Road to Tokyo: Anna Bongiorni

La Dottoressa più veloce d'Italia si racconta sulla strada per le Olimpiadi

Di Anna Bongiorni, leggendo la sua biografia, quel che salta all’attenzione, oltre al fatto di essere un’ottima velocista, è la sua brillante Laurea in Medicina e Chirurgia anche se, per dedicarsi alla sua carriera da sportiva, non mette in pratica per adesso tutto quello che ha studiato, con grande impegno, per ben 6 anni.

Una ragazza solare, sorridente e disponibile con tutti, con quelle doti umane indispensabili per esercitare al meglio la sua futura professione, ma ora è solo una grande atleta che sta preparando, con la più totale passione, le prossime Olimpiadi.

L’ho chiamata e ha subito accettato di rispondere a qualche mia domanda.

Ciao Anna, grazie infinite per l’immediata disponibilità che mi hai concesso. Come stai innanzitutto?

Grazie a te per lo spazio che mi dedichi. Io sto bene, adesso, ma esco da un periodo abbastanza complicato, perché verso la metà di novembre ho avuto un problema fisico abbastanza importante che mi ha impedito di partecipare alla stagione indoor.

Cosa è successo esattamente?

Tutto è nato con un edema osseo da sovraccarico, al piede sinistro, che inizialmente non mi ha procurato conseguenze, ma poi è degenerato causandomi una microfrattura allo scafoide.

Sicuramente un brutto infortunio che mi ha costretta a stare lontana dalle piste sino all’inizio di febbraio, con la sola possibilità di esercitare le attività idonee al mantenimento della condizione fisica, quali su tutte quelle in piscina.

Ovviamente, poi, quando si riprende si deve sottostare a tutta una serie di condizionamenti, anche psicologici, legati alla paura di non essere guariti completamente, al fatto di sentire la parte oggetto del trauma più sensibile e, quindi, a fare determinati movimenti in difesa, tendendo a caricare maggiormente sull’altra parte del corpo.

Da cosa pensi possa essere scaturito questo problema che è emerso in maniera graduale?

In realtà non c’è una risposta precisa, ma parlando anche con i medici federali si è evidenziato il fatto che io tendo a fare le mie attività motorie con il piede verso l’interno, ragione per cui da anni uso dei plantari specifici per compensare questa mia caratteristica.

Il fatto è, però, che i plantari li ho sempre usati per allenarmi, per andare in giro con le scarpe sportive ma, in casa, non li ho mai utilizzati e forse, l’aver passato nell’ultimo anno molto tempo tra le mure domestiche, ha fatto si che il mio piede potesse risentire un po’ di questa mia attitudine.

Adesso ho provveduto a modificare questa situazione e anche quando sto in casa uso delle ciabatte speciali che mi permettano di utilizzare sempre i plantari.

Anna Bongiorni (foto FIDAL Colombo)
Anna Bongiorni (foto FIDAL Colombo)
Purtroppo la stagione indoor è saltata, ed anche la possibilità di correre quella che, forse, è la tua gara preferita dei 60 metri.

Si certo, ovviamente mi piacciono anche i 100 e i 200, però ci tenevo molto a questa stagione al coperto e, soprattutto, volevo andare a fare gli Europei di Torun perché non faccio un’importante manifestazione internazionale da Doha 2019.

Tra l’altro 2 anni fa, nella preparazione degli Euroindoor di Glasgow, avevo avuto un altro problema, meno grave di quest’anno, ma avevo dovuto saltare le prime gare invernali per debuttare agli assoluti al coperto, senza riuscire ad ottenere il minimo che mi consentisse di partecipare.

Comunque questo è un anno troppo importante per via delle Olimpiadi e quindi va bene così, sono concentratissima sui prossimi impegni all’aperto a cui non manca poi tanto.

Anna Bongiorni (Foto FIDAL)
Anna Bongiorni (Foto FIDAL)
Adesso hai ripreso ad allenarti a pieno regime?

Si ormai da alcune settimane non ho più nessun problema e anche il morale sta crescendo di giorno in giorno. Riesco a fare tutto al 100% ed evito solo determinati esercizi di carico specifico sul piede, quali possano essere i balzi.

Ricordando un attimo i tuoi inizi, quando hai cominciato con l’atletica?

Ho iniziato non prestissimo, anche se i miei genitori sono stati entrambi due atleti di buon livello, in particolare mio padre Giovanni che era anche lui un velocista, più orientato sui 200 e 400 metri.

Da piccola ho praticato vari sport, a livello di gioco, dai 13 anni anni ho cominciato un po’ anche con l’atletica a cui, poi, mi sono dedicata completamente da allieva, 16 anni, ottenendo peraltro, l’anno dopo, al secondo anno di categoria, il record italiano under 18 nei 60 indoor con 7″52, che poi mi venne tolto, tre anni fa, da Chiara Gherardi.

