibile.

Ero in una condizione ottima ed ero andato ai campionati italiani assoluti di Milano, dove vinsi con un buon lancio di quasi 78 metri il titolo. Era il 2 agosto e il 15 sarebbero iniziati i Mondiali.

Dopo la gara, mentre stavo facendo il test antidoping, nel richiudere la provetta di vetro la spezzai, e mi procurai un taglio molto profondo alla mano che mi costrinse a farmi dare vari punti di sutura, tra cui tre interni.

Rischiai veramente di non poter partire per la Germania, rimasi una settimana senza lanciare e poi in gara mi mancò un po’ quella sensibilità necessaria per esprimermi al meglio.

L’altro grosso rimpianto fu nel 2011 a Taegu, dove ero in grande forma, ma feci un errore da dilettante nel senso che misero le qualificazioni ad un orario molto avanzato, verso le 10,30 di sera e allora, ingenuamente, decisi di bere due caffè per sentirmi più sveglio, solo che poi non chiusi occhio per quasi tutta la notte, dormendo pochissimo e, mentre il giorno dopo sono stato bene per via dell’adrenalina ancora in corpo, il giorno della finale ebbi un crollo fisico e non riuscii a lanciare come avrei potuto.

Nicola Vizzoni (autore Pool/Getty Images)
Nicola Vizzoni (autore Pool/Getty Images)
Come vedi la situazione dei lanci in Italia e specialmente del martello?

È in atto sicuramente un cambio generazionale e gradualmente stanno venendo fuori nomi interessanti di giovani in tutte le quattro specialità.

Bisogna capire, però, che sono discipline molto tecniche che richiedono tanta pazienza e dedizione ma è positivo che, da alcuni anni, stiamo facendo sempre meglio nelle più importanti manifestazioni giovanili e, visto che l’età migliore, per la maturazione di un atleta in questo specifico settore, è dopo i 25 anni, sono molto fiducioso per il futuro.

È chiaro poi che avere degli atleti che facciano da traino sia fondamentale, per cui l’esplosione di Leonardo Fabbri è molto importante in quanto conferisce prestigio a tutto il settore e stimoli ulteriori per tutti.

Per quanto riguarda nello specifico il martello, tra le donne c’è in grande crescita Sara Fantini, poi consentimi di citare, tra le speranze, un’atleta che seguo personalmente, Cecilia Desideri, e sta facendo bene anche Rachele Mori che è giovanissima.

Tra gli uomini vedo con grandi potenzialità il ventenne Giorgio Olivieri, da poco passato a lanciare con l’attrezzo da 7,260 kg con cui ha già ottenuto degli ottimi risultati.

Sei ancora appassionato di Formula 1? In fin dei conti non si vive solo di Atletica.

Mi sono sempre piaciuti i motori, in particolare ovviamente la Ferrari, ma ultimamente mi sono molto avvicinato anche al motociclismo e poi sono grande tifoso, sin da ragazzino, della Fiorentina.

Cosa vorrà fare Nicola Vizzoni da grande?

Continuare ad allenare per cercare sempre di dare il mio contributo alla crescita del movimento e alla diffusione dell’Atletica in Italia.

Un grazie enorme a Nicola di cui ho solo estrapolato una minimissima parte di una carriera meravigliosa, e un ringraziamento anche al Gruppo Sportivo delle Fiamme Gialle che ha autorizzato questa intervista.

I principali podi di Nicola

  • 1 argento olimpico: Sydney 2000 con 79,64
  • 1 argento europeo: Barcellona 2010 con 79,12
  • 2 ori ai giochi del mediterraneo: Radès 2001 con 78,49 e Pescara 2009 con 75,92
  • 1 bronzo ai giochi del mediterraneo: Mersin 2013 con 74,86
  • 1 oro alle universiadi: Pechino 2001 con 78,41
  • 2 argenti ai giochi mondiali militari: Zagabria 1999 con 78,04 e Hyderabad 2007 con 74,96
  • 2 ori ai campionati mondiali militari: Beirut 2001 con 77,93 e Tivoli 2002 con 77,80
  • 1 bronzo ai campionati mondiali militari: Sofia 2009 con 78,06
  • 28 titoli italiani assoluti
Nicola Vizzoni (foto archivio)
Nicola Vizzoni (foto archivio)
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