Sensazionale impresa di Gianmarco Tamberi che conquista nel corso dei campionati del mondo di Budapest, in Ungheria, l’unico trofeo che gli mancava nel salto in alto ed ora entra definitivamente nella leggenda dell’atletica italiana e mondiale.

La vittoria conquistata grazie a un salto di 2,36 superato al primo tentativo mentre al secondo posto con la stessa misura superata alla seconda prova si è piazzato lo statunitense Ju’Vaughn Harrison e terzo, con 2.33, l’ex campione iridato di Eugene 2022 il qatariota Mutaz Barshim.

Gianmarco ha poi fallito due prove a 2,38 e quando è stato certo del successo ha voluto far mettere l’asticella a 2,40 per l’ultimo tentativo, preparato tra vari festeggiamenti iniziali per cui alla fine dopo la rincorsa è passato sotto l’asticella stessa, e ha poi dato sfogo a tutta la sua gioia culminata addirittura con un tuffo nella vasca dei 3000 siepi insieme al vincitore del titolo, che aveva appena concluso la gara, il marocchino El Bakkali.

Le dichiarazioni di Gimbo dopo il trionfo: “Pazzesco e non riesco neanche a sentirmelo dire che sono campione del mondo! È una sensazione unica, riuscire a battere atleti che sembrano superiori. Quando sono entrato nello stadio ho visto quanti italiani c’erano, quanto erano carichi, e mi sono detto: ‘è la tua serata’.

Sapevo di star bene, anche se domenica ho fatto una qualificazione orrenda, ma ho archiviato tutto e ho cercato quello che dico nei miei discorsi da capitano agli azzurri: credere che tutto è possibile e sognare in grande, alla fine è successo. Prima della gara ho fatto un ottimo riscaldamento, uno dei migliori della mia vita, e avrei potuto solo distruggere tutto con la mia testa. Conosco gli avversari, sapevo che poteva servire più di 2,38 per vincere. Ho cercato di essere me stesso in pedana, di rimanere concentrato, e a 2,36 mi sono reso conto che era un possibile match point.

Se c’è un’opportunità, devi mettercela tutta e ho avuto l’ennesima conferma che quando conta riesco a tirare fuori la parte migliore di me. È bello raggiungere quello che si sogna. Mi sento ripagato di tutti i sacrifici fatti, so quanto ho investito nel mio team e questo non è uno sport individuale, se c’è un lavoro di squadra che richiede tanta dedizione. Quando si cambia guida tecnica dopo dodici anni si esce dalla comfort zone e la paura è tanta, mi sono caricato di tante responsabilità. Mio papà Marco mi ha insegnato a saltare, quello che ho fatto oggi è anche grazie al percorso condotto insieme a lui.

Non è stato facile separarmi da lui, digerire un cambiamento del genere, non ci parliamo da tanto tempo ma è merito anche di quello che mi ha insegnato. Devo ringraziare Giulio Ciotti e Michele Palloni per come si sono approcciati a questa nuova sfida, un team affiatatissimo. Fa piacere sapere di ispirare i giovani, spingere i ragazzi ad avvicinarsi ai campi di atletica: è bellissimo, sono loro a darci la forza.”

L’altro azzurro impegnato Marco Fassinotti ha terminato in dodicesima posizione con la misura di 2,20.

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