Ho avuto una crescita sempre abbastanza costante e se all’inizio ero più forte nei 60 indoor, in quanto dotata di una buona partenza (7″24 pb del 2018 ndr), negli ultimi anni sono molto migliorata anche nei 100 e nei 200, e ho stabilito i miei personali proprio l’anno scorso (11″30 e 23″31 ndr).

Tu sei di Pisa, dove ti alleni e chi ti segue tecnicamente?

Mi allena da sempre mio padre e con lui mi trovo benissimo, ma esiste anche un rapporto di collaborazione con Roberto Bonomi, storico tecnico della velocità che sta a Rieti per cui, ogni tanto, passo alcune settimane lì dove, tra l’altro, si allena anche Ivet Lalova e facciamo spesso delle sedute tecniche insieme.

A Rieti c’è un ottimo contesto ambientale, con tanti atleti importanti, e anche questo rappresenta per me un grande stimolo. 

Anna Bongiorni (foto FIDAL)
Anna Bongiorni (foto FIDAL)
Tu, però, non vivi solo di Atletica e permettimi di evidenziare l’eccezionalità del fatto che ti sia laureata, già da quasi due anni, in Medicina e Chirurgia, non certo una di quelle facoltà che si fa a tempo perso.
Come hai fatto a conciliare così bene studio e sport?

Devo dirti, sinceramente, che mi è piaciuto tantissimo fare questo percorso universitario, ed è stato per me molto importante il fatto di dovermi dedicare in maniera così importante perché mi ha sempre evitato, specialmente quando ero più giovane e inesperta, di sprecare troppe energie nervose nell’ambito agonistico. Lo studio era la mia valvola di sfogo.

In quanti anni ti sei laureata?

Ci ho messo solo un anno di più rispetto ai 6 previsti ma, la cosa assurda, è che c’è stato un periodo in cui mi ero leggermente allontanata dagli studi per dedicarmi di più all’atletica, e ho reso agonisticamente di meno.

Mi sono laureata nel giugno del 2019, pochi mesi prima dei mondiali di Doha per cui posso dire che quell’anno è stato veramente ricco di soddisfazioni a 360 gradi.

Però, per adesso, hai accantonato il tuo prestigioso titolo accademico. Quali sono i tuoi programmi futuri in merito?

Ho 27 anni e credo adesso di voler fare il massimo sforzo per ottenere il meglio possibile dalla mia carriera sportiva.

Vedremo come andrà quest’anno, poi l’anno prossimo ci sono i Mondiali in Oregon e magari dopo tirerò una prima riga, ma in ogni caso sono molto felice della mia laurea e certamente, in un tempo che non so ancora, mi ci dedicherò con gli opportuni tirocini e corsi di specializzazione.

Tra l’altro il fatto di essere arruolata nell’Arma dei Carabinieri potrebbe essere uno sbocco per esercitare la mia professione all’interno, ma ci penserò a fine carriera.

Irene Siragusa, Gloria Hooper, Johanelis Herrera ed Anna Bongiorni al traguardo (foto Colombo/FIDAL)
La tua carriera ti sta, peraltro, dando grandi soddisfazioni, una su tutte quella del primato italiano con la staffetta azzurra femminile 4×100 che, ricordo, è già qualificata per le Olimpiadi di agosto.
L’1 e il 2 maggio ci sono le World Relays di Chorzow, in Polonia, i campionati del mondo di staffette, sei ansiosa di esserci?

Assolutamente si, l’anno scorso non abbiamo corso alcuna gara di questo tipo e fatto anche pochissimi raduni, per cui sono felice di poter ritornare nello spirito della squadra, anche se purtroppo la grave situazione sanitaria rende sempre tutto abbastanza incerto e, infatti, dovevamo già fare uno stage questa settimana, che è stato rinviato.

Cercando di essere ottimisti e auspicando che tutto vada per il meglio, c’è grande crescita tra le velociste azzurre e il vostro responsabile tecnico, Di Mulo, avrà delle scelte da fare sulle 6 atlete da convocare per la squadra, sia per la Polonia, che poi per il Giappone.
Ovviamente non voglio metterti in imbarazzo, ma pensi che rispetto alla formazione di Doha ci potrà essere qualche cambiamento?

Credo che nessuna di noi, che abbiamo fatto parte della staffetta dei mondiali 2019, debba sentirsi con il posto assicurato, ma penso che la competizione, anche interna, sia sempre stimolante per dare ancora di più.

Rispetto a Doha dove oltre a me c’erano Irene (Siragusa), Gloria (Hooper) e Johanelis (Herrera), con cui abbiamo corso in gara, Zaynab (Dosso) e Alessia (Pavese), credo sia certamente cresciuta Vittoria Fontana, ottima agli Euroindoor, e poi ci sono Dalia Kaddari e Chiara Melon, sempre tra le prime nelle maggiori manifestazioni.

Grazie infinite Anna, complimenti per tutto e grazie anche al tuo Gruppo Sportivo dei Carabinieri che ci ha gentilmente concesso l’autorizzazione per questa intervista.
Sport OK Junior