Non ci sono veramente più aggettivi per definire quanto fatto dal norvegese Karsten Warholm nella quinta mattinata del programma olimpico dell’Atletica, che ha vinto come previsto l’oro nei 400 ostacoli ma con un crono che ha semplicemente del sovraumano: 45″94.
Per dare un’idea di quel che possa significare un simile tempo basti pensare che, in Italia, con una simile prestazione si arriva tranquillamente sul podio di una campionato italiano assoluto nei 400 piani, vale a dire senza i 10 ostacoli posti sul giro di pista.
Un primato mostruoso, a nostro avviso, uno dei più incredibili della storia dei primati di tutti i tempi, forse anche di più del 9″58 di Bolt sui 100 in una finale dove, peraltro, si è volato con anche lo statunitense Rai Benjamin che piazza anche lui un crono stratosferico, chiudendo in 46″17, oltre mezzo secondo in meno rispetto al vecchio record del mondo sempre di Warholm di 46″70, fatto il primo luglio di quest’anno ma, incredibilmente ci va anche il terzo classificato, sotto tale crono, il brasiliano Alison Dos Santos con 46″72.
Per far capire ancor meglio la straordinarietà della prestazione del norvegese, va anche ricordato come ci fossero voluti 29 anni per superare il limite di 46″87 di Kevin Young, primato del mondo sino appunto al primo luglio.
L’azzurro Alessandro Sibilio, ottimo finalista con il suo primo sub 48 in carriera nella semifinale, finisce ottavo con 48″77 ed il quinto italiano ad aver già concluso tra i primi otto.
Le dichiarazioni di Sibilio: “Abbiamo visto una delle gare più veloci della storia dell’atletica quello di Warholm è un tempo da semifinale mondiale dei 400 senza ostacoli. Mostruoso Karsten ma dietro ci sono un Benjamin e un Dos Santos eccezionali. Da parte mia, tanta, forse troppa emozione.
Ho spinto in semifinale, ho dato tutto per entrare in questa finale e oggi ho provato a stare insieme agli altri fino al quinto ostacolo, uno sforzo che poi ho pagato nella seconda parte di gara. È stato un vero un miracolo entrare tra i primo otto, ora me la godo, ma non è ancora finita.
C’è una 4×400 che lotta per qualcosa di davvero importante. E c’è un muro da abbattere che dura da tantissimi anni (il riferimento è al record italiano di Stoccarda 1986, 3:01.37, ndr).
Questo 2021 magico? Non ho ancora capito cosa sia successo, lo capirò più avanti, quando mi fermerò. L’anno scorso correvo intorno ai cinquanta secondi ed esultavo all’arrivo, ora 47.93 e me la gioco con i migliori. Inizia un’altra vita. Una vita da atleta di livello mondiale”.
Nell’altra finale di mattinata necessario l’ultimo turno di salti, per assegnare l’oro nel salto in lungo femminile con la tedesca Malaika Mihambo, capace di arrivare a 7,00 metri (0.1) nel momento conclusivo, al termine di una vera e propria battaglia.
L’argento va alla statunitense Brittney Reese (6,97), seconda come quattro anni fa a Rio, dopo l’oro conquistato a Londra 2017 e bronzo alla nigeriana Ese Brume (anche per lei 6,97), sul terzo gradino del podio come ai Mondiali di due anni fa a Doha.
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