Nella quinta giornata dei campionati del mondo juniores di Cali, in Colombia, primo oro per l’Italia nella manifestazione grazie alla 19enne lanciatrice del martello, Rachele Mori, che conferma appieno le previsioni della vigilia che la volevano superfavorita e conquista la vittoria con un lancio di 67.21, ottenuto in una competizione oltre ogni limite di difficoltà mentale perché sospesa 4 ore per la pioggia.
Una gara pazzesca iniziata alle 15.11 locali, in Italia le 22.11 che, dopo i primi due turni di lanci con Rachele che si era già posta al comando con la misura del secondo tentativo a 62,97 dopo il primo di 60,63, viene sospesa per un violento nubifragio abbattutosi sullo stadio Pascual Guerrero, che inonda la pedana e rende impossibile proseguire la sfida.
In quel momento erano le 15,45 e per ben quattro eterne ore le atlete vengono riportate nella sala di attesa ad aspettare che la situazione migliori e, finalmente, alle 19.45 locali, quando in Italia è notte fonda, possono riprendere a gareggiare.
Al rientro in pedana, però, l’azzurra non mostra alcuna particolare tensione consolidando ulteriormente la sua posizione da leader con un lancio a 63,82 e poi, con il successivo, si porta a 65,84 allargando le braccia in segno di festeggiamento verso la tribuna gremita dai suoi tifosi, facendo capire che l’impresa è quasi compiuta ma, con il quinto lancio, chiude ogni possibile residuo dubbio portandosi addirittura all’eccellente misura di 67,21.
E’ un trionfo inarrestabile, come ampiamente previsto alla vigilia ma poi bisogna ben esserci in gara e Rachele c’è stata oltre ogni più rosea aspettativa, avendo chiuso con più di quattro metri di vantaggio su tutte le rivali, argento alla messicana Paola Bueno Calvillo con 62,74 e bronzo alla giapponese Raika Murakami 61,45.
In realtà sarebbe addirittura bastata la misura da lei ottenuta prima delle quattro ore di sospensione per la pioggia, e questo da ulteriormente la misura dello strapotere di questa incredibile atleta che fa parte di una famiglia di grandi sportivi.
È il sesto oro azzurro in diciannove edizioni della rassegna iridata under 20, dopo Ashraf Saber nei 400hs (Seul 1992), la doppietta di Andrew Howe a Grosseto 2004 (lungo e 200), il titolo dell’alto di Alessia Trost a Barcellona 2012 e la vittoria della 4×400 maschile a Tampere nel 2018.
L’atleta di Cecina, in provincia di Livorno, corona un percorso di continua crescita negli ultimi anni, con anche il sesto posto dello scorso anno ai Mondiali under 20 di Nairobi e agli Europei della stessa categoria di Tallinn, e di lei sarà certamente molto orgoglioso lo zio Fabrizio, presente in tribuna e che potete vedere nella foto sotto al telefono dietro Rachele, che come la nipote ottenne un titolo iridato, anche se assoluto, il 27 agosto del 1999 sui 400 ostacoli a Siviglia, quasi 23 anni fa.
Le dichiarazioni di Rachele dopo il trionfo: “Non so come ho fatto, ero a pezzi sembrava di stare in un incubo, dopo l’interruzione siamo tornate per tre ore in call room, è stato tutto infinito. Ma rientrata in gara mi sono sentita bene, ho avvertito soltanto crampi ai polpacci al quarto lancio ma ho continuato e quei 65 metri sono stati una botta di emozione!
Ho urlato perché ho sentito subito che il lancio era buono. Mi presentavo con la miglior misura ma la gara è gara, e bisogna ripetersi in quel momento.
È stato bellissimo e pian piano metterò a fuoco il tutto. Intanto mi sento di fare un ringraziamento speciale al mio allenatore Massimo Terreni. E dico grazie anche a Sara Fantini: il suo quarto posto mondiale mi ha dato quella carica in più, ci siamo sentite prima della gara ed è stata davvero di stimolo”.
Splendido bronzo di Marta Amani nel lungo
Nella prima parte del pomeriggio colombiano, grande risultato della 17enne saltatrice in lungo milanese Marta Amani che regala all’Italia la medaglia di bronzo che, prima del trionfo di Rachele Mori, aveva cominciato a far muovere il medagliere degli azzurri.
Per la giovanissima atleta una gara incredibile in cui sino al quinto salto si trova al sesto posto e poi, pur sotto la pioggia battente che in questo caso non ha sospeso la competizione, ottiene all’ultimo tentativo la misura di 6,52 del suo personale ed anche del podio mondiale.
Resta a sette centimetri l’argento della padrona di casa la colombiana Natalia Linares che chiude a 6,59, mentre la vittoria è andata alla bulgara Plamena Mitkova con 6.66, una saltatrice peraltro del 2004 come Amani.
Le parole di Marta: “Sono veramente contentissima, in quell’ultimo salto ho cercato di dare tutto quello che avevo. Ho saltato per la mia allenatrice, per mia mamma, per chi mi vuole bene. Ero talmente concentrata su me stessa che quasi non mi ero accorta della possibilità di arrivare terza, ho cercato di guardare la classifica il meno possibile.
Il gruppo dei compagni azzurri ha fatto tantissimo tifo e li ringrazio. La pioggia? No, non si è rivelata un fattore, non mi ha ostacolata troppo. Il primo salto, il 6,24, l’ho messo dentro quando ancora non pioveva.
E all’ultimo salto ho pensato a tutti gli allenamenti fatti e ho trovato le energie dentro di me. A differenza dei salti precedenti, lì non ho lasciato centimetri o fatto errori da nullo, ma pensavo fosse un sei e quaranta, non di più. E invece no, è bastato per la medaglia.
La scelta di correre anche la batteria dei 200 metri è stata rischiosa ma mi ha permesso di alleggerire le tensioni pensando a qualcosa che mi piace. E mi ha aiutato anche la passione per il pianoforte: prima del Covid prendevo lezioni, mi aveva spronato mia nonna fin da bambina. Ora ho smesso, è difficile da conciliare con l’atletica e con lo studio. Continuo a suonare per conto mio perché mi rilassa: l’ho fatto anche prima di Cali, come prima di ogni gara importante”.
Furlani ottavo nella finale dell’alto
La pioggia ferma la finale dell’alto quando si completa il giro con l’asticella a 2,10 che è la quota che risulta fatale a Mattia Furlani.
Il campione d’Europa under 18 Furlani, dopo il settimo posto del lungo, onora in ogni caso la sua partecipazione a questa finale con l’ottava piazza con 2,05 alla prima prova (dopo aver superato 2,00 soltanto alla seconda), mentre l’altro azzurro Stronati chiude dodicesimo con 2,00, rinunciando a quota 2,05 e sbagliando per tre volte cinque centimetri più su, a causa anche dei fastidi muscolari che lo hanno condizionato nelle ultime settimane.
Ci vuole oltre un’ora perché il cielo si apra e l’acquazzone si allontani, così da far riprendere la finale che però non decolla e per il titolo è sufficiente il normalissimo 2,14 del giamaicano Brandon Pottinger.
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